18/08/2012 Tofana di Rozes – ascesa via Lipella
Sette giorni dopo aver girato intorno alla Tofana di Rozes ci apprestiamo a salirci in cima utilizzando la via ferrata Lipella e passando quindi per il famoso Castelletto, visto da lontano una settimana fa. Alla spedizione partecipano gli arditi Tabs e Cippe in compagnia di Paolo (amico di Tabs). Il ritrovo è piuttosto mattiniero in quanto l’escursione è molto lunga ed impegnativa.
Presenti: Tabs, Cippe, Paolo (amico di Tabs)
Alle ore 8 in punto siamo pronti, zaino in spalla e via. Il primo tratto è quello percorso sette giorni fa. Partiti dal Di Bona (2083 mt) dopo un breve tratto sulla carrareccia si prende il 404 che sale attraverso un bosco di mughi fin sotto la parete della Tofana (2300 mt – 40′)e poi a sinistra per forcella col del Bois. Da lontano vediamo anche il buco della grotta faticosamente cercata una settimana fa. Proseguiamo dritti fotografando gli ormai noti panorami ed a un certo punto ecco il bivio ben indicato per il Castelletto (2370 mt – 55′) (approfondimento).
Prendiamo il sentiero a destra in salita che ci porta su velocemente verso i 2450. Si percorre un tratto pressoché in piano passando vicino ai resti della gran guardia (vedi cartina) quindi si arriva sotto l’imbocco della galleria (2480 mt – 1h 15′).
C’è tanta gente, tutti si imbragano, mettono la torcia al casco, qualcuno si veste. Aspettiamo il nostro turno e partiamo, prima però una foto al panorama da questa posizione. L’emozione è forte sia per ciò che ci aspetta, sia perché i pensieri vanno ad un centinaio di anni fa dove in questi luoghi sopravvivevano i soldati italiani ed austriaci solcando questi sentieri con ben altri scopi e ben altre motivazioni, purtroppo. Per raggiungere l’imbocco della galleria si sale una decina di metri su ferrata più una scaletta di ferro. Fa impressione vedere al suo fianco i resti di quella originale in legno del 15-18 (com’era – com’è). Appena salita la scala sulla destra la sala del compressore Ingersoll e più indietro ci deve essere quella del Sullivan non visibile, a sinistra subito l’ingresso della galleria (approfondimento).
Il primo tratto è servito da una scala con gradini in alluminio poi si cammina sulla roccia umida e scivolosa. E’ buio pesto fatto salvo un paio di finestre una delle quali è il punto dove i minatori incontrarono il camino dei cappelli (approfondimento).
Alla fine della galleria si trova un bivio, a destra si esce subito sopra la zona dell’esplosione è la nostra scelta (2630 mt – 1h 45′). La vista appena fuori è impressionante. La roccia ,dove è stata violentata dalla mina, ha un colore rosso-arancio, quasi come sangue. Ci fermiamo alcuni minuti ad osservare tutt’intorno e scattare qualche foto, panorama, una anche al sasso misterioso (approfondimento).
Poi prendiamo il sentiero che prosegue verso l’inizio della ferrata vera e propria che è leggermente in discesa, in pochi minuti si arriva all’attacco della Lipella (2h 15′), in questo tratto il panorama è più ampio rispetto all’uscita della galleria ed oltre ai Lagazuoi ed i Fanis, in fondo a sinistra si può vedere la Marmolada e sotto la val Travenanzes.
Iniziamo la salita, la prima parte della Lipella non presenta grosse difficoltà, qualche passaggio ostico nulla di più. In pratica il percorso si sviluppa in gradoni, si sale in verticale per un pò e poi in orizzontale e via così, alcuni dei tratti in orizzontale sono in discesa e fanno perdere la quota guadagnata. Ci sono diversi passaggi spettacolari in questa prima parte, in particolare mi sento di segnalare il primo molto esposto, ma ben atrezzato con colori delle rocce meravigliosi ed il Castelletto a fare da sfondo, il secondo che percorre una cengia panoramica non attrezzata, ma larga e facilmente percorribile, il terzo sempre in cengia questa volta attrezzata e caratterizzata da spettacolari colori delle roccie, sopra la quale si scorgono alcune grotte naturali che rendono ancora più affascinante il tratto in questione. La ferrata è ancora lunga e verso la fine della prima parte si devono superare diversi tratti in verticale che richiedono fermezza di piede e forza di braccia, in compenso si guadagna quota senza più scendere ed improvvisamente, quando ormai cominci a chiederti quanto manca ecco che si raggiunge una larga cengia con un bivio indicato a pittura sulla roccia, può sfuggire! (2700 mt – 4h 15′). A sinistra le tre dita e la possibilità di rientrare al Giussani in circa 30 minuti, a destra la seconda parte della ferrata che porta alla vetta con un’altra possibilità di uscita all fine dell ferrata. Obbligatoria una capatina a sinistra per ammirare le due Tofane, le tre dita, il panorama, la val Travenanzes. Dietro di noi il panorama non è da meno. Qualche minuto di pausa e si riparte prendendo la larga cengia che porta al secondo tratto della ferrata. La seconda parte è molto diversa dalla prima, sale dritta e si guadagna quota velocemente, anche se più faticosamente. Dopo alcuni gradoni, qualche tratto verticale e cengiette si arriva ad uno spettacolare anfiteatro naturale, una specie di catino che permette di stare sempre in appoggio, ma con qualche passaggio dove occorre fare attenzione in quanto più esposto. Durante tutto il tragitto abbiamo inoltre posto molta attenzione a non muovere materiale roccioso che andrebbe a finire sulle teste di chi più sotto sta percorrendo il primo tratto della Lipella. Visto da sotto il catino fa impressione, farlo è un piacere e vederlo da sopra appena percorso quasi dispiace doverlo abbandonare. Dopo l’anfiteatro ancora qualche tratto impegnativo perché molto verticale, bisogna faticare un pò, poi finalmente si arriva alla fine di questa interminabile ferrata (3000 mt – 6h circa).
Si prosegue ora sul sentiero ben visibile fino ad una selletta dove è possibile scendere al Giussani o proseguire per la vetta, ovviamente per noi vale solo la seconda opzione. La cima vista da qua sembra ad un palmo dal naso, ma quanta fatica per raggiungerla. Mi è rimasta impressa la scena di una mamma con la figlia ferme in questa sella aspettando che la piccoletta finisse di mangiare un panino più grande di lei. Al mio commento sulle dimensioni del panino la mamma mi risponde che è una scusa della piccola per non proseguire. Spero per la piccola che ci abbia messo parecchio a finirlo, anche se mi spiace per la mamma! Dalla selletta si vede nitidamente la traccia che scende al Giussani, e laggiù il rifugio ed il Majarie. Panorama dalla sella verso le Tofane.
Pian piano, un passo dopo l’altro, una racchettata qui ed una la arriviamo alla cima attraverso una traccia che si dirama in diverse direzioni più o meno battute e segnate dagli ometti, ma tra la gente che scende e quella che sale di tracce ce ne sono diverse ed il traffico è notevole. Ogni tanto lo sguardo si perde nel panorama infinito, ma cerco di resistere, voglio godermelo quando arrivo di sopra. Alle ore 14:45 siamo in cima (3225 mt – 6h 45′). Posiamo le chiappe, respiriamo, ci rilassiamo, c’è un sacco di gente. Dopo cinque minuti devo coprirmi le ginocchia che cominciano a pizzicare sotto il sole, eppure c’è qualcuno-a che prende il sole in costume, mah! Ciascuno di noi pranza in silenzio, guardando il ben di Dio che c’è intorno poi comincio con una serie di foto panoramiche che non finisce più, verso il Falzarego, Verso la Marmolada, verso le Tofane e laggiù piccolo piccolo il Giussani.
Alle 15:30 riprendiamo il cammino, d’ora in poi sarà tutta discesa. Al Giussani arriviamo verso le 17:30 dopo (9h 30′) rallentati dal sottoscritto che ha avuto uno dei suoi attacchi con un bel blocco della digestione. Ci fermiamo un quarto d’ora, forse un pò di più ormai non ho più riferimenti orari senza le mie foto, solo una scattata durante il ritorno nei pressi del Giussani. Il percorso dal Giussani al di Bona è ormai noto in quanto fatto sette giorni fa, ma sembrava non finire mai. Verso le 18 siamo di ritorno alla macchina dopo circa 10 ore di cammino, sono a pezzi, i miei compagni stanno molto meglio, ma è stata un’escursione indimenticabile.
Ciao a tutti
Veramente un giro spettacolare…..
Bravi tutti
Domanda: quanto largo e quanto lungo è il tratto di cengia che collega il primo con il secondo tratto della ferrata? Si percorre agevolmente? Grazie
Ciao Mario
la cengia è abbastanza larga da poter essere percorsa anche da chi soffre di vertigini, come me. Purtroppo all’epoca non avevo ancora il GPS non sono in gradi dirti il tempo di percorrenza tra le due ferrate, a memoria però ricordo che si tratta di pochi minuti, 15/20.
p.s. ed è attrezzato questo tratto di collegamento?
Questo tratto non è attrezzato, o forse solo qualche piccolo tratto, a memoria, ma l’esposizione non è elevata, la cengia è ampia ed agevole da percorrere.
Grazie mille!