28/09/2013 Arghena – Tre Cime
Finalmente! Le Tre Cime. Belle, impressionanti, da ammirare in silenzio e dopo un po’ cercare qualche aggettivo adeguato … difficile! Intanto anche quest’anno niente 2 giorni. Pazienza, ma credo sia opportuno cambiare periodo.
Presenti: Cippe, Matteo, Paolo V, Picco.
Assenti: Il resto della truppa.
E così dopo un rinvio e varie proposte eccoci a camminare in un’incerta giornata di sabato, giusto per anticipare il maltempo in arrivo, destinazione malga Rinbianco e Tre Cime di Lavaredo, siiiiii. Dopo una breve pausa in quel di Auronzo per colazione di rito e spese varie ci dirigiamo dritti (a parte le curve ovviamente) verso Misurina che superiamo senza indugio così come il lago di Antorno fino a raggiungere il casello. Prendiamo la strada bianca sulla sinistra e parcheggiamo lungo il torrente. Via!
Dopo pochi minuti sbuchiamo sulla strada che porta alle tre Cime e la foga ci porta a superare il sentiero che sale verso l’Arghena. Consulto della carta, si eccolo dice Picco, lo abbiamo appena superato e così su per il fitto bosco. Siamo all’ombra, fa frescotto, ma intorno a noi inizia lo spettacolo: il gruppo del Cristallo alle nostre spalle e più a sinistra i Cadini che visti da qua sono al quanto sinistri. Il sentiero 108 è piacevole, si cammina in un bel bosco, Paolo raccoglie pure un fungo, ed in breve si arriva alla forcella d’Arghena. Attenzione! Un solo cartello piuttosto ambiguo in tutto il percorso, se non si fa riferimento a quello…
Appena si arriva alla forcella si nota subito la tettoia ricostruita di una trincea. I resti della guerra sono numerosissimi da queste parti, ma attenzione a non farsi fuorviare. Dalla forcella proseguiamo a sinistra verso la croda. Dopo pochi minuti si raggiunge un’altra forcelletta proprio sotto la croda con evidenti resti di baraccamenti, ancora trincee, buchi, caverne, persino del mobilio abbiamo trovato. La prima meta è la croda e quindi proseguiamo tenendo la sinistra fino a raggiungere una facile cengia in alcuni tratti attrezzata, ma non portatevi dietro l’imbrago come abbiamo fatto noi, non serve. La fune metallica aiuta nel passaggio di un paio di punti esposti costituiti da vecchi ponticelli di travi in legno ormai distrutte. Si arriva ad una galleria abbastanza breve (pila non necessaria) che sbuca in direzione lago di Landro e monte Piana. In teoria si può salire in cima alla croda da qui attraverso un passaggio di I° grado, ma preferiamo tornare indietro e fare la via più semplice. Torniamo al bivio precedente e saliamo a destra attraverso alcune roccette ed in pochi minuti siamo in cima alla croda d’Arghena. Breve pausa ristoratrice e giro panoramico a 360 gradi.
Scendiamo rapidamente alla forcelletta con breve disgressione sui alcuni resti di guerra e quindi torniamo alla forcella d’Arghena. Dalla forcella ci sono due possibilità: si scende fino al bivio con il cartello; si prosegue lungo le trincee fino a trovare una traccia che riporta nel sentiero in direzione forcella Col de Mezo. Prendiamo il sentiero lungo le trincee, bello, solitario, interessante, ma la traccia proprio non la vediamo e ad un certo punto vedo davanti a me le Tre Cime, in lontananza ovviamente. Ma dove cavolo siamo !
Carta alla mano. Si ho capito, siamo sul versante nord del Col de Mezo, bene. Non ci resta che risalire il canalone ghiaioso, all’inizio abbastanza agevole, ma poi sempre più ripido, non finiva mai. La cosa positiva è che si cammina in luoghi poco frequentati e con un po’ di fortuna si può trovare qualche reperto, una fibula nel mio caso. Insomma alla fine della salita si arriva nel sentiero 105, che porta al Locatelli. Arrivo per primo, tiro il fiato e guardo i miei compagni d’avventura salire. Mentre aspetto arriva un signore un po’ anzianotto, serio, vestito da lupetto esploratore, mi guarda e dopo qualche secondo esclama:
“Cosa fanno quei signori laggiù?” Guardo Paolo che trattiene a stento un sorriso, immagino la mia faccia, a fatica trattengo una risata e rispondo:
“Ma, guardi, arriviamo da laggiù, abbiamo risalito il canalone!”, e lui:
“Non sapete che è pericoloso!”, lo sforzo per restare serio è notevole mentre la mia mente formula la seguente risposta:
“Lo avevo detto a quegli incoscienti di non andare per di là!”.
Nel frattempo arrivano Matteo e Fede a cui raccontiamo la scenetta e ci incamminiamo verso il Locatteli. Dopo cinque minuti arriviamo ad uno spiazzo, situato prima della malga dove la massa si ferma ad osservare le Tre Cime, e noi non siamo da meno visto che da qui possiamo ammirarle in tutto il loro splendore. Proprio da questo punto parte una traccia che porta a forcella Lavaredo passando sotto e rasente le pareti nord delle Tre Cime. L’inizio è facile, piacevole, poi si prosegue in un tratto più ripido ma breve che porta a ridosso della parete nord della cima centrale, la più grande. Lo spettacolo è unico. Ogni tanto mi fermo per rifiatare, ma soprattutto per ammirare queste pareti, il loro colore, le loro fattezze, sembrano scolpite, sono incredibili, e poi se ci si guarda intorno lo spettacolo non finisce mai. Ogni sguardo si posa su qualcosa di meraviglioso: la torre dei Scarperi, il monte Rudo, che mi ricorda un po’ le Conturines, ed il Paterno, che è veramente fantastico con tutti quei buchi, quelle caverne, infine perfino il tetto rosso del Locatelli ha il suo fascino.
Camminando lungo le pareti ogni tanto si vedono le partenze delle ascese su corda. Un ometto indica il punto di accesso, qualche metro di fune e poi … boh! Chissà ! Mi piacerebbe vedere una cordata che sale lungo queste rocce.
Il buon Matteo aveva detto che in 10 minuti saremmo stati alla forcella, ma vuoi per la salita, vuoi per la distanza, vuoi per il tempo dedicato all’ammirazione, ce ne mettiamo quasi 45. Arriviamo a forcella Lavaredo che sono le 14 e 30. Stop. Pausa. Si mangia.
C’ è tanta gente si, ma pensavo peggio. Qualcuno sta li con la macchinetta sul cavalletto ad aspettare il momento propizio per fare la foto, boh! Le cime sono sempre la! Ferme immobili, con le nuvole intorno, a nord è limpido, a sud non si vede nulla. Ci svacchiamo a chiacchierare, mangiare, bere, insomma un po’ di relax! Verso le 15 riprendiamo a camminare in direzione rifugio Lavaredo a 5 minuti dalla forcella e poi dritti fino all’Auronzo.
Dal rifugio Auronzo scendiamo lungo la strada, tagliando quando possibile per il bosco fino ad arrivare a malga Rinbianco e quindi all’auto. Paolo approfitta per una rinfrescata sul torrente che scorre vicino alla malga, io e Picco non siamo da meno. Da oggi un fiume inquinato in più.
Scusate il ritardo, ma, oggi finalmente la mia adsl ha ripreso vita. Ciao a tutti ed alla prossima.
Resoconti sempre piacevoli e ricchi di particolari tecnici….
Certo che le foto, peraltro sempre suggestive, non danno l’idea della fatica boia che un “vecchietto” come me deve sopportare….
Alla prossima…