14/11/2013 Monte Pavione


In una giornata che dire di cacca è un complimento, con un dislivello così, una nebbia così, e nessuno in giro … o quasi … sono proprio soddisfatto. E’ giovedì. Ritrovo ore 5:45.

Presenti: Cippe e Paolo G.
Assenti: Il resto della truppa.

Durante i primi metri di auto si decide per il Pavione, qualche indecisione su quale strada percorrere e poi senza indugi via per Castelfranco. La meta è passo Croce D’Aune nei pressi del quale si snoda il sentiero 801. Arrivati al passo prendiamo una stradina sulla destra che poi diventa sterrata, parcheggiamo proprio all’inizio del sentiero dove incrociamo una coppia con le nostre stesse intenzioni, sarà il nostro unico incontro.

Siamo a circa 1000 metri di quota, il sentiero è docile e piacevole all’inizio e subito si inoltra in un bel bosco di faggio ed abete, pochi i larici dal caratteristico colore giallo tipico di questa stagione, ci pensa però l’erba a colorare l’ambiente. Dopo poche centinaia di metri il sentiero 801 sbuca nella strada sterrata che sale al rifugio e che interseca più volta durante l’ascesa. Si prosegue a sinistra e poi sulla curva a destra, poche centinaia di metri e si riprende a camminare sull’erba. La salita ora è più ripida e non da tregua, si continua così per circa 600 metri di dislivello  fino a sbucare nuovamente nella sterrata. Questo breve tratto di strada è in falsopiano e permette alle gambe di riposare un attimo. Si passa una prima traccia non segnata e quindi si arriva ad una seconda traccia chiaramente segnalata dai soliti segni bianco-rossi (forza Padova!). Prendiamo il sentiero che inevitabilmente torna a salire di brutto, il tratto è breve. Si ritorna nella strada, siamo a circa 1900 metri, la vegetazione ormai si è diradata, ma non le nubi. Dopo quattro tornanti sulla destra di nuovo le indicazioni del sentiero 801, è l’ultimo tratto verso il rifugio, quasi in piano, sull’erba. Sentiamo i rumori provenire dal rifugio che è chiuso, ma abitato, ma non riusciamo a vederlo poi all’improvviso eccolo, sbucare dalla nebbia, dopo circa 1000 metri di dislivello e 2h e 30m di cammino esattamente come indicato nella tabella del CAI. Cerchiamo un tavolo con panche dove riposarci un attimo e mangiare qualcosa, faccio il giro del rifugio eccolo il tavolo, Paolo è già seduto: “Sono tutti prenotati mi dice!”, ma sono già seduto pure io. Pausa di ristoro e riflessiva. Sono le 10:30, troppo presto per rientrare. Proviamo ad andare avanti almeno fino al Vette Grandi  poi vediamo.

Riprendiamo il cammino sulla sterrata e dopo un centinaio di metri sulla sinistra ecco il cartello che indica il sentiero 817. Mi giro un attimo ed intravedo il Dal Piaz immerso nelle nubi che vanno e vengono, più vengono che vanno però, eppure ogni tanto riusciamo a scorgere anche il cielo azzurro, e quindi continuiamo a sperare, anche il Dal Piaz ricompare. Guardiamo avanti. Il sentiero 817 che porta al Pavione non è niente male, tutto in cresta, ma mai esposta, è un continuo saliscendi che sfianca. Quando arriviamo sul Vette Grandi ci rendiamo conto di cosa ci aspetta. Da qui si vede bene tutto il tragitto. La prossima meta è il col di Luna il cui versante nord si lascia accarezzare dalle nubi, mentre in quello sud pascola un branco di ungulati che appena ci scorge fugge a gambe levate verso la forcella situata tra il Pavione e il col di Luna. Andiamo anche noi verso la forcella, dove c’è un po’ di neve così come nei versanti nord, ma del branco nessuna traccia. Scendiamo con piacere prima di affrontare l’ultima salita al Pavione. E’ sfiancante. Ogni 10 metri devo fermarmi a rifiatare, no ghea fasso più,  ma intanto urlo a Paolo: “Dai che ghe semo!”. Ed eccola la cima del Pavione, finalmente! Siamo a 2335 metri, in linea d’aria circa 1300 di dislivello, ma quasi 1500 effettivi. Stop, via lo zaino, metto il kw perché tira aria e giro a 360°, non si vede una cippa. Non importa, andiamo nei pressi del cippo commemorativo e mangiamo. Intanto meditiamo sul rientro, quanto ci metteremo, pioverà, troveremo qualcuno per strada. Uno sguardo al sentiero di ritorno ed un’occhiata alla carta per studiare il percorso.

Si riparte. Dobbiamo raggiungere il passo Pavione. Nella prima forcella in discesa nel versante alla nostra destra un altro branco di ungulati, brucano l’erba senza sapere che forse sarà l’ultima volta per quest’anno in questi posti, da domani credo che la neve coprirà tutto. Li osservo un pochino con il binocolo, ogni tanto qualcuno ci guarda poi abbassa la testa e torna a brucare. Proseguiamo lungo l’agevole discesa fino a passo Pavione, 2069 metri. Al passo arriva anche il sentiero 736 proveniente dal rifugio Vederna, 1h e 50m dice il cartello. Foto ricordo: Paolo e Cippe. Nuova consultazione della carta, dobbiamo dirigerci verso malga Monsampiano che vediamo nitidamente sotto di noi. Partiamo a razzo, troppo a razzo. Mentre scendiamo torna la nebbia, la visibilità diminuisce e la malga scompare. Fortunatamente avvistiamo un laghetto segnato anche nella carta dal quale deduciamo di essere andati oltre. Dopo una breve pausa di riflessione proviamo a capire con la carta e la bussola dove dirigerci, ma la bussola del gps non funziona (o no so bon de usarla) e quella tradizionale l’ho lasciata a casa. Andiamo ad istinto verso la malga per avere un riferimento e ad un certo punto troviamo dei paletti con i caratteristici segni bianco-rossi (sempre forza Padova ovviamente). Paolo però è dubbioso e poco convinto, per fortuna, in effetti indicano un altro sentiero non presente nella mia carta, un po’ datata evidentemente. Andiamo ancora avanti e all’improvviso eccola, la malga e tanti bei cartelli. Si c’è anche il numero 810, la nostra traccia di rientro. Tiriamo un sospiro di sollievo e via giù veloci in questo primo tratto facile e dolce che si sviluppa nei prati intorno alla malga. Lo sguardo sempre a terra per non perdere la traccia, guardare avanti non serve, non si vede nulla. Il sentiero intorno ai 1800 metri di quota cambia volto. Diventa contorto, sale, scende, gira, troviamo perfino un pezzo di corda per agevolare il passaggio di un gradone roccioso, guardo in continuazione l’altimetro per ipotizzare la posizione, ma dove cavolo siamo? Fortunatamente la traccia è ben segnata ed ogni tanto i segni bianco-rossi ed il numero 810 ricompaiono. Questa traccia unisce il tratto inziale dell’810 con il sentiero di Sant’Antonio. Attraverso un bel bosco di faggi arriviamo presso “Le Val“, inizia a piovere. Da qui si continua su un’agevole strada bianca con una buona pendenza che fa soffrire le nostre ginocchia,  ad un ceto punto un cartello indica per Aune. E’ fatta!

Arriviamo in paese e la vista della statale ci allieta, ma poi guardando oltre ci rendiamo conto che abbiamo un bel pezzo di strada e bella ripida. Ci incamminiamo di buon passo sotto la pioggia mentre balena nella nostra testa l’ipotesi autostop, ma non c’è anima viva. Mi volto un attimo ad immortalare il paesino di Aune e proseguiamo. Un rumore, arriva un’auto. Paolo mi chiede: -Proviamo!

Il tempo di fare un cenno affermativo con la testa e già mi sono voltato verso di lui che alza la mano per chiedere un passaggio. Vedo l’auto rallentare e fermarsi, non ci posso credere al primo colpo! Non sento più nulla, quale stanchezza, quale pioggia, quali ginocchia doloranti, ancora devo realizzare che sto già salendo in macchina, la gioia pervade ogni cellula del mio corpo. Neppure il nome abbiamo chiesto a quel sant’uomo che non solo ci ha portato fino al passo, ma non ha esitato un attimo a prendere la strada sterrata e portarci fino all’auto. Incrediiiibile!

Ringraziamo, scendiamo dall’auto, due metri e saliamo nella nostra. Paolo dice: -Miseria che pezzo di strada, avevamo almeno altri 40 minuti da camminare!

Io penso a quel sant’uomo, alla  sua bella auto tirata a lucido tutta inzozzata dai nostri scarponi sudici e al suo rientro a casa dove racconterà alla consorte l’esperienza e lei che dice: “Incosciente, far salire degli sconosciuti !” Ma, sotto, sotto orgogliosa del gesto fatto dal suo compagno, tanto l’auto la pulirà lui, sicuramente.

Ciao a tutti ed alla prossima.

3 Responses to “14/11/2013 Monte Pavione”

  1. Picco ha detto:

    Complimenti per l’impresa….
    L’impresa ovviamente è dello sconosciuto automobilista che ha avuto il coraggio di caricare due zozzoni puzzolenti.:-)
    Ciononostante, bravi tutti…. (compreso il sant’uomo).
    Ciao

  2. Saggio ha detto:

    Direi una nuova impresa epica da aggiungere nella già gloriosa Bacheca degli Arditi…complimenti ! Direi che “l’Automobilista samaritano” va annoverato “ad honorem” tra i soci sostenitori… 🙂
    Ciao

  3. Dario ha detto:

    Il sentiero 810! L’ho fatto anch’io per rientrare ad Aune in piena estate….non vi dico l’altezza delle piante…in certi punti era da machete!

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