03/04/2016 Monte Piana (ciaspole)
Tre ciaspolate in una stagione è un record da battere il prossimo anno e dire che la neve questo inverno si è fatta proprio desiderare. Partiamo sabato pomeriggio per evitare un’alzataccia domenicale, un sentito grazie a Paolo che ci ha ospitato nella casa del suocero sita ad Auronzo, proprio una bella casetta con vista sulle Tre Cime e sul lago da cui dista poche decine di metri.
Presenti: Bruno, Cippe, Fede, Luca G., Paolo V., Valeria, Nutella.
Insomma appena arrivati accendiamo la stufa a legna ed andiamo a mangiarci una pizza, bel locale, belle cameriere e buona la pizza. Il dolce lo mangiamo a casa, ormai intiepidita, e ci stanno pure una grappetta ed una tisana per i più esigenti. Mi sono sentito proprio a mio agio e sono riuscito pure a dormire, cosa inusuale per me. Ma veniamo alla domenica.
Sveglia ore 7, uno sguardo al cielo, molte nuvole, ma in lontananza verso nord il sole illumina le cime, bene. Ricca colazione calorica e poi via in macchina verso Misurina. Siamo un po’ in ritardo e per prepararci ci vuole un’eternità, insomma tra una cosa e l’altra iniziamo a camminare che sono le 10.
Lago di Antorno. Quota 1870. Tempo 0.
Solita vestizione e primi passi sulla strada asfaltata, ma solo per poche centinaia di metri, poco più avanti troviamo il cartello con le indicazione per il rifugio Bosi. Abbiamo scelto questo percorso per evitare di incrociare eventuali motoslitte in partenza da Misurina, classico punto di partenza. Dobbiamo indossare subito le ciaspole, fantastico, scavalchiamo il muro di neve e ci immettiamo nel sentiero 122 che costeggia il versante nord del Col del la Selva. La traccia è inesistente, il bosco è immacolato, ma fortunatamente i frequenti i segni bianco/rossi sugli alberi ci consentono di procedere velocemente e con sicurezza. Il sentiero è piacevole e dopo pochi minuti si innesta in una strada bianca nei pressi di Forcella Bassa (1880 mt), prosegue costeggiando il Col delle Saline ed infine si immette nella strada militare che sale da Misurina nei pressi di forcella Auta (1984 mt). Il percorso è semplice, impossibile sbagliare, pochi i tratti ripidi, ma ci sono. Ancora prima dell’ultimo tornante si vede già il rifugio, manca ancora un bel pezzetto, ma pian pianino arriviamo al Bosi.
Rifugio Bosi. Quota 2205 mt. Tempo 1h 45m.
Pausa ristoratrice e giro turistico. La chiesetta, il cannone, il rifugio, le Tre Cime (sempre coperte ovviamente) ed il Locatelli. Controllo la porta della chiesa e la trovo inaspettatamente aperta, ne approfitto per dare una sbirciatina all’interno senza entrare, dovrei togliere le ciaspole e non ho voglia di farlo. L’altra cosa che ci sorprende sono gli aggettivi utilizzati nelle commemorazioni sparse un po’ dappertutto, il primo che ci balza all’occhio è “leoninamente”, attribuito alla fanteria che tenne questo caposaldo ed affisso alla parete del rifugio. E’ ora di ripartire. Riprendiamo il 122 che fiancheggia l’edificio e sale dolcemente verso il monte Piana. Molto utile nei pressi del rifugio il cartellone che illustra i punti d’interesse della zona segnalati da cartella gialli e numerati e che ci permetterà di orientarci. Prima di immergerci nella distesa bianca una foto al gruppetto verso sud con le nuvole che coprono le cime. La neve è immacolata, non c’è una traccia, l’unico riferimento sono i cartelli gialli visibili in lontananza, tutto il resto è appiattito dalla neve, sembra tutto uguale, difficile vedere anche la pendenza che si può solo percepire camminando, proseguiamo in linea retta (quasi perfetta) come si può evincere dalla traccia del GPS, puntando ai cartelli gialli di segnalazione visibili in lontananza, tale percorso però si discosta dal sentiero vero e proprio che passa più a sinistra. Raggiunti i cartelli si intravede sulla neve una traccia di sci che porta verso la cima, credo. Decidiamo di seguirla anche per raggiungere una casupola che si scorge in lontananza.
Monte Piana. Quota 2323 mt. Tempo 2h 50m.
Si tratta in effetti di un ricovero, capanna Carducci, dal quale si accedeva per vie sotterranee all’osservatorio militare e dove in teoria si dovrebbe arrivare seguendo il sentiero 122. Poco più avanti la piramide Carducci, qui annoto il secondo aggettivo “burbanza” riferito questa volta alle truppe nemiche. Decidiamo di pranzare è quasi l’una e lo stomaco borbotta. Una buona mezzora di pausa ci permette di recuperare le forze e ripartire verso la forcella dei Castrati che in realtà decidiamo di non raggiungere. Nei pressi di questa croce commemorativa infatti ci rendiamo conto che raggiungere la forcella e quindi la sommità del monte Piano richiede troppo tempo. Torniamo sui nostri passi verso il rifugio Bosi, il sole intanto comincia a farsi vedere sempre più frequentemente illuminando le cime intorno a noi.
Il rientro è più agevole, grazie alla discesa ovviamente, ma anche alla traccia da noi lasciata all’andata che ci permette di procedere velocemente senza titubanza, con baldanza e perché no per brevi tratti leoninamente. In poco più di un’ora siamo al Bosi. Lo sguardo volge ora verso un panorama mozzafiato anche se ancora ricco di nubi, ma finalmente si possono scorgere i Cadini di Misurina, le Marmarole, Cristallo e Cristallino e le Tre Cime finalmente sgombre.
Procediamo dritti sulla stradina militare senza fare sosta al rifugio Bosi fino a forcella Auta e poi ci inoltriamo nel bosco a forcella Bassa ripercorrendo esattamente la via dell’andata. Arriviamo al lago di Antorno verso le 15:30 dopo circa due ore dalla partenza dal ricovero Carducci. Il sole ormai splende alto nel cielo e la nostra passeggiata è ormai giunta al termine.
Bravi tutti ed alla prossima