23-24/09/2016 Due giorni sulle Marmarole
Giorno 1: Praciadelan – bivacco Tiziano
Gruppo A
Distanza totale: 15,0 Km (8,8↑ 2,1↓ 4,1↔)
Altitudine massima: 2650 m
Altitudine minima: 1149 m
Totale salita: 2320 m
Totale discesa: -1269 m
Tempo totale: 07:41:18 (soste escluse)
Presenti: Bruno, Cippe, Fede, Luca R. e Paolo.
Partenza venerdì mattina ore 6 puntualissimi per iniziare questa favolosa tre giorni, che in realtà sarà ridotta a due, con l’obiettivo di effettuare il periplo delle Marmarole. Partiamo in cinque, il gruppo A composto da Paolo, Bruno e Cippe a Calalzo sale verso Praciadelan, mentre il gruppo B composto da Luca e Fede prosegue verso Auronzo. Entrambi i gruppi mirano a raggiungere il bivacco Tiziano per vie diverse.
Gruppo A
Al bivio del bar Alpino preso dalla foga di arrivare e partire leggo male le indicazioni, rifugio Chiggiato, si per di qua, ed invece l’indicazione è per il sentiero 261. Improponibile il rientro dalla val d’Oten fina a località La Stua da cui appunto partiamo invece che dal ponte della Diassa da cui parte il sentiero 260. Purtroppo ce ne accorgiamo dopo un buon quarto d’ora di cammino e decidiamo ormai di proseguire con già in mente la soluzione al problema.
Località La Stua. Quota 1150 mt. Tempo 0.
Parcheggiamo l’auto nello spiazzo limitrofo al torrente dove inizia il divieto di proseguire con l’auto. La strada prosegue sulla sinistra (sentiero 261), un po’ di asfalto poi diventa subito bianca, ed infine sentiero vero e proprio. Si raggiunge una casetta di legno con evidenti indicazioni per il rifugio Chiggiato (1h 30m), poi località costa Piana a 1330 metri. Da qui la strada bianca si fa sentiero più interessante, immerso in un bel bosco di abete e faggio. Poco più avanti troviamo una cappellina dove è transitato anche il papa, e quindi arriviamo in località La Serra a quota 1600 mt. Proseguendo ancora si passa vicino a questa casetta ormai in prossimità del rifugio, le indicazioni dicono 20 minuti, ed effettivamente dopo una collinetta ecco il Chiggiato, sul cartello si legge Pala del Bèco, Pianezze 1920 mt.
Rifugio Chiggiato. Quota 1911 mt. Tempo 2h 15m.
Ci siamo sciroppati i primi 900mt della giornata, è giusto rifocillarsi un po’. Il posto è veramente bello e Paolo ipotizza un giro invernale con le ciaspole. Entro nel rifugio, non c’è nessuno, il gestore è intento a tagliare legna, andrà avanti tutto il giorno, lo sentiremo fin sopra alla forcella il rumore della motosega. Ci portiamo quindi sul retro del rifugio per prendere il sentiero 260 che solca i prati dietro al rifugio ed è praticamente in piano. Raggiungiamo località “i Sacù” dove troviamo il bivio per la forcella. Prendiamo quindi la sinistra seguendo le indicazioni per la forcella “Diau De La Tana” o bivacco Tiziano via Ferrata, sentiero 260. Panorama sulla val Vanedel. Il sentiero prosegue stretto e più o meno in piano lungo la cresta d’Aieron, pian piano sale, ed attraversa le ghiaie o greti di piccoli torrenti in secca, qualche roccetta, e brevi tratti ripidi, ci stiamo avvicinando al versante sud di cima Salina dove troviamo le prime corde fisse. Guardiamo indietro quanto percorso, fa impressione, il sentiero visto da qua è un’altra cosa, in realtà è più semplice di quanto sembra visto da quassù. Arriviamo ad un secondo tratto attrezzato, molto ripido, occorre lavorare di braccia. Passato lo sbalzo facciamo pausa proprio nei pressi di un praticello pieno di stelle alpine, poi proseguiamo sul sentiero che alterna tratti pianeggianti, ripidi e leggermente esposti, quindi dopo gli ultimi tratti di prato e ghiaie si arriva alle prime scalette. Siamo sotto punta Anita ed ora arriva il bello. Le scalette pur essendo un elemento antropico le adoro, permettono di salire velocemente con poca fatica ed in piena sicurezza, diciamo che ogni tanto fanno comodo. Ancora qualche tratto di sentiero poi inizia la roccia nuda che proseguirà fino alla forcella, purtroppo sempre nascosta dalle nubi. Nei tratti più insidiosi è sempre presente la corda fissa, o qualche scaletta. Nei pressi della forcella ci avvolge la nebbia che rende un po’ misterioso il raggiungimento dell’agognato obiettivo, la luce che penetra attraverso il vapore acqueo è particolare, quasi inquietante. E’ incredibile lo scenario una volta raggiunta la forcella: a destra, da dove arriviamo, l’oscurità; a sinistra, nel versante nord, un altro mondo.
Forcella Jau de la Tana. Quota 2650m . Tempo 8h 15m.
Pausa ristoratrice e soprattutto di ammirazione sullo splendido panorama. alla nostra destra cima Froppa, a sinistra le cime di Valtana, in lontananza le Tre cime, i Cadini di Misurina ed il Cristallo si mettono in mostra. Bene ora dobbiamo raggiungere il bivacco, da qui dovrebbe essere un’ora e mezza circa. Sono quasi le 17, è tardi. La prima parte della discesa si svolge su ghiaione, in marcata discesa, poi un lungo tratto in falsopiano, nulla di complicato, bisogna solo fare attenzione a non perdere la traccia non sempre evidente, ma tra ometti e segni rossi non si può sbagliare. Il paesaggio è piuttosto lunare, il silenzio impera, non c’è nessuno, non si vede nessuno, non si sente nulla. Ogni tanto mi fermo e scatto, ma il tempo passa, sono le 18, temo che il sole si nasconda e non ho idea di dove sia il bivacco. Non ci sono indicazioni, anche alla forcella nessun cartello. Dietro di me do un’occhiata a Paolo e Bruno, ci sono, davanti a me vedo una collinetta, forse ci siamo, mi affretto per raggiungerla e verificare se si vede il Tiziano. Proprio quando sono quasi in cima ecco la sorpresa, un gruppo di Stambecchi, prima due, poi tre, infine quattro. Sono a 50 metri da me, fanno impressione così enormi e soprattutto non hanno alcuni timore, mi fissano, meglio defilarsi. Raggiungo la cima della collinetta ed eccolo la il bivacco, al centro della foto. Vedo anche Luca e Fede che sono arrivati intorno alle 15. Guardo cosa ho percorso dietro di me, poi memorizzo il panorama davanti a me, surreale. Mi rimetto in marcia, il bivacco sembra vicino, ma occorre ancora fare un po’ di attenzione a non perdere la traccia cercando segni ed ometti e districandosi tra un labirinto di rocce, infine meravigliosi prati verdi e rossi in pochi minuti portano alla meta.
Gruppo B
Val D’Ansiei. Quota 1100 circa. Tempo 0.
Il gruppo B composto da Luca e Fede parte invece dalla val d’Ansiei e sale attraverso una di quelle che sono definite vie di fuga dal sentiero Sanmarchi verso valle in caso di problemi. Quindi al mattino a Calalzo ci siamo divisi, il duo ha proseguito per Auronzo ed ha parcheggiato nei pressi della località Ponte degli Alberi, per errore, ma ci farà comodo al ritorno. Dal parcheggio prendono la strada bianca in leggera discesa fino ad incontrare il sentiero 260 che sale verso le Buse del Socento. Dopo un breve tratto di bel bosco d’abeti alti e fitti, la salita inizia ad inerpicarsi. Non ho percorso il sentiero e quindi non posso descrivere dettagliatamente, ma da quanto descritto è piuttosto ripido, nulla a che vedere però con quello fatto al ritorno. Il sentiero sale dolcemente fino ai 1200 metri, panorama, poi diventa sempre più ripido e dai 1300 metri circa, passate le Buse del Socento, si inerpica sul versante est del Tacco del Todesco. Lungo il percorso Luca ci riporta di un ritrovamento fossile rilevante attribuibile ad di un livello fossilifero di Megalon Gumbeli. Si tratta di un fossile del triassico (circa 220 milioni di anni fa) rinvenuto all’interno di un bancone della dolomia principale a quota 2000 poco più a valle del bivacco Tiziano, sono abbastanza comuni ma cosi grandi non li avevo mai visti riferisce l’archeologo. Si tratta di un bivalve (tipo cozza) e in foto risulta sezionato con una caratteristica forma “a cuore”, in alto a sx una moneta da 1 euro per rendre conto delle dimensioni. Anche per il gruppo B la vista del bivacco è un toccasana dopo le immani fatiche dell’ascesa. Le Tre Cime dal bivacco.
Bivacco Tiziano. Quota 2246. Gruppo A Tempo 9h 15m. Gruppo B tempo 5h circa.
Appena arrivato guardo subito l’interno del bivacco, è la mia prima volta e sono curioso, avevo visto solo le foto in internet ed è come me lo aspettavo. Nel frattempo inizia a far buio, ma anche i miei compagni sono in arrivo, anche Paolo claudicante con la coscia ferita e sanguinante, colpito poco prima della forcella, striscia per terra, trascinando la gamba ferita, e lanciando di tanto in tanto con una sola mano lo zaino di 20 kg davanti a se … è esausto. Tutte palle, però la coscia è ferita per davvero, probabile stiramento o contrattura, quindi un plauso allo stoico Paolo. Mentre ci aspettava il resto della truppa ha preparato un bel fuocherello, grazie Luca per la raccolta della legna, durerà poco, ma bellissimo lo stesso. La fame inizia a far borbottare le interiora, accendiamo il fornelletto all’interno del bivacco e prepariamo la cena: Zuppa vegetariana, carotine, pomodorini, pane, affettati, sgombro … il puzzolentissimo sgombro di Luca e tante altre buone cose, ovviamente caffè, grappa e foto di rito. Si va a letto presto, se non ricordo male erano le 22 e 30 circa ed altrettanto presto ci alziamo.
Giorno 2: Bivacco Tiziano – Riserva naturale di Somadida
Distanza totale: 8420 m (1720↑ 5350↓ 1350↔)
Altitudine massima: 2627 m
Altitudine minima: 1149 m
Totale salita: 571 m
Totale discesa: -1641 m
Tempo totale: 05:10:21 (soste escluse)
Ci svegliamo presto, e fuori è già uno spettacolo. Il sole ancora non si vede, nubi basse coprono e nascondono la valle D’Ansiei. Il cielo sopra di noi è di un colore celestiale, fa freddo, durante la notte ha piovuto, prepariamo la colazione e ci apprestiamo a partire, ma tra un tè ed un caffe, un occhio di bue con lo speck, e cialde varie coperte di marmellata, miele e quant’altro il panorama sotto di noi cambia repentinamente. Prima si illuminano le cime, poi anche il fondo valle. Dopo il favoloso strip di Paolo e la preparazione dei bagagli siamo pronti per partire.
Bivacco Tiaziano. Quota 2246. Tempo 0.
Il sentiero Sanmarchi si snoda subito dietro il bivacco, ben visibile la traccia e dopo poche decine di metri su un masso vi è pure l’indicazione del numero 280. Si cammina sull’erba e prevalentemente in piano in questo primo tratto che si infila nella val Longa. Davanti a noi quella a punta dovrebbe essere la cima di Vallonga e più a destra spunta cima Tiziano, svoltato il crinale alla nostra destra tutto lascia supporre che dobbiamo dirigerci verso l’insellatura davanti a noi, invece no. Sulla destra si possono scorgere con la dovuta attenzione segni rossi ed ometti che portano a salire il ripido fianco erboso della val Longa. Arrivati ad un certo punto si vede bene l’insellatura, quella al centro dovrebbe essere cima Tiziano, continuiamo a salire, si vede ancora il Tiziano, e continuiamo salire, facendo sempre attenzione ai segni rossi e agli ometti che ci sono, bisogna solo trovarli. Giunti quasi in cima al crinale la traccia cambia e l’erba lascia il posto ai sassi, poi si cammina per un breve tratto in cresta per la gioia dei vertiginosi, e più o meno da qua faccio questa panoramica
con vista sul Froppa e forcella Jau de la Tana la in fondo, dove siamo passati ieri, un po’ costruita ma rende l’idea di quanto abbiamo percorso. Si continua a camminare tra le rocce ed in alcuni tratti un po’ in esposizione, ma nulla di complicato, fino a raggiungere la forcella indicativamente a quota 2627, in prossimità della quale in un pertugio si fanno notare un paio di camosci che passeggiano tranquillamente sul ghiaione.
Forcella (a nord di cima Schiavina). Quota 2614. Tempo 2h.
Direi che un po’ di riposo è più che meritato, primo per rifocillarsi, secondo per guardarci intorno.Anche da qui panorama stupendo sia verso nord, molto simile a quello visto dal Tiziano, e sulla val D’Ansiei, sia verso ovest dove nei prati in fondo a destra si vede già il Musatti, e davanti a noi la sequenza di forcelle che porta al Voltolina con in primo piano la prima, forcella Mescol e dietro la Rotta, mentre la Vanedel non credo sia visibile da qua, quindi il versante nord all’ombra sulla sinistra dovrebbe essere il campanile di San Marco. Riprendiamo a camminare ora in discesa su evidente traccia e comodo sentiero fino a raggiungere queste roccette superate le quali il percorso prosegue su un lungo ghiaione, friabile nel primo tratto nel quale si può procedere a tratti galleggiando sulle rocce con passi di due tre metri che permettono di scendere velocemente, poi rocce e massi di dimensioni più grosse, con il sentiero che diventa meno ripido ed a tratti in saliscendi. Infine nell’ultimo tratto morbidi prati verdi fanno riposare la pianta dei piedi un po’ indolenzita dalla discesa sul pietrisco. Proprio su un bel praticello io e Luca, ci fermiamo a studiare la traccia che dal Musatti sale verso forcella Mescol, ciò che avrei dovuto affrontare (sigh!). Si vede chiaramente il sentiero fino ad un certo punto poi se ne perdono le tracce ed ipotizziamo un possibile passaggio su via ferrata in prossimità dello sperone roccioso inclinato che si vede sulla sinistra (verificherò il prossimo anno ed eventualmente darò conferma). Riprendiamo a camminare sul prato verso il Musatti ormai a vista ed in prossimità del bivacco, incredibile, dei cartelli, gli ultimi li avevo visti in località “i Sacu” dietro al Chiggiato. Visuale verso il percorso appena fatto e verso nord, molte nubi purtroppo, quindi un’occhiata dentro al Musatti.
Bivacco Musatti. Quota 2111. Tempo 3h 20m.
Osservando i due bivacchi devo dire che questo è migliore del Tiziano. Il tavolo si può alzare, sul Tiziano era fisso, le panche si abbassano, sono più lunghe e larghe e quindi più comode, nel Tiziano erano fisse, strette e corte, le brande si alzano completamente mentre nel Tiziano si alzano di circa 45°, insomma qui dentro ci si muove meglio, è più “comodo” per quanto possa servire in un bivacco. L’unica cosa a favore del Tiziano sono i materassi più spessi e la posizione più panoramica. Le coperte abbondano in entrambi. Detto ciò e dopo una dovuta pausa e relativo pranzo, io e Luca partiamo in avanscoperta sul sentiero 279 verso la val d’Ansiei con l’obiettivo di andare a prendere l’auto lasciata dal gruppo A presso i fienili Stua. Pochi metri e subito è chiaro di come sarà la discesa: ripida, molto ripida, ciò che ancora non sappiamo è che sarà tutta all’ombra su terreno viscido e per questo molto pericoloso per le articolazioni. a quota 1860 metri circa ecco la famosa sorgente menzionata in molti articoli. Effettivamente c’è proprio una piccola cascatella dove si possono riempire recipienti con acqua che sgorga dalla roccia, utile per chi fa il giro completo. Il sentiero si snoda praticamente a ridosso del versante est del Mescol, e come dicevo è veramente infido, sono caduto almeno tre volte, non tanto per la ripidezza, ma proprio per l’umidità del tracciato. E quando pensi di aver passato il più ecco un bel tratto di corda fissa che aiuta a superare delle roccette, ovviamente umide. Poco più sotto si possono vedere i risultati di una probabile slavina, gli alberi sono tutti orizzontali. Siamo a metà strada. Un breve tratto di bosco fa pensare che il più è fatto ed invece dopo poche centinaia di metri ancora rocce, radici, terriccio bagnato, non ne posso più, le ginocchia iniziano a pizzicare, anche i quadricipiti protestano, la tentazione di fermarsi è alta, ma poi chi riparte più ? Stringiamo i denti e finalmente iniziano a sentire i rumori della strada, il bosco si appiattisce, solo negli ultimi metri, e finalmente ecco le casette del corpo forestale della riserva naturale di Somadida. Mi volto e scatto dietro di me quello dovrebbe essere il monte Meduce. Ancora pochi metri di strada sterrata siamo sul fiume Ansie, oltrepassato il quale c’è l’auto di Luca. Sono le 14:55. Siamo partiti dal Musatti alle 13:05. E’ fatta. Saliamo in auto senza pensarci, dopo aver tolto lo zaino, e partiamo in direzione Calalzo, al bar Alpino, rivedo i cartelli e maledico l’errore fatto ieri mattina, arriviamo ai fienili Stua, salgo in auto e torno indietro a prendere i mie compagni d’avventura. Giusto il tempo di darmi una sciacquata alla fontanella del corpo forestale, meravigliosa acqua potabile, ed eccoli che arrivano, temevo per Paolo e la sua gamba, ma ce l’ha fatta.
Bravi tutti un saluto alle meravigliose Marmarole, il prossimo anno ci torno per il giro completo.