22-23/07/2017 Ascesa al Sorapiss

 
Sorapiss 22/07/2017 – 23/07/2017
Distanza totale: 3, 7 Km – 16 Km
Altitudine massima: 1823 m3205 m
Altitudine minima: 1138 m1823 m
Totale salita: 679 m – 1801 m
Totale discesa: -17 m – -1786
Tempo totale: 01:48:40 – 11:00:00

 

Presenti: Cippe, Fede, Loris, Paolo G., Silvano.

Partiamo sabato mattina con comodo verso le otto. Ci sciroppiamo un bel pò di traffico a Longarone nonostante i tentativi di aggirare la coda, pausa caffé al solito autogrill ed arrivo a San Vito per le 10:30. Ci mettiamo in cammino che sono ormai le 11 passate. Partiamo dal Sun Bar situato dove ci sono gli impianti di risalita che però sono chiusi. Volendo c’è un servizio navetta che porta fino al rifugio Scotter ma visto che abbiamo la giornata a disposizione facciamo due passi.

San vito di Cadore. Metri 1130. Tempo 00.
Non se ne accorge nessuno, ma in partenza riusciamo a sbagliare strada prendendo lo sterrato a sinistra invece di quello di destra che porta tramite il sentiero 228 al rifugio Scotter, mentre a sinistra ci si inoltra nel bosco situato ad ovest del Sun bar. Per fortuna nel bosco alcuni cartelli ci danno indicazioni per il rifugio facendoci salire tramite la pista da sci, questo il punto in cui si esce dal bosco e ci si immette nella pista da sci che risaliamo faticosamente per la pendenza. Da questa immagine si possono vedere i due percorsi, in giallo quello relativo al sentiero 228, in rosso quanto da noi fatto. Sicuramente il nostro tragitto è più breve, ma molto più faticoso, una bella sudata è assicurata. Salendo la pista lo Scotter si scorge solo alla fine, quando mancano poche centinaia di metri.

Rifugio Scotter. Metri 1580. Tempo totale 1h.
La prima cosa che facciamo arrivati allo Scotter è denudarci, mettiamo le magliette al sole ad asciugare e ci riposiamo un pochino, uno sguardo intorno, ci rilassiamo con qualche foto, uno spuntino e … una farfallina viene a posarsi sulla mia spalla, che carina, me la porto a spasso un pochino poi vola altrove. Rifocillati riprendiamo il cammino verso il rifugio San Marco la nostra meta odierna, a nord dello Scotter parte il sentiero 228 in direzione ovest che si sviluppa in terreno aperto e ghiaioso nel primo tratto, ma dopo un pò entra in un bel bosco, finalmente all’ombra. In un punto panoramico Silvano ci fa una foto. Riprendiamo il cammino ed eccolo il San Marco.

Rifugio San Marco. Metri 1823. Tempo totale 1h 45.
Una bomboniera, ho mandato una foto a mia moglie, “Che bello!”  “Ti invidio!”, il suo commento e questo la dice lunga. La direttrice Tania è un cararmato, aiutata dai genitori con la super mamma in cucina e il babbo di fuori ad alzare tronchi impossibili e dal marito che fa il cameriere in sala, strepitosi ed ammirevoli gestori da 28 anni a questa parte. Vista l’ora, è da poco passata l’una, ci sta un bel pranzetto. All’arrivo ho notato il meraviglioso orticello che mi stimola ad assaggiare il passato di verdure, altri optano per una pasta, chi una semplice birra, ma l’importante è passare piacevolmente insieme seduti all’aperto una bella oretta. E dopo pranzo ecco il “canton dee riflession“, un magico punto panoramico a 50 metri dal rifugio dove si può veramente sognare. Il pomeriggio però è lungo, le stanze saranno pronte per le 16 e intanto cosa facciamo ? Pisolino sotto il sole ? Va bene, ci provo, resisto dieci minuti, poi inizio a perlustrare i dintorni anche perché Picco “ga tacà russare anca sul sdraio”. Un’occhiata ai cartelli a nord del rifugio, poi decido di andare a perlustrare il sentiero che faremo domani dal quale sta arrivando un bel pò di gente qualcuno dal Vandelli. Passo dopo passo alla fine arrivo fino alla forcella grande. Rientro verso la base dove mi aspetta una doccia gelida ma rigenerante all’aperto, l’impianto termico ormai era scarico. Ci mettiamo il vestito da sera e ci sediamo fuori al tavolo ad aspettare, Tania ha detto che ci chiamerà lei quando è pronto, ma intanto passa tavolo per tavolo, gruppo per gruppo a prendere le ordinazioni e a dare consigli.

Domenica 23/07/2017
Rifugio San Marco. Metri 1823. Tempo 00. Distanza 00.
Sveglia alle ore 6:30, e sguardo fuori dalla finestra della nostra camera, la giornata non promette bene ci sono diverse nuvole, ma il Pelmo ci regala qualche emozione. Colazione dolce e salata: latte, te, caffe, marmellate, miele, burro, formaggio e speck. Alle 7 in punto siamo in cammino, mai successo. Tania ci aveva suggerito di partire ancora prima perché è prevista pioggia in arrivo nel primo pomeriggio. Appena fuori dal rifugio ancora il Pelmo, l’Antelao, io ed il Pelmo, partiamo. Siamo sul sentiero 226 che parte subito dietro al rifugio a sinistra, mentre a destra si va verso il Galassi, ci sono ben due gruppi di cartelli, non si può sbagliare. Il sentiero parte tra gli ultimi alberi di un bel bosco di abeti, poi prosegue tra i mughi ed inizia a salire, in questa foto il rifugio ormai lontano e sullo sfondo l’Antelao. La pendenza aumenta ed il 226 inizia a serpeggiare con stretti tornanti tra i mughi che più in alto si diradano lasciando spazio alle rocce. Ancora il Pelmo, facciamogli un bel primo piano. Poco più su, non ancora in forcella, si comincia a vedere qualcosa, sulla destra la punta della Torre Sabbioni. Proseguiamo verso la forcella ancora all’ombra anche se le nuvole sembrano diradarsi, ora la Torre è ben visibile sulla destra mentre la montagna al centro dovrebbe essere cima Colli Neri, si vedono anche i cartelli situati in forcella, che raggiungiamo poco dopo.

Forcella Grande. Metri 2255. Tempo 55m. Distanza 1,8km.
Il cielo si sta aprendo, sono ottimista, mi raggiungono i miei compagni, breve pausa e riprendiamo il cammino a sinistra sul sentiero  246 verso il bivacco Slataper. Il percorso è molto docile in questo tratto, si può aumentare l’andatura senza fare fatica camminando prima su terreno ghiaioso e poi su prati. Si incrocia il sentiero che porta al Minazio ed al Vandelli, ma anche al Sanmarchi per il mitico round delle Marmarole, proseguiamo dritti. Dietro di noi Torre Sabbioni gioca con il sole, davanti a noi il circo del Sorapiss prende forma. Intanto finisce l’erba, riprendono le ghiaie e la salita si fa più dura. Ora si vede anche la parte alta del fond de Rusecco, a sinistra spunta la croda Marcora, coperto dalle nubi il Sorapiss. Raggiungo Silvano che si è fermato in una buca, ma perché, andiamo un pò più avanti che vediamo cosa c’è di sopra gli dico, ma non mi ascolta. Proseguo da solo, e 100 metri più avanti ecco l’anfiteatro del Fond de Rusecco e sulla sinistra anche se non me ne sono ancora accorto il bivacco. Non mi accontento, voglio visitare lo Slataper, ho letto sul web tanti giudizi negativi e voglio verificare, eccolo la sopra un puntino rosso sulla roccia al centro della foto. Vado verso il bivacco e intanto guardo cosa mi aspetta dopo alla mia destra, lo raggiungo, mi avvicino con circospezione, da fuori tutto sommato è normale, mi aspettavo qualcosa di peggio.

Bivacco Slataper. Metri 2600. Tempo totale 2h 30m. Distanza 4,50 km.
Apro le porte, tutto in ordine, ci sono perfino la cassetta del pronto soccorso ed un fornelletto che in altri bivacchi non ho trovato. Quindi ? Tutto quel pessimismo ? Si è vero ci sono solo tre posti letto, più due a terra dove serve un materassino, e allora? E’ un bivacco, un posto dove poter passare la notte al coperto, ci sono le coperte, va bene così, Slataper hai superato il test, promosso. Mentre aspetto la truppa che sta cazzeggiando di sotto, sempre in quella famosa buca, mi guardo intorno. Sopra il bivacco la forcella del bivacco, dall’altra parte in questa foto Costa Bel Pra e relativa cima davanti alla quale ancora si vede la Torre dei Sabbioni e più in là l’Antelao

in quest’altra foto la parete dei monti Della Caccia Grande, una serie di cime sul filo dei 3000 metri con all’estrema sinistra punta Sorapiss e la croda Marcora non visibile.

Mi dedico anche ai fiori, con questa macro quasi perfetta. Mi allontano dal bivacco tornando verso il basso ad incotrare i miei compari che stanno salendo, un’ultima foto al bivacco, a cima Bel Prà, Antelao e torre Sabbioni. Insieme a Silvano e Loris andiamo alla ricerca di una traccia che ci porti verso il ghiaione senza perdere quota. Iniziamo la salita, davanti a noi un grande spettacolo, anche dietro, che possiamo ammirare nei momenti di pausa, obbligatori per riprendere fiato. All’inizio la traccia è evidente e stabile ma verso la metà si confonde tra i sassi, si fa più ripida, a tratti procedo ad istinto e mi fermo più che altro per cercare la via migliore che mi permetta di fare meno fatica. A pochi passi dalla fine del ghiaione immortalo le rocce che dovremo risalire, compresa la linea di confine tra di esse e ciò che hanno scaricato nel corso dei millenni.

Termine Fond di Rusecco. Metri 2800. Tempo 3h 15m. Distanza 5,3 km.
Mezzora per percorrere il ghiaione in salita. Arrivati sotto la parete è evidente un segno con vernice rossa che indica di salire in verticale. Si tratta di superare alcune roccette per accedere alla cengia soprastante. Sulla sinistra è presente un chiodo con una fettuccia che utilizziamo per passare la corda a Loris che non si sente sicuro (Ahia !). La cengia è ben visibile, e prosegue tranquilla, mai esposta eccessivamente ed abbastanza ampia. Dopo pochi metri però da dietro mi chiamano, Loris non se la sente. Ok torno indietro, lo facciamo scendere con la corda, proseguiamo io e Silvano. Questa prima cengia arriva fino al famoso camino, una strettoia tra le roccie ostruita da un masso incastrato. Nei pressi del masso è presente una corda che utilizziamo per superare il macigno in salita, al ritorno vedremo come fare, verso la fine del budello, appena fuori davanti a noi i segni rossi ci indicano a sinistra. Si accede ad una seconda e lunga cengia, che prosegue a sinistra vero la Croda Marcora, anche questa ben percorribile eccetto per questo breve tratto piuttosto franoso. Verso i 300o metri è presente un secondo segno, appena visibile in questa foto un pò sulla destra, ma fatto qualche passo inequivocabile. Finalmente, lo attendevo con ansia, questo è il punto in cui si inverte la rotta, ora la cengia procede verso destra, in direzione Sorapiss, dal segno si distingue bene il percorso. Siamo a circa 3000 metri, e per un pò si procede quasi in piano. A 3010 metri circa da segnalare la presenza di una abbondante fonte d’acqua che al ritorno utilizzerò per riempire la mia unica bottiglia. Superiamo un punto esposto, sono tre passi, e proseguiamo nella cengia con diversi tratti in saliscendi dove incrociamo diverse persone che stanno tornando. Dopo un pò mi giro e memorizzo quanto percorso fino ad ora. Poco più avanti, a parte una meravigliosa creatura che incrociamo mentre scende, notiamo due persone che stanno salendo per tutt’altro percorso, in piena roccia, infischiandosene della cengia. Da qui in avanti è fondamentale cercare i segni rossi per proseguire, una sequenza di = e di freccie. Per quest’ultima non ho dubbi sul significato, ma il simoblo = cosa indica? Ad ogni modo tra segni rossi, ometti e freccie proseguiamo senza sbagliare, utili anche alcune pietre utilizzate per indicare uno sbarramento, non di qua insomma, in quanto in alcuni punti la cengia sembra proseguire, ma non è quella la direzione giusta. Ad un certo punto verso i 3100 metri, alla fine di una cengietta, davanti a noi troviamo questi segni. La freccia poco più avanti dice a sinistra, ed ecco cosa vediamo alla nostra  sinistra. Un brivido mi risale la schiena ed arrivato in testa mi chiede se ce la farò ad arrivare in cima. Cerco di rilassarmi fotografando cosa c’è dall’altra parte, approfittando di una forcella. Poi ecco il secondo camino, più piccolo, lo temevo perché non avevo riscontri fotografici, ma è sicuramente più semplice del primo. Superato il camino si accede ad una breve cengia, e proprio quando inizi a chiederti, dove hanno nascosta la cima, ecco che la comparsa della croce di vetta davanti a me mi fa rinascere. Chiamo a gran voce Silvano, siamo arrivati urlo, non ci posso credere, sento la gioia esplodere dentro di me e dallo stomaco, finalmente in relax, uscire piano piano da tutti i pori della pelle, senza far rumore, senza farsi notare, anche la parola è inudibile, ma sono sicuro di aver blaterato qualcosa. E’ incredibile, non si percepisce l’arrivo fino a pochi metri da esso, attimi di silenzio, contemplazione, riflessione, quante volte un traguardo a lungo perseguito non è stato raggiunto a poco ormai da esso. E’ incredibile ma la croce è proprio su uno spuntone roccioso, ho quasi timore a raggiungerla, lo faccio arrivando a carponi, mi merito una foto, e ovviamente anche Silvano. scrivo qualcosa sul libro di vetta, poi ci svacchiamo per una meritata pausa ristoratrice.

Sorapiss. Metri 3205. Tempo totale 5h 30m. Distanza ? (7,3 km)
Ci metto un punto di domanda sulla distanza, come sempre nel verticale il gps impazzisce, e secondo me la distanza non è affidabile anche se 2 km circa dal bivacco alla cima ci possono stare. Mangio tutto quello che ho, il grosso è rimasto sullo zaino di Loris, provo a fare qualche foto panoramica, ma le nuvole sono troppe, ma almeno le Marmarole o quel che si vede. Ci rendiamo conto dopo un pò di essere gli ultimi. Forse è il caso di tornare anche perché stanno salendo nuvoloni minacciosi. La discesa anche se meno faticosa dal punto di vista fisico è sicuramente più insidiosa da quello tecnico. In pochi minuti la nebbia ci avvolge. Ripercorriamo le cengie, cerco di accelerare il passo, ma Silvano, giustamente, procede con cautela. Rieccoci al cambio di direzione, Marcora – Sorapiss, il tratto scivoloso, è sempre più scuro, la lunga cengia e finalmente il camino. Mi incuneo, trovo un chiodo, faccio passare la corda, preparo tutto per bene, arriva Silvano ed inzio a calarmi, in un attimo sono a metà, e il masso ? Cavolo qualcuno l’ha tolto ? No! Un pensiero mi assale, si, ho sbagliato camino. Sotto di me vedo il ghiaione, ma non posso improvvisare, come dice Massimo. Torno su, riprendo la corda e proseguiamo. Eccolo il camino giusto è un pò più avanti, vi entro, solita procedura, chiodo, corda, calata. Superato il masso mi fermo ed aspetto Silvano che è un pò in crisi, lo faccio arrivare alla fine e poi lo seguo. Siamo sull’ultima cengia. Alle 16 e 10 sono con i pedi sul ghiaione, mi riprometto di scendere in dieci minuti, alle 16 e 20 sono di sotto e inquadro Silvano che arriva con calma.

Incrocio 246-247. Metri 2500 circa. Tempo totale 9h 30m. Distanza inattendibile.
Ci ricongiungiamo sotto il bivacco alla fine del ghiaione dove si incrociano i sentieri 246 e 247. Provo ad inviare un messaggio ai nostri amici che saranno al rifugio, per tranquillizzarli ed ipotizzare un tempo di rientro, ma il segnale è scarso e la batteria scarica così come la power unit. Non ci resta che scendere ripercorrendo il sentiero di stamattina. Il sole torna a fare capolino, la pioggia attesa non è arrivata per nostra fortuna. Mentre rientriamo incrociamo una famigliola di camosci, papà, mamma e piccolo. Silvano insiste per farmi una foto, ed io non disdegno. Siamo finalmente in vista della forcella grande, anche se ancora lontani, la raggiungiamo verso le 17:30, un’ora dal bivio sotto il bivacco. Imbocco senza indugi la discesa verso il rifugio, una foto a San Vito, e poi via dritto.

Rifugio San Marco. Metri 1823. Tempo 11h. Distanza 20,59 km.
Distanza non inattendibile. Che dire, sono esausto ma veramente soddisfatto, una cima fantastica. Ritroviamo i nostri amici, Loris ci racconta di un incontro ravvicinato nei pressi del bivacco con uno stambecco, non gli crede nessuno, parte qualche sfottò, cosa hai bevuto ? Che sostanze assumi ? Solite cose, ma lui con la flemma che lo contraddistingue ci snocciola sotto il naso le foto che testimoniano il particolare incontro. Manca la discesa allo Scotter dove ci aspetta la navetta per san Vito.

Un grazie di cuore ad Andrea per la corda, veramente utile nel camino.
Un grazie particolare a Silvano che ha resistito insieme a me fino in cima.
Un grazie ai presenti per la sempre piacevole compagnia.
Bravi tutti, alla prossima

2 Responses to “22-23/07/2017 Ascesa al Sorapiss”

  1. Federico ha detto:

    Ciao, volevo sapere se basta una corda da 30 metri, ed eventualmente quale altra attrezzatura è necessaria.
    Infine se ce la si fa a farlo in giornata

    Grazie mille

    • admin ha detto:

      Ciao Federico
      una corda da 30 metri è sufficiente, la corda serve ad agevolare il superamento di un masso incastrato nel camino, in realtà alla data d’escursione erano presenti degli spezzoni di corda in prossimità del masso per agevolarne lo scavalcamento, ma erano piuttosto logori, uno di questi provando ad utilizzarlo si è spezzato.
      In giornata è fattibile, ma dipende ovviamente dalla forma fisica e da dove parti con l’auto se sei della zona è sicuramente fattibile.
      Ciao
      Stefano

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