24/08/2017 Viel del Pan

   

Distanza totale: 12,8 Km (3,1, 7,8, 1,9)
Altitudine massima: 2531 m
Altitudine minima: 1524 m
Totale salita: 463 m
Totale discesa: -1290
Tempo totale: 05:43:42

 

Presenti: Cippe, Fede.

Due giorni di ordinarie ferie. Ne approfitto per andare a trovare Fede a Penia di Canazei, trovo una camera presso l’hotel Clara, discreto, un due stelle, con colazione da leccarsi i baffi, dolce e salato, c’è di tutto anche l’angolo senza glutine, la proprietaria viene al tavolo a chiedermi se voglio le uova strapazzate, rispondo con un sorriso che va da un lobo all’altro. Ma veniamo all’escursione. Ci troviamo alla funivia Col del Ross e saliamo insieme alle consorti e Martina.
Appena arrivati in cima, siamo a circa 2400 metri,  rimaniamo estasiati da quanto sta intorno a noi, almeno io, Federico probabilmente è abituato, veramente strepitoso, è necessario pianificare qualche giro da queste parti. Giusto per capirci ecco un panorama. Certo giornata splendida. Il Sasso Piatto ed il Lungo al centro con davanti il Col Rodella, a destra il sasso Pordoi ed il Piz Boè con davanti Sasso Beccé (mai sentito prima).

Il gruppo del Pordoi e Piz Boè però si può apprezzare meglio qui

Ci incamminiamo quindi verso destra sul Viel del Pan con lo scopo di raggiungere il rifugio Viel del Pan. Il sentiero scorre piacevolmente in falsopiano, non ci sono strappi, rimane sempre sui 2400 metri, l’unico problema è la folla di gente, sembra di essere in centro. Una prima tappa la facciamo al rifugio Fredarola dove ci dividiamo. Io e Fede lasciamo la parte femminile per conto suo, dovranno raggiungere il rifugio Viel del Pan continuando sul 601, noi invece saliamo sul sentiero che corre nella stessa direzione, ma lungo il crinale e che permette di ammirare ciò che sta dall’altra parte. Prima di lasciare la consorte una foto ricordo, non si sa mai. Riguardando poi la mappa del percorso mi balza subito all’occhio ciò che sembra un’anomalia, la cresta che abbiamo percorso corre esattamente sul confine tra Veneto e Trentino, il primo è a nord, il secondo a sud, in un primo momento credevo fosse un errore, non è così.

Il sentiero sul crinale è più impegnativo, il percorso è un saliscendi continuo e quindi più faticoso rispetto a quello di sotto sche scorre pressoché in piano. La prima salita importante ci porta a Col del Cuch (2563m) dalla quale scorgiamo le nostre consorti. Saluti a piene braccia e via. Torniamo giù e riprendiamo la salita verso il Sass Ciapel (2557m), decidiamo di non raggiungerne la cima, troppa fatica, ma di passargli sotto, dietro di noi il rifugio Viel del Pan a sinistra ed il col del cuch appena percorso, davanti a noi il Fedaia la Marmolada, che tristezza il ghiacciaio rimpicciolito. E’ in questo tratto che scorgiamo un camoscio correre sotto di noi, tra i due sentieri, prigioniero delle occhiate stupite e meravigliate dei turisti da sopra e da sotto. Sempre qui in alto questo bellissimo scorcio sul gruppo del Pordoi, mistico, luogo di riflessione.
Scendendo dal Sass Ciapel ogni tanto incrociamo questi manufatti e ci chiediamo cosa saranno mai, lo scopriamo alla forcelletta dove un cartello spiega che si tratta di un impianto per la prevenzione delle valanghe. Dopo il Cuch ed il Ciapel passiamo il Col de Pausa, mi pare giusto. Raggiungiamo una forcelletta che incrocia nuovamente il 601 che decidiamo di intraprendere per non fare troppo tardi, continuando in cresta si arriva direttamente a porta Vescovo. Da questa forcella strepitoso panorama sulle Tofane (a destra), le Contuirnes (al centro), Cima Nove e Dieci (a sinistra), un tripudio.  In questo tratto abbiamo incrociato il mondo, una comitiva di anziani, giovani, donne, bambini, pastori, pecore ed un agnellino, si una sigonra che teneva in braccio un agnellino, a suo dire si era perso. Secondo me la mamma disperata lo sta ancora cercando, comunque era tenerissimo. In poco tempo siamo arrivati all’incrocio con il sentiero che conduce a porta Vescovo, quota 2350m. Pensavo peggio come tempistica, ma ormai siamo qua e decidiamo di scendere verso il Fedaia. La discesa è piuttosto ripida soprattutto nella parte finale, ci sono addirittura dei tratti attrezzati, esagertamente, ma considerando che ci passa il mondo ci sta. Nel frattempo il cellulare si è scaricato e non posso più fotografare. Giusto per completezza chiedo a Fede di fare una foto al lago prima di arrivarci.

Raggiunto il passo e rientrati nel turbinio umano, ci riposiamo al baretto del passo con una meritata birra e riprendiamo tranquillamente il rientro attraverso il sentiero 605 che ci riporta direttamente a Penia.

Alla prossima saluti e baci a tutti

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