20/05/2018 Campo Gallina (Asiago)
Distanza totale: 14,3 Km (6↑ 5.7↓ 2.6↔)
Altitudine massima: 2061 m
Altitudine minima: 1614 m
Dislivello assoluto: 447 m
Totale salita: 553 m
Totale discesa: -554 m
Tempo totale: 5h 14′ (soste comprese)
Presenti: Bruno, Carlo, Cippe, Fede, Pedro, Stefania
Dopo un lungo periodo di riflessione finalmente si torna a scorrazzare in montagna. Decidiamo di non andare troppo distanti quindi altopiano di Asiago, zona Camporovere. In centro paese prendiamo a sinistra verso Roana e dopo circa quattro chilometri deviamo a destra sulla sterrata che sale a malga Galmarara, ben sette chilometri di interminabile sobbalzamento ed impegantivo slalom tra sassi e buche, complimenti a Pedro. Dimenticavo, pausa caffè nel primo bar sulla destra di Canove, già testato tempo addietro, bel posticino.
Bivio di Malga Galmarara. Quota 1614.
Nei pressi della malga si può parcheggiare lungo la strada sterrata in alcuni slarghi della stessa proprio dove c’è la segnaletica. Solita vestizione, oggi ho ben tre strumenti da far partire, il solito Garmin, il solito Geonaute ed una nuova app sul telefonino Android. Prendiamo quindi il sentiero 830 in direzione sud verso la malga che lasciamo poco dopo sulla nostra sinistra (0.2 km, 1622 mt, 3′). La giornata non è spettacolare, divrese nuvole ci fanno compagnia rendendo il paesaggio intorno a noi più uniforme ed ovattato. Il percorso che stiamo percorrendo sale lievemente, si tratta di una ex strada militare, la Zoviello Strasse. Passiamo di fianco al bivacco Busa de Molton (1.8 km, 1741 mt, 30′) che però non ho fotografato, spero che Pedro l’abbia immortalato. Si gira a questo punto intorno al monte Zoviello disegnando una U la cui base corrisponde alla selletta del Dubiello (2.7 km, 1801 mt, 45′) tra il Zoviello ed il Dubiello appunto, tratto molto panoramico verso la conca altopianese. Aggirato il Zoviello si torna in direzione nord passando alla sinistra del monte Cucco di Portule oltre il quale la valle si apre a catino. Sulla sinistra malga Portule (5 km, 1779 mt, 1h 21′) dove lo scrittore Mario Rigoni Stern racconta di aver trascroso la sua prima vacanza facendo la vita da malgaro.
Bivio x boccheta Portule (5.75 km, 1787 mt, 1h 35′).
Raggiungiamo quindi il primo bivio di giornata quello per la boccheta Portule (approfondimento 1). Un tavolo con delle panche ci invitano a fare una pausa ristoratrice che noi accogliamo volentieri. Da qui parte il sentiero 826 che porta verso bocchetta Portule tramite la Eugen Strasse, noi però proseguiamo sul sentiero 830 la Kaiser Karl Strasse. Superiamo due edifici sulla sinistra ed il bivio per il bivacco Casara Trentin (6 km, 1820 mt, 1h 52′) mentre la neve sul percorso diventa sempre più consistente, poco dopo il bivio decidiamo malauguratamente di prendere una scorciatoia (6.13 km, 1830 mt, 1h 55′) che taglia di netto un ampio curvone della Kaiser Karl Strasse, peccato che proprio su quel curvone dovrebbero esserci i resti di un aeroplano che avevo visto in qualche post, peccato, rientriamo nella Karl Strasse (6.2 km, 1840 mt, 1h 57′) senza vedere nulla. e poco più avanti (6.4 km, 1845 mt, 2h 2′) la lasciamo nuovamente per entrare nel pianoro che accoglieva il centro logistico di Campo Gallina (approfondimento 2). Al centro spicca il baito di Campo Gallina (6.58 km, 1876 mt, 2h 10′) al cui interno si possono vedere i posti letto dei soldati, chissà perché non ho fatto una foto, sono un po’ arrugginito, avrei dovuto farne molte di più, mi trovo in effetti a descrivere alcune cose senza il supporto visivo. Divertente osservare il panorama intorno a noi e compararlo con le foto dell’epoca presenti nei cartelloni cercando di capire la prospettiva da cui furono scattate. Verso la fine della base poco prima di riprendere la salita verso la strada breve siparietto con alcune marmotte che a più riprese entrano ed escono dai loro nascondigli. Torniamo sulla Karl strasse (7 km, 1910 mt, 2h 20′) dalla quale si può avere una bella panoramica da nord sulla base logistica. Proseguiamo sulla Karl strasse e nel giro di pochi minuti raggiungiamo la base del comando della 6° Divisione. Appena giunti sulla selletta del comando in alto troneggia il monumento dedicato all’ufficiale austriaco (approfondimento 3) (7.6 km, 1920 mt, 2h 41′) danneggiato dall’artiglieria italiana durante un’esercitazione (ma io dico proprio qui dovevano sparare?!). Decidiamo di fare una breve disgressione per visitare la base del comando. Una piccola mulattiera conduce in pochi metri al fulcro della 6° divisione (approfondimento 4). Troviamo pure una delle rarissime sorgenti d’acqua dell’altopiano. Tornando verso la strada facciamo una puntatina nei pressi del monumento dedicato a Mecesenffy dal quale si ha una eccezionale visione d’insieme sulla base logistica. Immagino il federmaresciallo in piedi su queste rocce ad osservare il brulichio di soldati, ufficiali, mezzi e qualsiasi altra cosa potesse muoversi, con ben altri pensieri rispetto a quelli che noi possiamo fare oggi. Riprendiamo il cammino sul sentiero 830, passiamo un paio di tornanti quindi sulla nostra sinistra (ovest) si apre la seguente panoramica, con il Portule sulla destra che prevale su tutti, davanti invece il dosso del Fine, tra i due Val Trentin. Sul versante est del Dosso c’è ancora parecchia neve che assume una particolare conformazione visibile in questa foto, un interessante gioco di linee curve che si dirigono verso una meta sconosciuta. Poco più avanti la neve comincia ad abbondare anche sulla strada, siamo costretti a cercare dei passaggi per non bagnarci troppo i piedi. Poco più avanti sulla destra si può notare la “busa del can” (8.7 km, 2018 mt, 3h 5′) un delle tante “buse” presenti in questa zona, ovviamente piena di neve. Come si può vedere il cielo è sempre più minaccioso, scende pure qualche gocciolina, ci si vorrebbe fermare per fare il pranzo, ma non vi è alcun riparo. Decidiamo quindi di proseguire ed ogni tanto uno squarcio da manforte alla nostra decisione. Su questo tratto piuttosto in piano che conduce al Bivio d’Italia ci sono due iscrizioni su marmo, quella che più mi interessava non l’ho fotografata, ero sicuro di averlo fatto, ma probabimente l’ho solo letta, e riguardava la zona in cui fu colpito Mecesenffy. Oltre a questa ve ne è un’altra riguardante una stazione teleferica austriaca centro nevralgico tra le linee teleferiche in arrivo dalla Valsugana e dirette verso l’Ortigara attraverso il monte Pallone a circa 2160 metri. Raggiungiamo selletta Mecesenffy (9.40 km, 2050 mt, 3h 20′) da cui possiamo scorgere nitidamente cima Dodici. Ancora un piccolo sforzo e dopo tanta neve e qualche prato invaso dai crocchi in fiore raggiungiamo il Bivio d’Italia.
Bivio d’Italia (10.7 km, 1987 mt, 3h 51′).
Il tempo è minaccioso, ma due panchine ed un tavolino malmessi ci invitano a pranzo, di nuovo non sappiamo resistere seppur dubbiosi, cortesemente accettiamo e con calma ci accomodiamo. Ovviamente nel bel mezzo del pranzo inzia a piovere con una certa consistenza tanto da farmi indossare il poncho, l’evento non ci smuove, ma disturba la nostra tranquilla sosta, ovviamente la pioggia ha cessato di disturbarci pochi minuti dopo la ripresa del cammino. Sottolineo inoltre che subito dopo il Bivio d’Italia è presente il baito Bivio Italia Galmarara Pastorile (10.85 km, 1987 mt, 4h 10′) segnato anche sulla carta, che poteva essere utilizzato per una sosta più riparata. Dal bivio è possibile rientrare a malga Galmarara in due modi, tramite la strada bianca con un giro leggermente più ampio, oppure tramite il sentiero 830, più diretto. Optiamo per la seconda scelta. Il sentiero si sviluppa sul versante est del Corno di Campo Verde nei Granari di Galmarara, caratterizzati da ampie zone prative, in questo periodo coperte di crocchi, e zone coperte di mughi dove in alcuni punti abbonda ancora la neve anche se ormai siamo scesi sotto quota 1800. Poco più avanti però nei pressi del bivacco delle tre Fontane (12.2 km, 1870 mt, 4h 36′) che decidiamo di non toccare, e prima della busa della Pesa il verde ormai abbonda e risalta. A questo punto il sentiero rientra nella strada bianca che porta a malga Galmarara. Il cielo si apre, la pioggia non è più una minaccia ormai, il verde torna a far brillare i nostri occhi ed anche questa breccia sul rudere sembra volerci comunicare qualcosa …. love, love, love.
Bivio di malga Galmarara (14.3 km, 1614 mt, 5h 13′ soste incluse).
Cari compagni e compagne di avventura tutto sommato ci è andata di lusso visto le nubi minacciose, ma spero di riavervi presto in compagnia alla prossima avventura.