19-20/10/2018 Gares – Cima Campido – Comelle
Giorno 1 – 19/10/2018 – Gares – Piani di Campido
Distanza totale: 3.8 km (3.45↑ 0.25↓ 0.1↔)
Altitudine massima: 2424 m
Altitudine minima: 1377 m
Dislivello assoluto: 1047 m
Dislivello totale: 1074 m
Totale discesa: -14 m
Tempo totale: 2h 6′ (soste comprese)
Presenti: Cippe, Cippols e Pippo.
Incredibile avventura dietro le Pale di San Martino in luoghi solitari, silenziosi e spettacolari grazie anche al favorevole periodo dell’anno, l’autunno, che regala innumerevoli gioie agli occhi. In settimana decidiamo di anticipare la partenza al venerdì, così verso le 16 ci mettiamo in auto destinazione Gares. Purtroppo il traffico ci fa tardare più del previsto, arriviamo a destinazione che sono ormai le 19, il sole si è già coricato oltre le Pale, è buio.
Gares. Quota 1377 mt.
Ci vestiamo, mettiamo la torcia e le scarpe, zaino in spalla e via. Ovviamente nessuna foto, ma camminare nella penombra ha il suo fascino. Provo anche a spegnere la lampada, c’è mezza luna in cielo appena offuscata da un velo di nubi, ma non è sufficiente a far luce. Lasciamo il parcheggio situato in centro paese nella parte alta, seguiamo la strada per circa trecento metri poi prendiamo a sinistra il sentiero 754 che sale a malga Stia (0.3 km, 1421 mt, 6′) e che abbandoniamo poco più avanti proseguendo a sinistra ad un secondo bivio sul sentiero 755 (0.56 km, 1480 mt, 11′), il 754 prosegue invece a destra per risalire la val di Creta. Il 755 sale ora ripido sotto la punta Dei Scalet prima della quale incrocia il 777, incrocio al quale proseguiamo a sinistra (2.15 km, 1982 mt, 1h 5′). Appena superata punta Scalet usciamo definitivamente dal bosco, incrociamo un camoscio che scappa via, ne avevamo visto gli occhi riflettere la luce delle nostre torce molto prima, e proseguiamo in costante salita sotto cima Zopel infine con mia somma sorpresa Cippols annuncia che siamo arrivati, nella mia mappa avevo posizionato la radura molto più avanti, sbagliando, siamo invece già arrivati ai Piani di Campido. Il buio non consente di apprezzare il posto, lo faremo domani mattina, piantiamo la tenda e scatto le uniche foto della giornata, non posso non immortalare questo indimenticabile momento.
Piani di Campido (3.9 km, 2424 mt, 2h 6′).
Appena montata la tenda entriamo dentro insieme agli zaini e Pippo, il cane ardito, fuori fa frescolino. Infiliamo le gambe nel sacco a pelo e ceniamo, sono le 21 passate. Per la prima volta da quando utilizzo questo sacco a pelo dormo vestito, ma mani e piedi sono gelide, ci vuole un bel po’ prima che si riscaldino. Spegniamo le luci, buonanotte. Probabilmente sono anche riuscito a dormire un pò, ma una voce nella notte mi fa riaprire gli occhi, è Cippols, un animale si è avvicinato alla tenda, forse cercava un po’ di calore? Fatto stà che le nostre voci lo fanno fuggire, ne sentiamo gli zoccoli scalpitare sul terreno, nel contempo mi rendo conto che i miei piedi sono freddi, nello zaino ho le calze di lana, ma non ho nessuna voglia di uscire dal sacco, troppo freddo, me ne resto rintanato al calduccio, aspettando l’alba.
Giorno 2 – 20/10/2018 – Piani di Campido – Cima Campido – Gares
Distanza totale: 14,3 km (5↑ 9↓ 0.3↔)
Altitudine massima: 3001 m
Altitudine minima: 1377 m
Dislivello assoluto: 577 m
Dislivello totale: 1183 m
Totale discesa: -2221 m
Tempo totale: 8h 30′ (soste comprese)
Piani di Campido. Quota 2424 mt.
Ormai vedo la luce fuori della tenda, apro il sacco, anche Cippols è sveglio e così decidiamo di rompere gli indugi. Usciamo fuori, Cippols mi fa notare la ciotola d’acqua di Pippo, un blocco di ghiaccio, pazzesco, ma la cosa più interessante è davanti a noi lontana nell’orizzonte, è il caldo chiarore dell’alba, il sole salendo lento e silenzioso sta dipingendo il cielo con dei colori incredibili che solo a guardarli ti riscaldano le ossa e ti rasserenano l’animo disegnando sui nostri volti degli inconsapevoli quanto naturali sorrisi di gioia (panorama).
Anche alle nostre spalle non si scherza, le pareti sembrano emanare una luce propria, l’aria è limpidissima, non ci sono nuvole o foschia, il contrasto e la saturazione sono spettacolari e naturali, poi il sole ha il sopravvento ed accende ulteriormente il paesaggio intorno a noi, strepitoso. Lasciamo tutto come sta e ci avviamo verso cima Campido risalendo sulla destra il canalone dapprima erboso, ma che dopo qualche centinaio di metri diventa di sola nuda roccia. Eccola la piccola tenda giù in fondo sui piani di Campido ed in lontananza davanti a noi il ghiacciaio della Fradusta spunta alle spalle del Sasso Todesco. La salita si sviluppa su un’esile traccia ben poco visibile, non vi è un sentiero segnato, fortunatamente ci sono ometti in abbondanza ed a sufficienza, ma spesso è necessario fermarsi e cercarli a vista. Risalito il pendio erboso e superato il canalone che si sviluppa tra cima Zopel e cima Campido si accede ad un piccolo pianoro ghiaioso che si supera agilmente per poi riprendere a salire verso destra puntando alla linea di cresta che si raggiunge in prossimità di passo Zopel (0.6 km, 2675 mt, 32′). A questo punto davanti a noi è ben visibile la nostra meta, cima Campido, all’orizzonte verso sud cima Fradusta e l’omonimo ghiacciaio. Proseguiamo a vista cercando gli ometti, rinforzando quelli che ci sembrano più corretti ed utili, aggiungendone altri dove sembrano mancare, la salita non è per nulla impossibile, qualche roccetta ogni tanto, ma nulla di impegnativo o particolarmente esposto. In breve siamo in cima dove passa tra l’altro il confine tra Veneto e Trentino.
Cima Campido (1.3 km, 3001 mt, 1h 25′).
Il panorama è a dir poco strepitoso, la giornata è di quelle che ti sogni di notte e che speri di trovare quando cammini in alta quota, non c’è una nuvola. Allora mi diverto a scattare foto con le quali costruire panorami indimenticabili, verso sud-est, verso nord est, verso nord ovest, più molte altre, troppe per riproporle tutte, mi limito solo alla parete sud della Marmolada, così per questioni di altezza. Riprendiamo a scendere per la stessa via dell’andata aggiustando qua e là il tiro, prima di abbassarci di quota scatto una panoramica sul percorso, in basso al centro si intravede anche la traccia, mentre più a sinistra l’impressionante cresta che si perde nel vuoto al di la della quale si può scorgere il rifugio Mulaz. Ripercorriamo le roccette in discesa, il pianoro ghiaioso, il canalone ora al sole, e finalmente riecco la tenda, è ancora al suo posto, immacolata.
Piani di Campido (2.5 km, 2424 mt, 2h 40′).
Ci accovattiamo nei pressi della tenda, ora il sole è bello caldo, il cielo terso, non ci resta che consumare un’abbondante colazione. Ne approfitto per fare una panoramica dai piani di campido. Dopo aver ripiegato la tenda, raccolto eventuali residui antropici e cancellato le nostre tracce ci rimettiamo in cammino verso il passo delle Farangole sul sentiero 755, in pratica riprendiamo il percorso interrotto ieri sera. Appena presa un po’ di quota scatto una foto al nostro giaciglio notturno, al centro lo spiazzo verde dove abbiamo posizionato la tenda, mentre a sinistra il canalone che sale a cima Campido. Ma è meglio guardare avanti, la salita è piuttosto impegnativa, dall’alto si può vedere un tratto piano formato da grosse rocce e ghiaie più sottili ed il campanile dei Campidei. Raggiunto il passo delle Fede (3.5 km, 2670 mt, 3h 55′) sul versante opposto è visibilissimo il sentiero delle Farangole il nostro percorso di rientro, mentre ora il campanile dei Campidei (2608) diventa piccolo piccolo. Alla nostra destra il sentiero prosegue su una cengia, la banca delle Fede, parzialmente attrezzata, ma tranquillamente percorribile, che porta dritto al passo delle Farangole, in questa foto la cengia appena percorsa dietro di noi. Decidiamo di non arrivare al passo e di tagliare per il ghiaione appena possibile, in questo punto (4.12 km, 2680 mt, 4h 20′) il primo tratto è un po’ ostico, occorre fare attenzione non è uno di quei ghiaoni dove si può galleggiare se non in brevissimi tratti, ma poi diventa tutto molto facile. Ci siamo in pratica agganciati al sentiero 703 (4.3 km, 2600 mt, 4h 24′) anche alta via numero 2 ed anche sentiero delle Farangole, che procede in dolcissima discesa verso la val delle Comelle. Il nostro obiettivo è raggiungere l’incrocio con il 716 che scende dal bivacco Brunner all’altezza del quale ci dovrebbe essere una traccia che taglia verso il Pian delle Comelle. Raggiungiamo il bivio (5.67 km, 2315 mt, 4h 54′) la traccia è poco visibile, ma ci sono dei cartelli che aiutano ad identificarla. Scendiamo per prati ma dopo pochi metri ci fermiamo perplessi, non si capisce dove dobbiamo andare, poi alla nostra sinistra notiamo un tratto ferrato che scende ripido verso il Pian delle Comelle, purtroppo non ho scattato foto. Cippols è dubbioso, meglio utilizzare il sentiero normale anche se il tragitto sarà molto più lungo, ipotizzo in tutto 3 km circa. In realtà sulla carta sembra molto più semplice, ma girato l’angolo dopo questo tratto di sentiero, la traccia inizia a salire, e vi sono pure diversi tratti attrezzati, tra i quali anche un bel camino, breve, ma strettissimo dove faccio fatica a salire con lo zaino che ci blocca, siamo in corrispondenza della valle delle Galline tra la cima delle Comelle ed il col Cantoni. Il sentiero risale fino ai 2400 circa per poi riprendere a calare verso il pian dei Cantoni. Prima di intraprendere la discesa facciamo una breve pausa anche per goderci il panorama.
Pian dei Cantoni (8.15 km, 2300 mt, 6h 7′).
Raggiungiamo il bivio sul Pian dei Cantoni tra i sentieri 703 da cui proveniamo ed il 704 che dobbiamo percorrere qualche foto e via, il discorso è ancora lungo, ci inoltriamo nella valle delle Comelle. Dopo qualche metro alla nostra sinistra un inaspettato ritrovamento preistorico risalente all’epoca Romana, un Menhir incastrato tra le rocce, probabilmente dimenticato da Obelix. Poco più avanti inzia la via lattea della valle delle Comelle. Procediamo sempre speditamente siamo ansiosi di affrontare un tratto poco chiaro visto dall’alto dell’altro versante, ed in effetti ecco i primi ferri superati i quali si ha completa visibilità sulla valle delle Comelle. Si tratta in pratica di superare questo salto roccioso, nulla di complicato, alla fine del quale una lingua di ghiaccio segna la fine delle difficoltà. Torniamo finalmente a camminare sull’erba. Come si evince da questa foto siamo ancora piuttosto alti, dobbiamo scendere parecchio ed in effetti ci aspetta ancora qualche tratto attrezzato, superiamo anche il bivio in cui arriva il sentiero 716 (9.97 km, 1960 mt, 6h 56′) la famosa scorciatoia che di sopra abbiamo deciso di non intraprendere, a proposito mi sono preso la briga di misurare le distanze, ipotizzavo 3 km in più in realtà ne abbiamo percorsi circa 4.5, mentre la scorciatoia è lunga 1 km. Comunque superato l’ultimo gradone roccioso in corrispondenza della Lasta Moia ecco finalmente il bosco davanti a noi. Innumerevoli le foto scattate ma nessuna riesce a rendere realmente il calore, la luce e la bellezza dei colori che ci stanno intorno. Il giallo-verde ti riscalda solo a guardarlo, i pendii sono evidenziati dagli alberi come le luci in una pista di atterraggio, i larici sembrano tante lampadine accese nella penombra della valle delle Comelle che scorre velocemente sotto i nostri passi accelerati. Superiamo le indicazioni per il Viaz del Bus (11.43 km, 1798 mt, 7h 24′) percorso nell’escursione del 09/10/2005, una vita fa, e ci inoltriamo nell’orrido delle Comelle, un altro mondo, cupo, umido e tetro, in netto contrasto con la luce alle nostre spalle. L’orrido ha il suo fascino, un letto silenzioso e secco che all’altezza di questi massi coperti di muschio riprende vita, magicamente l’acqua esce dalla roccia e dà vita ad un impetuoso quanto rumoroso torrente che scorre nella stretta vallata e che sfocia in corrispondenza della cascata dell Comelle (12.5 km, 1619 mt, 7h 52′). A questo punto pensi di essere arrivato e ti rilassi un po’ invece ci sono ancora un paio di chilometri (bivio x pian dele Giare 12.85 km, 1550 mt, 8h 2′) prima di arrivare a Gares, solo i colori incredibili del bosco riescono a mitigare la stanchezza che ormai si fa sentire sulle gambe.
Gares. (14.3 km, 1377 mt, 8h 30′).
Indimenticabile avventura, grazie Cippols, alla prossima.