22/12/2018 Lanari – Col Fenilon (monte Grappa)
Distanza totale: 10,8 km (5↑ 5↓ 0.8↔)
Altitudine massima: 1327 m
Altitudine minima: 142 m
Dislivello assoluto: 1073 m
Dislivello totale: 1207 m
Totale discesa: -1207 m
Tempo totale: 7h 35′ (soste comprese)
Presenti: Bruno, Cippe, Luca ed altri amici di Bruno.
Bruno mi chiede se ho voglia di partecipare ad un giretto in montagna, che domanda ? Mi gira la mappa su Whatsapp, ci do un’occhiata ma solo per curiosità, sono ovviamente pronto a partire. Guardando con calma nei giorni successivi mi accorgo di essere molto vicino a casa, siamo a Bassano, sopra il Brenta, partenza da Lanari piccola frazione di San Nazario. Luoghi per me sconosciuti. Se la località già era una sorpresa, il resto non ha termini adeguati. Partiamo alle 6:30 del mattino, ritrovo a Limena, quando realizzo con quale mezzo ci muoveremo le mie orecchie faticano a contenere il sorriso, mi sembra di essere in uno di quei programmi di avventura che danno alla TV ogni tanto e che non ho mai guardato se non per sbaglio e di sfuggita. Salgo in questa Land Rover d’altri tempi, molto spartana, senza fronzoli, ma con tutto ciò che serve, abbiamo pure una stufetta artigianale che pompa aria calda. I bagagli li carichiamo di sopra bloccati da varie cinghie e dalle sapienti gesta di Carlo, altra sorpresa nonché enciclopedia ambulante, il problema è spegnerlo ogni tanto, ma in realtà è un piacere ascoltarlo. La prima questione giornaliera verte sul luogo in cui consumare il caffé: “bruto ma bon o beo da figheti ma cativo?”. Arriviamo in un’oretta di macchina a Lanari e parcheggiamo all’ingresso del centro ECO.
Lanari. Quota 142 mt.
Quota di partenza inusuale, praticamente in pianura. Percorso qualche centinaio di metri sull’asfalto per uscire dal paese, attraversiamo via Castelleti, superiamo le utlime case e ci inoltriamo subito in una fitta boscaglia prevalentemente di faggio. La salita prevede un percorso non segnato, non CAI per intenderci, ma comunque battuto. Mentre affrontiamo i primi passi su una evidente mulattiera Carlo inizia a raccontarci le sue storie e così scopro l’origine del nome Lanari, da lana, qui insomma si tosavano le pecore. Dopo qualche centinaio di metri prendiamo a sinistra ad un bivio (0.8 km, 273 mt, 23′) a destra vi è la valle Lana parallela alla val Lanari o delle Strette. Del sole non se ne parla per il momento, fa frescolino, ma la pendenza scalda i muscoli ed il corpo costringendoci a togliere man mano vari strati della nostra cipolla d’indumenti. Dopo 15 minuti di cammino ecco alla nostra sinistra lo spigolo Fagheron che vedremo meglio più avanti, proseguiamo in questa stretta valle sempre su mulattiera e poi su traccia meno evidente. Proprio alla fine della valle delle Strette ci raggiungono i primi raggi di sole. La traccia procede in direzione sinistrosa verso una forcelletta che divide la valle delle Strette con la valle Sarzé. Raggiunta la forcella si prosegue su una breve cresta un po’ esposta e sporcata dalla neve che rende il mio passo un po’ insicuro. Superata la crestina facciamo pausa merenda baciati dal sole mentre Carlo ci racconta qualche dettaglio sul Fagheron, da qui ben visibile, e ci accompagna con le parole sulla normale, a suo dire una passeggiata, di salita al Fagheron. Riprendiamo il cammino inoltrandoci nuovamente in un fitto bosco di faggio, inquadro da lontano la cresta percorsa, da qui fa più impressione, e percorriamo di nuovo all’ombra una prima cengia e poi una seconda cengia, che non ti aspetti a questa quote, tra le due cengie il Fagheron presta il suo profilo ai raggi del sole. Risaliamo un boschetto sempre più luminoso fino a raggiungere delle aperte radure, i dodici campi, ed una bella casetta che diventa la base per il nostro pranzo.
Dodici campi (3,15 km, 1052 mt, 3h 20′).
Il luogo pullula di lepri, il nostro amico a quattro zampe ha il suo bel da fare nel correre di qua e di là, ogni tanto infila il muso nella neve ed annusa a pieni polmoni poi punta e riparte, qualcuno ha anche la fortuna di vederle queste lepri, perfettamente a loro agio nella neve, io mi devo accontentare solo delle inequivocabili orme sulla neve fresca. La casetta è spettacolare, la mia immaginazione inzia a fantasticare su come la utilizzerei se ne fossi il proprietario, all’esterno sembra molto curata, il coperchio del pozzo è tenuto in sede da una scheggia di bomba enorme che peserà tre chili. Durante il pranzo Carlo non si ferma, continua a parlare ed aggiunge un’altra chicca, ci illumina sulla strada bianca sopra di noi che raggiungeremo dopo pranzo, costruita durante la prima guerra e voluta dal Cadorna, in realtà fu la terza strada, i primi due tentativi furono abbandonati perché troppo esposti al tiro nemico, questa invece è ben nascosta dietro al pendio. Dopo pranzo riprendiamo il cammino risalendo i dodici campi fino a raggiungere appunto la strada delle Penise (3.62 km, 1110 mt, 4h 15′) sulla quale ci incamminiamo a sinistra e che percorriamo per circa 1500 metri prima di raggiungere l’incrocio con il sentiero 938 (5 km, 1146 mt, 4h 40′) che porta in salita al col Fenilon ed in discesa a San Nazario. Mentre Carlo ed Anna si dedicano ad approfondire alcuni studi su alcune conformazioni rocciose noi saliamo fino a Col Fenilon (5.77 km, 1321 mt, 5h 5′). Percorso docile ed ammorbidito dalla neve che copre tutto con un leggero e soffice manto fino alla cima segnalata da una enorme croce in metallo. Raggiunto il col Fenilon il panorama permette di spaziare verso destra sul Grappa, in questa foto la cima più alta, mentre più a sinistra tutto bianco il monte Asolone. In questa foto invece al centro spicca cima D’Asta, qui invece a sinistra menziono il col di Luna, quello con la cresta marrone ed il pendio bianco ed il monte Pavione alla sua sinistra conico ed inbiancato, li menziono perché percorsi con Paolo nel 2013 (vedi articolo). Scendiamo rapidamente fino al bivio dove Carlo e Paola ci stanno aspettando (6.5 km, 1146 mt, 5h 30′). Di nuovo ricompattati torniamo verso le auto prendendo il sentiero 938 dalla strada delle Penise questa volta in discesa. Il sentiero 938 si sviluppa dalla testata della Valduga, la pendenza dapprima docile, si accentua quando si entra nella val Fontanon, una diramazione della val Sarzé, ma è comunque facilmente percorribile grazie anche ai numerosi gradoni presenti e porta fino a San Nazario passando attraverso Pian Castello, ideale luogo di pausa. Tale sentiero è una delle vie più armoniose e dolci costruita sulla sinistra Brenta e che sale dal fondovalle fino alla strada delle Penise. La sua costruzione è precedente al periodo bellico ed è conosciuta anche come “Sannazzara”. Dove non ci sono i gradoni il fondo è comunque lastricato da pietre di varie dimensioni, insomma si vede che non è un normale sentiero. Io e Bruno ci stacchiamo un pò dal gruppo ed arriviamo in anticipo a Pian Castello (9 km, 420 mt, 6h 45′) ne approfitto per fare qualche foto e prelustrare un po’ la zona, il toponimo trae origine da un “castellaro” (opera fortificata) che si ritiene qui esistesse già ai tempi dei Romani. Dopo una breve pausa ristoratrice riprendiamo la discesa, ma Carlo ci invita a visitare i resti antropici di quella che fu una delle principali risorse economiche della zona in passato, la coltivazione del tabacco, attività che dal 1600 in poi ebbe maggior sviluppo e segnò il paesaggio e il modo di vivere della valle. Non c’è documento scritto di quando questa pianta arrivò. La leggenda, ancor viva e tramandata da padre in figlio, racconta che “la semenza” fu introdotta tramite il bastone cavo di un “frate” ricalcando alla lettera quella dell’introduzione del baco da seta, proveniente dalla Cina, in Europa. Questa coltivazione si diffuse dopo il 1560 circa, dapprima nell’antico territorio dipendente dal Monastero di Santa Croce di Campese e poi, dal 1817 ne fu permessa la coltivazione anche sulla Sinistra Brenta. Subito sotto Pian Castello tramite dei gradini si accede al rudere di una casa a due piani ormai invasa e tenuta in piedi dall’edera, il secondo piano aveva molte finestre allo scopo di arieggiare bene il locale per essicare le foglie di tabacco. Ben visibili i terrazzamenti anch’essi ormai abbandonati. Mentre Carlo racconta siamo ormai scesi in prossimità di San Nazario, sulla sinistra si stacca una traccia che ci porta verso Lanari e le auto. Sbuchiamo in prossimità di un impluvio (10.2 km, 155 mt, 7h 24′) che raccoglie le acque della Val Sarzé, ne approfitto per fare questa foto, un’idea di Luca, prima di dirigerci verso le auto.
Lanari (10.8 km, 142 mt, 7h 35′)
Bella esperienza, a due passi da casa, il monte Grappa ad un passo, la storia riaffiora abbondante mentre si percorrono questi luoghi. Un caro saluto a Carlo ed alle sue chicche.