17/02/2019 Forte Campolongo (Asiago)
Distanza totale: 9,3 km
Altitudine massima: 1804 m
Altitudine minima: 1509 m
Dislivello assoluto: 295 m
Dislivello totale: 338 m
Totale discesa: -328 m
Tempo totale: 4h 26′ (soste comprese)
Presenti: Cippe, Antonio.
Respiro aria di Marmarole in questo giretto, l’accoppiata mi riporta ai primi di agosto dello scorso anno, al mitico giro delle Marmarole fatto con Antonio, ma qui è tutto molto più semplice. Decidiamo di farci un giretto sulla neve, comodo, non troppo faticoso, anche perché di neve quest’anno se n’è vista poca. Quindi altopiano di Asiago.
Spiazzo Garibaldi. Quota 1526 mt.
Lasciamo l’auto lungo la strada, non so se proprio allo spiazzo Garibaldi, ma 50 metri più avanti parte il nostro sentiero. Le ciaspole le lasciamo in auto, sarà una saggia decisione, ho però i ramponcini. Come dicevo più avanti sulla sinistra parte il sentiero in direzione sud (0.9 km, 1504 mt, 17′). La giornata promette bene, splende un magnifico sole, la neve è battuta, non fa eccessivamente freddo, cosa vuoi di più? Ci inoltriamo dopo qualche centinaio di metri in un bel bosco di abeti. Inequivocabili i segni della tempesta di fine 2018. Il sentiero principale è comunque stato pulito, ma quando decidiamo di prendere una deviazione per andare su un punto panoramico segnato sulla carta a circa 1,9 km dalla partenza, la faccenda si complica. A parte la neve non battuta che rende più difficoltoso il procedere, diversi alberi di traverso ci costringono a numerose peripezie, a volte scavalchiamo, altre aggiriamo di spora o di sotto nel bosco, insomma in qualche modo superiamo gli ostacoli. Ne vale però la pena. La deviazione finisce su uno spiazzo naturale, sembra quasi un parcheggio, non molto grande, ci fa subito pensare ad un’amacata, ma soprattutto il panorama è notevole (2.1 km, 1610 mt, 55′). Torniamo sui nostri, e nei vari fuoripista dovuti agli alberi caduti scatto questa foto alla zolla di radici di un abete, dall’immagine non si deduce, ma è il doppio di me. Proseguiamo sul sentiero principale, la pendenza è dolcissima, fino a raggiungere il bivio che sale dal rifugio Campolongo (3.8 km, 1634 mt, 1h 46′). Da questo punto cambia tutto, se finora avevamo camminato in solitaria ora lo facciamo tra la folla. Famigliole con bambini, guide con gruppetti, ed altro ancora. Proseguiamo dritti fino ad un ulteriore bivio che sale al forte (4.4 km, 1667 mt, 1h 57′) In pochi minuti dal bivio si raggiunge il forte.
Forte Campolongo (5,2 km, 1720 mt, 2h).
L’accesso al forte avviene tramite una galleria, superata la quale ci si può divertire a girovagare in lungo ed in largo nel forte. Usciti dalla galleria sulla destra c’è il posto di guardia, quindi si accede ad un grande piazzale sotto il quale vi è un’altra costruzione adibita a caserma e deposito materiali, posizione strategica completamente fuori tiro delle linee nemiche. Sulla destra invece un’altra costruzione molto ben ristrutturata dentro la quale si può girovagare in sicurezza, sono due piani, camminando tra corridoi e stanze ogni tanto si trovano degli interessanti poster con le foto di com’era e cosa è stato fatto per rimetterlo insesto, molto carino. Una scala esterna permette di salie in cima alla struttura e camminare sopra le cupole che ospitavano le cannoniere, ora coperte dalla neve, mentre in questa foto le vediamo dall’interno. Ci facciamo un bel giretto perlustrando quasi tutte le stanze, poi dopo aver camminato sopra l’edificio ed aver scattato una foto panoramica torniamo verso il piazzale e quindi ripercorriamo la galleria per tornare sul sentiero. La visitina ci porta via circa 45 minuti, ma non abbiamo fretta. Il sentiero riprende nel suo primo tratto sulla strada bianca che porta verso il rifugio Campolongo. Decidiamo però di non proseguire sulla strada e di prendere il sentiero anche per evitare la ressa inoltrandoci così nel bosco. Il percorso si fa un pò più ostico per la presenza di ghiaccio, insomma è ora di tirare fuori i ramponcini, pensate che in questo tratto troviamo perfino una ragazzina con il bob ferma su uno spigolo ed intenta a lanciarsi in discesa tra gli alberi, sembra quasi un tentativo di suicidio, la guardo e gli dico “non lo farai davvero?” Fortunatamente dopo un pò desiste, ero preoccupato ma soprattutto mi chiedevo dove erano i genitori? Lungo questo sentiero dovremmo incrociare il buso del Sciason. In un primo momento pensavo fosse questo (6.4 km, 1590 mt, 3h) la delusione è forte, tutto qua? Ma poco più avanti eccolo quello vero (6.6 km, 1574 mt, 3h 5′). Una ringhiera protegge i deboli di gambe, mentre poco più a destra un bel cartello di legno con alcuni disegni ne illustra lo sviluppo, profondità 96 metri. Riprendiamo la discesa verso il rifugio, ormai ne vediamo le fattezze ne sentiamo il chiasso, le piste da fondo pullulano di atleti, in lontananza il rifugio è pieno di gente, facciamo fatica a trovare due posti per sedersi e mangiare, ma alla fine ce la facciamo. Vorremmo assaporare la zuppa locale, ma c’è troppo da aspettare, optiamo per due bei toast farciti e caldi ed una buona birra. Con il panzone pieno riprendiamo il cammino verso l’auto, camminando sui prati coperti di neve a lato della strada. Mi è rimasto impresso ad un certo punto il passaggio in un cono d’ombra di alcuni abeti, pochi metri, ma lo sbalzo termico tra il sole e la zona d’ombra è stato veramente notevole e sensibile, sembrava quasi di aver aperto la porta di un frezeer, così, era solo per dire questa cosa che mi ha impressionato.
Spiazzo Garibaldi (9,3 km, 1526 mt, 4h 30′).