10/03/2019 Pozzale – rifugio Antelao (Cadore)

Distanza totale: 13,3 km (5.2, 6.7, 1.4)
Altitudine massima: 1849 m
Altitudine minima: 1150 m

Dislivello assoluto: 849 m
Dislivello totale: 912 m
Totale discesa: -911 m
Tempo totale: 5h 45′ (soste comprese)
Presenti: Bruno, Fede, Cippe, Luca, Silvano.

E’ stata un’annata avida di precipitazioni, ma non possiamo esimerci dal  fare un giretto sulla neve, anche se le ciaspole non le ho neppure toccate. Avevo in mente di fare una camminata da queste parti per ammirare l’Antelao da una prospettiva meridionale, da sud insomma. L’idea è di partire da Pozzale di Cadore per poi salire fino al Tranego, scendere a forcella Antracisa e raggiungere eventualmente il rifugio Antelo, se rimane tempo e voglia. Siamo in cinque, si fa una macchina, partiamo verso le 6:30 ed arriviamo a Pozzale verso le 8:30, due orette giuste. Lasciamo l’auto lungo la strada bianca, nonché sentiero 250, che si prende in uscita da Pozzale verso nord.

Partenza dal sentiero 250. Quota 1150 mt.
Ovviamente di neve non se ne parla, sembra più che altro di essere in autunno, lasciamo l’auto lungo la strada in uno slargo della stessa presso uno dei fienili, siamo infatti in località Fienili di Colle. Quello che più colpisce sono gli evidenti segni lasciati dalla tempesta Adrian, più conosciuta come Vaia, quella di fine ottobre 2018.  La cosa che più mi impressiona sono gli alberi spezzati a meta, capisco le radici sradicate da terra, ma vedere i tronchi spezzati lascia immaginare quale forza deve avere avuto la tempesta. Dopo un lungo e pensieroso sguardo a 360° ci incamminiamo in discesa sul sentiero 250 verso Pozzale con lo scopo di agganciarci al sentiero 252 che sale verso il monte Tranego. Qui ci sono due possibilità, la prima prevede di salire lungo la strada bianca che serpeggia in dolce salita lungo il versante sud-est del Tranego, la seconda possibilità di salita utilizza invece un sentiero più diretto e ripido segnalato da una tabella in prossimità di questo curvone. All’inizio il sentiero, che ora assume un aspetto degno di questo nome, è immerso nel bosco, seppur ferito dalla tempesta, ma più si sale e più questo si dirada lasciando spazio a brulli prati appena macchiati di bianco. E’ in questo primo tratto di sentiero che incontriamo un personaggio particolare. Mentre noi saliamo affannosamente la ripida salita arriva un tizio in braghette corte e maglietta, due bastoni nelle mani come racchette, probabilmente raccolti appena prima di partire, e zaino sulle spalle, un sacco di juta legato con uno spago a tracolla, fantastico. Sale come un scheggia, quasi di corsa. La cosa che più sorprende è il fisico, guardandolo arrivare nulla lascia presagire una tale prestanza fisica, ma appena ci supera lo osservo da dietro, mi colpiscono i polpacci, due masse impressionanti. Poco più avanti si ferma, ma solo per togliere la maglietta che ripone accuratamente nel suo particolare zaino, in sostanza rimane a petto nudo, e riparte, un fumetto. Peccato non avergli fatto una foto. Nel frattempo raggiungiamo una casetta (2.1 km, 1530 mt, 50′), diciamo una piccola baita, ma rimessa a nuovo, tetto in legno, legnaia, zona relax con tavolo e panche, sbirciamo anche all’interno attraverso una fessura sulla porta, si intravedono dei letti, una cucina economica e suppellettili varie, anche una radio, è sicuramente vissuta lo si deduce anche dall’esterno dove è stato ricavato uno spiazzo molto curato, con alberi a semicerchio a voler quasi delimitare una zona privata. Qui ci ricopattiamo aspettando Fede e Silvano che si erano un pò attardati. Facciamo uno spuntino veloce e riprendiamo a salire lungo il tracciato che dopo un po’ si ricongiunge con il sentiero 252 ufficiale (2.65 km, 1643 mt, 1h 25′). Ora nello spazio aperto la neve è più abbondante. Superati sei tornanti arriviamo in prossimità del valico oltre il quale si scende verso la forcella Antracisa. Bruno va giù in picchiata ed io lo seguo, ma dopo qualche secondo penso, siamo arrivati fino a qua vuoi non andare fino in cima al Tranego? Chiamo Bruno e torno sui miei passi. Proprio in cima al valico vi è una stradina che porta a questa casa privata (4 km, 1830 mt, 1h 55′) facciamo tappa qui ma insieme a Luca, fin che aspettiamo gli altri, faccio una puntatina fino in cima al Tranego a pochi metri da qui. Prima di arrivare al Tranego passiamo di fianco all’ex rifugio militare Plan, dietro al quale si accede alla cima del Tranego, punto panoramico eccezzionale se non fosse per la pessima giornata, nubi dappertutto, neppure una foto sono riuscito a fare, non si vede assolutamente nulla.

Monte Tranego (4,3 Km, 1849 mt, 2h 10′).
Torniamo subito di sotto verso la casetta dove ritroviamo gli altri, decidiamo di fare uno spuntino, che diventa praticamente un pranzo, quindi ormai riposati e rilassati dopo una mezzora abbondante di pausa riprendiamo il cammino sul sentiero 252 in discesa verso la forcella Antracisa (5.9 km, 1691 mt, 3h 5′, ). Da questo punto il paesaggio diventa più tipicamente invernale, la neve è più abbondante ma comunque battuta, la salita è docile, ed anche il tempo sembra essere dalla nostra parte, compare il sole. In breve siamo al rifugio Antelao, un quarto d’ora dalla forcella Antracisa, anche meno.

Rifugio Antelao (7,3 Km, 1796 mt, 3h 15′).
Il tempo di tirare fuori la macchinetta non c’è, le nubi riavvolgono l’Antelao che si era per un attimo liberato del fastidioso mantello. Pazienza non ci resta che bere qualcosa al rifugio, la panza è ancora piena, ma un caffé me lo faccio volentieri. Prima di entrare nella terrazza antistante al rifugio dove sono posizionati i tavoli due simpatici cartelli attirano la mia attenzione. Il primo dice di togliere i ramponcini, giusto, altrimenti si rovinerebbe il tavolato, anche le racchette con le loro punte sono dannose, ma dove le metto? Non è forse il caso caro gestore di predisporre un porta “robe” come fanno nei rifugi più funzionali? Il secondo cartello però è quello che mi urta i sentimenti, in buona sostanza dice che se utilizzati i tavoli per consumare vivande tue devi passare alla cassa e pagare 3 euro. Mai visto un cartello così, molto accogliente devo dire, vabbé ne prendo atto. Tolgo i ramponcini, appoggio lo zaino sulla panca ed entro in rifugio per prendermi il caffé. All’ingresso trovo degli interessanti articoli appesi alle pareti, soprattutto quello sulla fondatrice del rifugio, tale Giovanna Zangrandi (1910-1988). (Approfondimentolink). Torno al tavolo con la mia tazzina e mi siedo per godermi il caffé, nel frattempo sono arrivati tutti, Bruno mi fa compagnia sorseggiando una birra. Non mi accorgo neppure che Fede sta mangiando un panino, ma il gestore evidentemente ci sta controllando dall’interno, si precipita al tavolo ed invece di accoglierci con un bel “come va?”, o che ne so, “da dove arrivate?”, “dove siete diretti?”, “gradite qualcosa?”, no, si premura di avvisarci che avendo consumato cose nostre dovremmo pagare 3€, ci aspetta alla cassa. Nessun problema ovviamente, ma che fastidioso, urge un corso di accoglienza. Magari con un approcio diverso avremmo consumato ancora, una fetta di dolce, una birra, ma così non ci siamo, ma se per te va bene così nessun problema, dopotutto “te si el paron”. Lasciamo il rifugio (abbiamo pagato i 3€) con il sorriso sulla faccia e ci avviamo di nuovo verso la forcella Antracisa. Ripercorriamo quindi a ritroso il sentiero 252, giunti alla forcella però deviamo a sinistra sul sentiero 250 (8 km, 1691 mt, 4h 22′). All’inizio il percorso si svolge in mezzo ad un fitto bosco di abete e faggio, ogni tanto qualche segno lasciato dalla tempesta Vaia, poi ci innestiamo nella strada bianca che scende verso Pozzale (8.9 km, 1515 mt, 4h 40′) ma sempre immersi nel bosco di abeti. Passiamo il rifugio Pra Piccolo e ci buttiamo sulla lunga discesa che porta fino a Pozzale e nel nostro caso ai fienili di Colle dove abbiamo lasciato l’auto. Ancora una volta ciò che ci sta intorno impressiona. Proprio mentre ci stiamo cambiando arriva un gruppo di fuoristrada, sembrano dei forestali, ma non lo sono, chiediamo lumi, uno dei ragazzi ci spiega che sono venuti a fare delle rilevazioni sul territorio per programmare la sistemazione del bosco, recupero alberi rotti e legname, nuova piantumazione, eccetera. Non mi resta che concludere con una panoramica del luogo.

Fienili di Colle (13,3 Km, 1180 mt, 5h 45′ soste comporese).
Ancora una volta bravi tutti ed alla prossima.

Leave a Response