09/06/2019 Giretto sulla piana di Marcesina
Distanza totale: 17,2 km (4,7↑ 6,5↓ 6↔)
Altitudine massima: 1443 m
Altitudine minima: 1300 m
Dislivello assoluto: 143 m
Totale salita: 365 m
Totale discesa: -392 m
Tempo totale: 5h (soste comprese)
Presenti: Luca, Pedro, Picco.
Lo scorso anno avevo proposto questa escursione spinto dalla curiosità di camminare lungo la linea di confine stabilita tra la Serenissima e l’impero Asburgico e segnalata da numerosi cippi molti dei quali numerati e segnalati nelle mappe, tra cui il numero 1, che non è quello di Paperon de Paperoni, ma il cippo che si trova più a nord nell’altopiano sulla linea di confine che poi precipita giù nella Valsugana. Ora purtroppo il sentiero dei cippi è diventato, grazie alla tempesta Vaia, quello dei ceppi, come si può evincere dalle foto, tempesta che ormai avevo rimosso dai ricordi.
Rifugio Barricata. Quota 1340 mt.
Già salendo in auto e guardando il panorama era chiaro che non sarebe stato facile, ma una volta lasciato il mezzo dopo l’albergo Marcesina ed intrapreso il sentiero 869 che lascia a sinistra la strada asfaltata ciò che ci si presenta davanti va oltre ogni immaginazione. Vediamo la tabella che indica il sentiero dei Cippi, tutto il resto è sotto gli alberi. Proviamo ad addentrarci, ma a parte qualche sprazzo dove si cammina liberamente tutto il resto è impraticabile o meglio richiede tempo, sforzi ed attenzione notevoli per superare gli ostacoli. Decidiamo così di risalire in auto e provare più avanti, a metà percorso. Ci spostiamo presso il rifugio Barricata dove lasciamo l’auto sul parcheggio e ci incamminiamo sulla strada bianca che porta verso il bosco in direzione ovest, ce ne sono due in realtà, noi prendiamo quella a sinistra. La strada si innesta sul sentiero 869 che in un primo momento è ben percorribile. Dopo circa 700 metri incrociamo sulla destra il bivio (0.7 km, 1355 mt, 10′) che porta verso il sentiero dei Cippi e qui ricominciano i problemi. Vediamo il sentiero dall’alto scorrere sotto di noi mentre camminiamo sui tronchi degli alberi. Ogni tanto riusciamo a scendere a terra e questo ci stimola a proseguire poi però la situazione peggiora. Davanti a noi una distesa inestricabile di tronchi, rami ed aghi di pino. Impossibile andare avanti, decidiamo di tornare sui nostri passi e riprendere la strada bianca, che sembra sgombra, e fare quindi un giro sulla piana dove è possibile camminare senza mettere a repentaglio le nostre gambe, già segnate tra l’altro, ma anche perché per fare si e no quattro/cinquecento metri ci abbiamo impiegato ben 40 minuti. Ci inoltriamo quindi lungo la strada segnata come 869B, sotto un sole cocente, alberi non ce ne sono più, ed affidandoci a Pedro che ha in mente un giretto da fare, intanto puntiamo al cimitero di guerra presente poco distante. Mentre camminiamo noto sulla destra questi strani aggeggi, poi guardando meglio vedo che sono dei cingoli, li utilizzano le macchine che si arrampicano lungo i pendii per prelvare i tronchi, ce se sono in funzione un paio anche oggi nonostante sia domenica, alla loro destra sulla foto si notano anche le tracce lasciate sul terreno, sono gli Harvester o abbattitrice in italiano. Passiamo nei pressi di malga Buson (3.4 km, 1397 mt, 1h 27′) e poi continiuamo verso l’albergo Marcesina. Prima di arrivare all’albergo alla sua sinistra s’intravede una croce di legno e poco più avanti una chiesetta. Là esisteva l’ospedale da campo N. 89, uno dei 35 ospedaletti che accoglievano i feriti e i caduti delle battaglie combattute sull’Altopiano d’Asiago nel corso della Grande Guerra. Non lontano dall’ospedaletto c’è un piccolo cimitero di guerra a cui si perviene svoltando a destra al bivio (4.21 km, 1379 mt, 1h 38′) con dei sassi sormontati da una croce e una lapide con la seguente dicitura: Dei prodi discesi dai monti tra bende vermiglie di sangue sorridendo alla morte la Patria riconoscente qui custodisce le spoglie i nomi e la gloria. Un piccolo masso con la seguente incisione: PAOLO MASCIA Sold. 151° FANT. indica il luogo dove fu sepolto il fante della Brigata Sassari Paolo Mascia di Antonio, nato a Villamassargia (CA), distretto Militare di Cagliari, il 4 giugno 1883 e deceduto il 16 luglio 1916 a causa di ferite riportate in combattimento. Era stato ferito il 16 giugno 1916, quando il suo reggimento stava attaccando le truppe austro-ungariche nei pressi di Monte Spill, con l’intenzione di riconquistare il Monte Fior che era caduto in mani nemiche durante l’offensiva austroungarica di primavera denominata “Strafexpedition”. I resti presenti in questo cimitero sono stati trasferiti nel sacrario Leiten di Asiago. Tutto ciò recuperato dal web, noi abbiamo visto solo la croce del cimitero da lontano. Dopo aver fatto una breve pausa merenda/pranzo sotto l’ombra di uno dei pochi abeti rimasti nei pressi del cimitero (4.6 km, 1384 mt, 1h 45′) ci dirigiamo spediti verso l’albergo Marcesina.
Albergo Marcesina. (6,8 km, 1364 mt, 2h 34′).
Subito dopo l’albergo in direzione nord prendiamo a destra (6.9, 1364 mt, 2h 34′) il sentiero 869 verso il passo della Forcellona. Ancora una volta le cataste di tronchi fanno capire l’entità del disastro provocato dalla tempesta Vaia. Raggiunta la forcella (8.9 km, 1438 mt, 3h 04′) abbiamo una bella sorpresa, quando ormai ci eravamo dimenticati dei cippi, eccone qua uno, pure segnalato, è il cippo regio 22-y situato al passo della Forcellona a quota 1435 metri. Valicata la forcella il panorama si apre e diventa un pò più verde. Lasciamo il sentiero 869 (9.32 km, 1389 mt, 3h 10′) e prendiamo a sinistra verso malga Campo di Sopra (10.5 km, 1443 mt, 3h 28′) nei pressi della quale troviamo uno di quei mostruosi mezzi adibiti alla raccolta dei tronchi, si tratta di un Forwarder o trattore articolato in italiano. I cingoli li ha ancora addosso, e poco più avanti, prima di arrivare alla malga Val Brutta (11.2 km, 1443 mt, 3h 28′) il lavoro che lo sta aspettando è evidente lungo la strada. Superate le due malghe dopo aver fiancheggiato il rio Val Brutta ci inoltriamo in un tratto di bosco integro, ombroso e fresco, facciamo una specie di tornantone, o invesione a U fino a raggiungere il rio La Valle, proprio dove sgorga, una delle rare sorgenti dell’altopiano. Superata la sorgente e risaliti leggermente torniamo negli spazi aperti della piana di Marcesina e proprio quando andiamo a sfiorare il sentiero 869B ecco la seconda sorpresa, un altro cippo (13.8 km, 1327 mt, 4h 15′). Questo è proprio bello, è il 19-T. Noto un cartello lì vicino, Luca lo raddrizza e … sorpresa, è una copia, l’originale è depositato presso l’Esposizione Storica del Libro Fondiario e del catasto di Trento. In effetti era troppo bello per essere quello originale, va bene lo stesso. Ora camminiamo in spazi aperti, in lontananza l’albergo Marcesina, ed i boschi violentati dalla tempesta. Di recente ho letto il libro di Peter Vohlleben, “La saggezza degli alberi”, nel quale in più occasioni l’autore ripete che per questo tipo di alberi, cioè pini, pecci e larici, è assolutamente normale una devastazione del genere quando si manifestano eventi atmosferici violenti. In sostanza il bosco deve essere più equilibrato, e non monotipo come erroneamente è stato fatto nel primo dopoguerra per rigenerare la natura distrutta dal conflitto. Il bosco saprà rigenerarsi come sempre, il problema è come interferirà l’uomo questa volta. Ad ogni modo concludiamo l’allegra scampagnata, ci innestiamo sulla strada (15.5 km, 1364 mt, 4h 34′) e procediamo a destra verso il rifugio Barricata, raggiunta la base del monte Cucco lasciamo la strada (16.8 km, 1360 mt, 4h 50′) ed in breve raggiungiamo l’auto nel parcheggio del rifugio Barricata.
Parcheggio rifugio Barricata (17.2 km, 1340 mt, 4h 55′)
Tornando indietro consumiamo la consueta birra all’albergo Marcesina dove scatto quest’ultima foto nella quale sullo sfondo giganteggia cima D’Asta (2847 mt). Come sempre bravi tutti ed alla prossima.