14/08/2019 Monte Pavione (Vette Feltrine – Dolomiti Bellunesi)

Distanza totale: 15 km (7,8↑ – 6.4↓ – 0.8↔)
Altitudine massima: 2335 m
Altitudine minima: 1012 m

Dislivello assoluto: 1323 m
Totale salita: 1538 m
Totale discesa: -1538 m
Tempo totale: 8h (soste comprese)

Presenti: Bruno, Cippe, Luca, Luca’s friend.

Bruno mi chiede se ho voglia di fare un giretto in montagna, è in astinenza, ed ha bisogno di ritemprarsi. Ovviamente accetto e chiedo dove andremo. La sera prima di partire mi arriva il link dell’escursione: Monte Pavione. Accipicchia, perdindirindina, è un giro che ho già fatto, ma anch’io ho voglia di muovermi e non rinuncio, oltretutto siamo in un periodo diverso, la precedente escursione l’ho fatta in autunno, esattamente il 14/11/2013, vedi il post, ed era una giornataccia. Arrivati a Croce d’Aune da Pedavena lungo la SP473 prendiamo una stradina sulla destra che sale verso località Cimamonte, sono poche centinaia di metri, parcheggiamo l’auto esattamente nello stesso posto dell’altra volta, in corrispondenza di un bivio con cartelli ed una fonte d’acqua. A destra parte l’AV2, a sinistra dal bosco arriva il sentiero “Cammino delle Dolomiti” da cui arriveremo al rientro.

Cimamonte. Quota 1047 mt.
Vestizione e partenza, il sentiero 801 (anche AV2) va su dritto verso il rifugio dal Piaz inoltrandosi fin da subito in un fitto bosco misto di faggi ed abeti solo parzialmente scalfito dalla tempesta Vaia dello scorso anno. Il percorso interseca più volte la strada bianca che sale serpeggiando al Pavione lungo il versante sud del Masieron (1837m) e che volendo si può utilizzare in alternativa al sentiero aumentando però di circa 3 km la lunghezza ma diminuendo la pendenza. Lungo il sentiero ci sono diversi ceppi sapientemente scolpiti da abili mani. Ovviamente noi scegliamo il sentiero che come detto interseca la strada in due punti il primo quasi subito (0.3 km, 1100 m, 5′ ) e ed il secondo più avanti (0.9 km, 1250 m, 18′). Entrando in strada, uno spettacolo vederla dall’alto, occorre fare attenzione a ritrovare il sentiero perché non sempre è segnalato anche se è abbastanza evidente la traccia, ma se si chiacchiera …. In alcuni curvoni sono chiari i segni lasciati dal qualche slavina, tipica di questi pendii erbosi come troveremo descritto nei cartelloni al rifugio, nella foto quasi tutti i paletti di protezione sono piegati. Superiamo un punto panoramico verso ovest (1.64 km, 1375 m, 36′) dove il sentiero svolta decisamente a destra e sale la cresta sopra il crinale dei Cavai. Poco più avanti ad un bivio (2.3 km, 1580 m, 52′) proseguiamo a sinistra, a destra si entra sulla strada prima, noi invece ci sbuchiamo un po’ più avanti (3 km, 1645 m, 1h 12′). Proseguiamo sulla strada per un tratto per poi tornare sull’erba seguendo una traccia a destra (3.25 km, 1675 m, 1h 20′) che taglia ancora una volta la strada bianca. Le intersezioni si susseguono numerose ma superata quota 1900, si inizia ad intravedere il rifugio, ormai gli spazi sono aperti, la vegetazione con fusto rada se non inesistente e si può continuare a vista ed a piacere.

Rifugio dal Piaz (4,5 km, 1973 mt, 2h).
Pausa ristoratrice e panoramica, visto che le nubi se ne stanno andando, e giretto intorno al rifugio oltre che dentro. Interessante questo angolino con vari decori di legno fatti a mano, all’ingresso invece una scure di legno. Un bel cartellone spiega l’interessante itinerario “i circhi delle vette” che permette di toccare con mano, e con i piedi, l’interessante anello che si sviluppa su una spettacolare successione di circhi glaciali sospesi (buse) modellati dall’ultima glaciazione oltre che dal carsismo. Altri due cartelloni illustrano vari percorsi da fare in zona ed un po’ di storia sul rifugio Dal Piaz. Dopo aver bighellonato un po’ non ci resta che riprendere il cammino, lasciamo il rifugio dirigendoci verso la linea di cresta che parte dal passo Le Vette Grandi situato pochi metri dietro al rifugio. Appena s’inizia a salire sul sentiero 817 e presa un po’ di quota sulla destra appare subito evidente quanto letto prima al rifugio in merito ai circhi delle vette, il panorama è il seguente

potrebbe essere interessante fare un giretto con l’archeologo che ci farebbe in questo caso da cicerone illustrandoci e spiegandoci per benino morfologia e geologia del luogo e magari con un po’ di fortuna trovare qualche bel fossile come ha fatto quel rotto in …. che ho incrociato in senso opposto, dopo qualche metro si è chinato e ne ha raccolto uno, messo subito nello zaino. Camminare sulla linea di cresta è veramente spettacolare, nel 2013 non avevo potuto apprezzare più di tanto a causa delle nubi, ma oggi è diverso ed in più ci sono una miriade di fiori, come scritto all’interno del rifugio “venite a vedere i nostri fiori” devo dire che è proprio vero, ci sono anche le stelle alpine. Mi diletto quindi in diversi tentativi di macro e questo mi viene che è uno spettacolo. Tra un fiore l’altro quasi svolazzando arriviamo in cima, in realtà è necessario salire e scendere un paio di volte, prima si supera Vette Grandi (5.4 km, 2130 m, 2h 58′), si scende alla sella della Cavallade (2081), si sale al Col di Luna (7 km, 2295 m, 3h 43′), si scende ancora fino a quota 2218 per poi risalire con un ultimo e più impegnativo, ma breve, strappo fino ai 2335 metri del Pavione.

Monte Pavione (7.7 km, 2335 mt, 4h 10′).
Direi che un bel pranzetto qui sopra ci sta proprio bene, il panorama non è male, peccato che le nuvole stanno riprendendo il sopravvento. Le pale di San Martino sono tagliate da densi nuvoloni bianchi e grigi carichi di pioggia, in fondo nella valle Fiera di Primiero è ancora ben visibile. Sentiamo anche qualche goccia di pioggia, che palle, decidiamo così di ripartire scendendo verso il passo del Pavione (9 km, 2059 m, 5h 8′) che raggiungiamo in 20′ minuti circa sempre accompagnati da tanti bei fiorellini, la discesa è dolce fino alla punta di cima Monsapiano (2280 m) superata la qule il percorso si abbassa verso il passo con notevole pendenza ma senza particolari difficoltà. Raggiunto il passo è ben visibile sotto di noi malga Monsanpiano, a cui si arriva in circa 15′. Una volta raggiunta la malga (10 km, 1902 m, 5h 30′) ci soffermiamo a curiosare un pochino nei paraggi. Entriamo anche dentro, la porta è aperta, e devo dire che non è male. Sicuramente qualcuno è stato qui poco fa, ha consumato il pranzo e sul tavolone sono ancora presenti i rimasugli, disordinato, un bel camino a legna adorna la stanza, ed una scaletta permette di accedere di sopra dove immagino ci sarà la zona notte, sulla mappa del navigatore in effetti leggo Bivacco Monsanpiano. Finita la perlustrazione ripartiamo, da qui è possibile tornare al rifugio dal Piaz tramite il sentiero 810 che scorre pressoché in piano sotto il versante sud del Pavione, eventuale percorso alternativo di rientro, noi invece proseguiamo in discesa sempre sul sentiero 810 o di sant’Antonio che cala verso Aune. Si scende, e di brutto, il percorso si fa più ostico soprattutto nel tratto antistante il passo di Sant’Antonio, dove a tratti la traccia è anche poco visibile, alcuni segni sparsi qua e la confermano che si è sulla strada giusta. Dalla malga si prende una labile traccia sulla sinistra che attraversa il pianoro antistante la stessa ed al termine del quale la pendenza aumenta notevolmente. La vegetazione è rigogliosa, il sentiero poco visibile e soprattutto poco percorso, non c’è anima viva, siamo soli a parte qualche camoscio che bruca indisturbato. Raggiungiamo il passo di San’Antonio (10.9 km, 1807 m, 6h 13′) mezzora circa dalla malga, dove decidiamo di sostare brevemente per riposare e fare uno spuntino. Ci sono pure le stelle alpine, proprio sul masso dove sto per sedermi. Riprendiamo il cammino sempre in forte discesa, fino a quota 1200 dove la pendenza finalmente si attenua e dove troviamo le prime case. Una di questa in particolare attira la nostra attenzione, se non altro per un splendido maggiolone parcheggiato di fuori, è in condizioni perfette grazie alla passione del proprietario che troviamo poco più avanti intento a sventrare un abete per fare una nicchia dove mettere chissà che cosa, facciamo due chiacchiere con il personaggio che ci racconta della sua passione. Il sentiero 810 o di S.Antonio scende dritto fino ad Aune occorre quindi fare attenzione ad un certo punto prendere la sinistra ad un bivio (12.6 km, 1150 m 7h 12′). Non ho fotografato il bivio che porta in località Le Val caratterizzata da alcuni edifici ben ristrutturati sparsi qua e la nelle radure che si aprono in mezzo al bosco. La strada bianca continua a scendere lasciando sulla sinistra località Orzai e Masiera, si giunge quindi ad un altro bivio fondamentale (13.7 km, 945 m, 7h 40′). Ecco dove avevamo sbagliato io e Paolo nel 2013 andando dritti e scendendo ad Aune costringendoci poi ad una noiosa risalita su strada asfaltata verso Croce d’Aune (fatto autostop). A questo bivio prendiamo a sinistra sempre su strada bianca, non ci sono cartelli, sulla cartina è indicata come cammino delle Dolomiti, si dovrebbe risalire un pochino fino a quota 1100, siamo proprio poco sopra ad Aune, noi però perdiamo la traccia più o meno qui (14 km, 970 m, 7h 45′) distratti dalla facile strada bianca e da alcune case che in lontananza attirano la nostra attenzione mentre il sentiero probabilmente sale a sinistra. Fino alle case tutto bene poi però la strada finisce e ci dobbiamo inventare un percorso in mezzo ai prati fino a sbucare in contrada Fontane dove ci rimettiamo nuovamente sulla strada bianca che scende comodamente verso Cimamonte ed in pochi minuti arriviamo all’auto.

Auto a Cimamonte (15 km, 1047 mt, 8h).
Bravi tutti, alla prossima.

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