27/10/2019 Riffugio Tissi (Agordino)
Distanza totale: 20.2 km (8.8↑ – 9↓ – 2.4↔)
Altitudine massima: 2281 m
Altitudine minima: 1135 m
Dislivello assoluto: 1146 m
Totale salita: 1287 m
Totale discesa: -1329 m
Tempo totale: 8h (soste comprese)
Presenti: Antonio, Cippe, Francesca, Luca R., Pedro, Silvano.
Finalmente, sono anni che miravo a fare questa escursione in questo periodo, ho letto un gran bene su questi posti dove i colori autunnali esaltano la già spettacolare natura. Siamo in sei, un bel numero, abbiamo pure la presenza femminile che mancava da un bel pezzo e riusciamo anche a fare una macchina unica. Partiamo intorno alle 7. Lasciamo l’auto nei pressi di Capanna Trieste, davanti alla quale vi è un ampio parcheggio, oggi pressoché vuoto, ma qualcuno c’è. L’obiettivo è il rifugio Tissi, ma potrebbe anche essere che ci fermiamo prima, vedremo strada facendo in base ai tempi di percorrenza.
Capanna Trieste. Quota 1135 mt.
Vestizione lunga, siamo all’ombra e fa fresco, ma la giornata è splendida, il sole promette temperature degne d’inizio primavera e quindi è necessario studiare bene l’abbigliamento a cipolla. Superato il rifugio l’asfalto lascia il posto alla ghiaia e poi alle pietre trasformando il percorso nella più classica delle strade bianche è il sentiero 555 che resterà tale fino al Vazzoler, fin da subito i colori autunnali cominciano a dare spettacolo. Nonostante siamo ancora all’ombra il contrasto tra il bianco della strada ed il verde, giallo, marrone delle piante è notevole, a tratti la vegetazione si dirada lasciando intravedere le torri del Civetta dove il sole già illumina le pareti in netto contrasto con il bosco ancora assopito nella luce mattutina. Una cascata bianca e spumosa si nasconde tra alcuni larici che gli fanno da guardia mentre il sentiero inizia a salire come un serpente al cospetto della Torre Trieste che sopra le nostre teste sembra intavolare una sfida con la vicina Torre Venezia (a sinistra) su chi arriva più in alto. Al terzo tornante scopriamo che il dottor Ginetto si è fatto la capanna (1.4 km, 1345 m, 30′), è il momento giusto per voltare le spalle e cominciare a rendersi conto di cosa offre il panorama in questi luoghi ed in questa stagione. Spunta la Torre Venezia che sembra voler dirigere i colori del bosco nel placido e costante susseguirsi delle stagioni, e la Torre Trieste la osserva, immobile ed autoritaria dall’alto dei suoi 2458 metri. Tornante dopo tornate continuiamo a salire senza troppa fatica e sempre buttando lo sguardo a valle dove il sole ha ormai acceso i larici. Al terz’ultimo tornante superiamo il bivio con con l’AV1 (2.1 km, 1460 m, 43′) che ora scorre in comune con il 555. Davanti a noi in fondo alla strada bianca la luce del sole e la Torre Venezia ci indicano la via, ma prima un ultimo sguardo alla valle che a breve non vedremo più, ora anche il suo versante est è illuminato, li dove corre l’alta via numero 1 tra Cima Nevere (2621 m) ed il Cimon dei Zoldani (2494 m) in alto ed il col Palazin ed il col de L’Ors in basso, dove i larici così fitti e biondi sembrano i riccioli di un putto, a queste montagne gli mancano solo le ali per volare, stupendo! Il sopraggiungere del sole è un taglio netto, come un interruttore, e così mentre la Torre Trieste orchestra i suoi legni raggiungiamo quota 1524 in corrispondenza dell’ultimo tornante che segna l’inizio del Pian delle Taie proprio sotto la Torre Trieste ed il Castello della Busazza. Alla fine del pian delle Taie un sentiero sulla destra (3.3 km, 1620 m, 1h 20′), il 558, porta proprio sotto la Torre e poi verso altezze ardite, noi proseguiamo dritti attraversando i torrenti Val dei Cantoi, subito dopo il bivio, e delle Mede (3.9 km, 1685 m, 1h 30′) privi di acqua, da qui in breve arriviamo al rifugio Vazzoler.
Rifugio Vazzoler (4,3 km, 1714 mt, 1h 35′).
Il rifugio edificato sul Col Negro di Pelsa domina la val Corpassa che fa da confine naturale tra i contrafforti del versante sud della Civetta ed il gruppo della Moiazza. Pausa ristoratrice e soprattutto visione del panorama in questo luogo che ha qualcosa di magico e la cui bellezza lascia senza parole, in particolare in questa stagione. Osservare, pensare, riflettere, gioire, il silenzio in questo caso è d’oro come i larici illuminati dal sole e regala delle emozioni uniche. E’ difficile rendere con una foto ciò che vede l’occhio, ne ho scattate diverse, ma nessuna mi regala le forti emozioni vissute in quei momenti guardando il panorama verso la casera di Pelsa, un tripudio di colori, caldi ed avvolgenti. Alle spalle del rifugio sulla destra domina la Busazza (2894) e davanti a tutti la Torre Trieste (2458), alla sinistra del rifugio la Torre Venezia ed i suoi gendarmi, ho letto in un post che sulla Torre Venezia è possibile scorgere o immaginare il volto della Bianca Signora non so da quale angolazione lascio immaginare a voi. Riprendiamo il cammino puntando al Tissi e scaldati dal sole sul sentiero numero 560 che gira intorno alla Torre Venezia salendo dolcemente fino al Col del Camp ed alle case Favretti (5.6 km, 1827 m, 2h 20′) dove oltre ai bellissimi prati è presente una fonte d’acqua, occorre avere pazienza, è proprio un filo d’acqua, ma non abbiamo fretta. Da qui è possibile ammirare la Torre Venezia con un’altra visuale la quale mette in risalto la possenza del monolite. Aggirata la Torre si supera prima il Pian di Pelsa e quindi si accede al pianoro delle Forzeléte dal quale è finamente visibile il Tissi, lontanissimo, la distanza spaventa, oltretutto in questo tratto incontriamo un gruppo di persone che stanno procedendo in senso opposto, ci dicono che stanno rientrando, volevano arrivare al Tissi, ma secondo loro è troppo tardi. Il pianoro è veramente carino, si trova poco sotto i 2000 metri e si presterebbe anche ad un pernottamento in tenda, altrettanto meraviglioso è il versante nord della Civetta che inzia a mostrare tutta la sua imponenza. Alla fine del pianoro sulla sinistra si stacca il sentiero 567 che porta al bivacco Col Mandro (6.8 km, 1954 m, 2h 50′), proseguiamo dritti fino a raggiungere un bivio (8.5 km, 1970 m, 3h 20′) che permette di salire al col Rean da due lati uno più ripido e diretto, quello di sinistra, e l’altro più dolce. Scegliamo la sinistra e dopo pochi metri la scelta ci regala questa scorcio panoramico, è un anteprima di ciò che vedremo in cima, una specie di avviso per cuori deboli, della serie preparatevi. Mentre aspettiamo gli altri per ricompattarci con Luca mi diverto a riconoscere più cime possibile, inequivocabile la Tofana di Rozes, quel bel piramidone al centro e sotto alla sua sinistra l’Averau, ancora più a sinistra le creste frastagliate sono i Fanis, davanti il col Dei Bos, ancora più a sinistra il Lagazuoi, si intravede anche il rifugio, infine le Conturines, può bastare. Da questo punto parte anche un snetiero, il 563, che scende fino a Masarè e quindi ad Alleghe, deve essere assai ripido. Continuiamo a salire, la fatica si fa sentire a questo punto della giornata, ma all’improvviso ecco il Tissi con il suo meraviglioso cuore.
Col Rean (10 km, 2281 mt, 4h 10′).
Neppure lo sforzo di togliere lo zaino, è talmente grande la sopresa, lo stupore, la meraviglia, che prendo la macchinetta ed inizio a scattare, non credo ai miei occhi, complice il meteo favorevole certo, ma il punto di osservazione è eccezzionale, mi spiace ma vi dovete sorbire la carrellata, inziamo dalla regina, la Marmolada con punta Penia (3343), all’estrema sinistra l’Ombretta (3011), all’estrema destra il Sassolungo (3181), il Piz Boé (3152), a sinistra il Sass Pordoi (2950), i SetSass (2390) ed a sinistra ancora verdeggiante il Col di Lana (2452, ci dobbiamo andare) a destra la montagna innevata è il Grande Mèsule (3479) sul confine italo-austriaco e quindi la propaggine meridionale delle Conturines che vediamo bene in questa foto, a destra delle Conturines le frastagliate cime dei Fanes con davanti il monte Pore (quello verde) a destra l’Averau (2648) e la Tofana di Rozes, le Tofane le vediamo meglio qui da sinistra Rozes (3225), Di Dentro (3238), Di Mezzo (3244) poi a destra il Cernera (2664) e quindi i Lastoi de Formin (2657), sotto i nostri piedi Alleghe con il suo lago, alle nostre spalle il Pelmo (3172) e la strepitosa parete della Civetta e ovviamente noi. Non mi resta che mostrarvi un panorama generale:
Panoramica video
Certo soprattutto oggi con un tempo così me ne starei seduto ad osservare per delle ore, ma il sole sta calando, la luce sta cambiando, è ora di rientrare, a malincuore ci avviamo in discesa questa volta utilizzando l’altro percorso, più dolce. Prima però una foto ricordo con il cuore del Tissi. Il sentiero come dicevo scende dolcemente da questa parte lungo la parete nord della Civetta, davanti a noi un’infinità di Larici accendono i pendii con i loro colori accesi, sembra che qualcuno abbia preparato queste montagne per il Natale e si sia dimenticato le luci accese, ma non vi è bisogno di addobbarle sono già spettacolari al naturale. Arriviamo al bivio di salita al Tissi proprio con il sopraggiungere delle prime ombre. Per un po’ il sole va e viene, tratti in ombra si alternano a tratti al sole che illumina e riscalda le pareti, ma quando raggiungiamo la piana delle Forzèlete del sole non vi è più traccia. Nel pianoro ormai la luminosità scarseggia e l’ambiente è rischiarato dalla luce riflessa della Civetta nei cui versanti spicca qualche isolato, coraggioso ed impavido larice, anche loro stanno aspettando il tramonto. Alle nostra spalle ci saluta il Tissi, che lo zoom permette di avvicinare, poi il sole ci saluta illuminando la Torre Venezia, i contrafforti della Civetta, la Moiazza, il Framont, davanti a noi i piani di Pelsa ci regalano contrasti cromatici degni di un Van Gogh, ma ve lo ricordate il Mont Alt de Framont, escursione del 2006, ancora non scrivevo gli articoli, caricavo solo le foto, potete rivederle a questo link, eccolo qua il crinale del Framont illuminato dagli ultimi raggi di sole. Scendiamo verso le case Favretti, senza fretta, guidati dalla Torre Venezia, annichiliti dalle virate cromatiche dei larici, abbagliati dalle pareti della Moiazza, le raggiungiamo. Da questo punto si torna dentro il bosco, la luce cala ulteriormente, le roccie iniziano a virare il loro colore verso il caratteristico rosa dolomitico, lentamente l’ombra della sera spegne pian piano le pareti della Moiazza, eccola risalire anche cima della Sasse (2878) e la Torre Trieste (2458), solo la Busazza (2894) a sinistra risplende orgogliosa ed abbagliante e per ora immune, ma è solo questione di tempo, ben presto la notte stenderà anche su di lei il suo velo scuro, ormai ci siamo, gli ultimi metri li percorriamo con la torcia accesa è buio pesto quando arriviamo alla macchina.
Capanna Trieste (20.2 km, 1135 mt, 8h soste comprese).
Meravigliosa escursione, grazie a tutti della piacevole compagnia. Un bacione ed un abbraccio. To the next.