15-16/02/2020 Rifugio città di Fiume (ciaspole)
Rifugio città di Fiume (giorno 1) 15/02/2020.
Distanza totale: 4,5 km (2,7↑ – 1,5↓ – 0,3↔)
Altitudine massima: 1975 m
Altitudine minima: 1670 m
Dislivello assoluto: 305 m
Totale salita: 528 m
Totale discesa: -274 m
Tempo totale: 1h 55′ (soste comprese)
Presenti: Antonio, Francesca, Cippe, Luca R., Vigodarzere group.
Già dall’autunno scorso Silvano iniziò ad aggiornarci con varie informazioni relative alla ciaspolata, proponendo sorprendentemente un weekend di metà febbrario, fuori dal canonico mese di gennaio. In un primo momento si mirava all’Altissimo, ma poi complice la poca chiarezza del gestore, si è deciso per il città di Fiume, con grande gioia da parte mia perché sicuramente la posizione di questo rifugio è fantastica e ben si presta a svariate possibilità di escursione.
Parcheggio auto. Quota 1670 mt.
Il gruppone si divide in due sottoguppi, il primo, quelli di Vigodarzere, parte al mattino, il secondo, i fantastici quattro, parte il primo pomeriggio dopo pranzo. Io e Luca ci troviamo a Camposampiero da Antonio e Francesca, poi su fino alla Postumia, A27, quindi da Longarone SP251 per Forno di Zoldo, Pecol e passo Staulanza. Non ci fermiamo al passo, scendiamo un pochino fina ad un parcheggio da cui parte la strada bianca che sale fino al rifugio. Il parcheggio è normalmente pieno, ma arriviamo ad un orario ideale, dopo le 16, molta gente ha già fatto rientro e posto ne troviamo in abbondanza. Preparativi, ciaspole, scarponi, ghette, zaini e via, ci incamminiamo in salita sul sentiero 467 guardati a vista dal Pelmo. Deve essere stata una giornata splendida, il cielo è terso. La docile strada bianca, coperta da uno strato compatto ed uniforme di neve che non richiede l’ausilio di altri accessori se non un buon paio di scarponi, sale verso il rifugio. Il bianco ed omogeneo candore della neve è colorato qua e la da nugoli di aghi di pino e dai raggi del sole in deciso e costante abbassamento verso l’orizzonte. Alle nostra spalle il Pelmo si erge in tutta la sua imponenza. Giunti a malga Fiorentina (1,3 km, 1861 m, 30′) la vegetazione ci permette di ammirare la panoramica verso ovest, dove punta Penia (3343 m) sulla Marmolada svetta su tutto, alla sua destra Mesolina (2642) e sasso di Mezzodì (2727), ancora più a destra l’inconfondibile profilo del Piz Boè (3152). Dopo una breve pausa passata ad ammirare l’orizzonte riprendiamo il cammino, non tutti notano sulla sinistra questo bellissimo volto inciso su un ceppo lungo il sentiero. La luce si affievolisce, il sole tramonta infuocando le poche nubi all’orizzonte ed ingiallendo la neve adagiata sui prati intorno a noi, siamo ormai al rifugio.
Rifugio città di Fiume (2,3 Km, 1915 mt, 1h’).
Entriamo un attimo al rifugio, giusto per avvisare che siamo arrivati, lasciamo gli zaini nel magazzino situato di sotto e poi subito fuori perché il momento è topico e la foto panoramica sul Pelmo vale più di mille parole:
Fantastico! Il colore della dolomia al tramonto ha qualcosa di magico, è ipnotico, ti costringe a fissare la montagna, in silenzio, a bocca aperta, con mille aggettivi che ti passano per la stesta, ed ancora più bello è essere li al momento giusto e godersi in santa pace questo spettacolo della natura. Alle spalle del rifugio il col de la Puina (2245), la punta innevata sulla sinistra e nostro primo obiettivo domani mattina, si prende con ingordigia gli ultimi sprazzi di sole, noi invece ci incamminiamo velocemente sul sentiero 480 verso forcella Forada proprio mentre il sole infuoca l’orizzonte. Mentre percorriamo il sentiero verso la forcella le nubi si tingono di rosa confermando ancor di più la loro femminilità, e la neve non è da meno, il suo candore vira verso il rosa, di riflesso, ma all’improvviso è il cielo intero ad accendersi nell’oscurità del tramonto, fa impressione.
Forcella Forada (3,4 Km, 1975 mt, 1h 30′).
Mezzora dal rifugio, ma anche meno se non ci si sofferma troppo ad ammirare il panorama e a far foto, ma si può non farlo ? No! Verso est ormai è notte ma gli ultimi scampoli di luce ci lasciano scorgere il Sorapiss (3205), sulla sinistra e le Marmarole sulla destra dove spiccano cima Belprà (2917), la più alta, e cima Scotter (2716), quella più a destra. Foto di gruppo (il flash porca miseria) e giù verso il rifugio, ormai è notte e Silvano già ci chiama a rapporto.
Rifugio città di Fiume (4,5 Km, 1915 mt, 1h 55′).
Ci sistemiamo in una cameretta tutta per noi, molto carina, nei bagni c’è la possibilità di fare una doccia calda, giù in sala invece una bella tavolata ad angolo è stata predisposta per il nostro gruppo. Cena ottima, vino e bevande a tasso alcolemico più elevato in abbondanza, un doveroso ringraziamento al gestore, persona tranquilla, affabile e disponibile che ci ha permesso di portare le bottiglie. Tutti a letto presto, in attesa della domenica.
Rifugio città di Fiume (giorno 2) 16/02/2020.
Distanza totale: 9,8 km (3,2↑ – 5,3↓ – 1,3↔)
Altitudine massima: 2254 m
Altitudine minima: 1670 m
Dislivello assoluto: 335 m
Totale salita: 574 m
Totale discesa: -841 m
Tempo totale: 5h 30′ (soste comprese)
Notte più o meno insonne come al solito ma riposante. Alle prime luci mi alzo ma non sono il primo qualcuno mi ha preceduto, non so chi sia, lo scopro andando di sotto, è Francesca. Decidiamo di uscire per vedere il sorgere del sole previsto per le 7 e 15 circa, manca una mezzoretta, ma fuori c’è un altro spettacolo da ammirare protagonista la luna, non è piena, ma più che sufficiente per illuminare i pendii innevati delle montagne, il Civetta in primis ed in lontananza Marmolada, Piz Boè e compagnia bella. Visto che ho il cavalletto con me provo a fare una foto alla protagonista al massimo dello zoom ottico, si vedono i contorni dei crateri, bellissima, ma l’ottica spinta al massimo mostra tutti i suoi limiti e difetti. Nel frattempo la luce del giorno prende il sopravvento su quella della notte e tra Pelmo e Civetta non so più dove guardare, ci manca solo il ritorno delle nubi rosa, un revival del tramonto di ieri sera, poi pian piano le cime si accendono, la prima è la regina delle dolomiti, a seguire tutte le altre. Rientriamo al rifugio ed i tavoli sono già imbanditi e la colazione è pronta, all’italiana diciamo, non c’è il salato, ma è ottima ed abbondante, lo yogurt spettacolare. Anche oggi ci dividiamo in due gruppi, noi saliremo al Col de la Puina, il resto della truppa ha come obiettivo forcella Ambrizzola, eventualmente li raggiungeremo. Appena pronti partiamo anticipando il resto del gruppo e saliamo il pendio dietro al rifugio percorrendo l’ alta via numero 1. Dopo poche centinaia di metri (0.3 km, 1970 m, 10′) sulla destra prima di un curvone destroso parte un piccolo sentiero che sale la cresta del col de la Puina. Non vi sono tracce per terra, seguo quindi pedissequamente il mio gps in questo primo tratto, poi più avanti ecco le prime impronte di ciaspole, scarponi e sci. La neve è comunque dura e compatta. Superati i primi 100 metri di dislivello vi è un breve tratto poco ripido alla fine del quale decidiamo di lasciare gli zaini per salire il pendio finale de la Puina più leggeri. Mentre andiamo su tutt’intorno a noi si mettono in mostra le montagne, oltre agli ormai noti Pelmo e Civetta, ecco i lastoni di Formin, ma prima di lanciarmi nell’elenco completo andiamo in cima dove si ha una bella visuale sulla dorsale di salita, e dalla quale si può soprattutto ammirare un meraviglioso panorama.
Col de la Puina (1,4 km, 2254 mt, 1h).
Panorama verso ovest dove a partire da sinistra svettano la Moiazza (1 – 2865), cima della Sasse (2 – 2878), Civetta (3 – 3220), le pale di San Martino dove ho evidanziato il Mulaz (4 – 2906), un ampio intervallo dove ci sono cima Bocche e Sasso Bianco poco visibili, mentre è evidente La Marmolada con punta Penia (5 – 3343) e gran Vernel (6 – 3215), in fondo in fondo il Catinaccio d’Antermoia (7 – 3004).
Qui sotto il panorama verso nord dove, sempre a partire da sinistra perché sono mancino, evidenzio il monte Cernera (1 – 2664), punta Lastoni di Formin (2 – 2657), cima Ambrizzola (3 – 2715), becco di Mezzodì (4 – 2603), la Rocheta (5 – 2496), Rocheta de la Roubies (6 – 2458) e la Rocheta de Sorarù (7 – 2409). Infine davanti al Cernera (1) il Mondeval, ricordate ? L’uomo di Mondeval, bellissima escursione (link articolo).
Non rimane che dare uno sguardo verso est, dove solo il Peak Finder poteva farmi trovare il Cristallo (1 – 3221), facile invece il Sorapiss (2 – 3205), il gruppo della Marmarole dove sotto al numero vi è cima Belprà (3 – 2917) ed infine incofondibile l’Antelao (4 – 3264).Il panettone in primissimo piano è il Col de la Puina.
Purtroppo mi sono dimenticato di fare un giro a 360° con la macchinetta e quello fatto con il cellulare è inguardabile. Sostiamo un bel pò qui sopra perchè è proprio un bel posticino, dà soddisfazione. Una croce di legno ci permette di scattare pure una foto di gruppo, con Antonio che copre le Marmarole e Luca incoronato dal Sorapiss. Ci avviamo verso la discesa che avviene per la stessa via, un pò difficoltosa perché molto ripida e con il fondo piuttosto ondulato e duro dove le ciaspole fanno fatica a fare presa, occorre procedere con cautela oppure toglierle. Mentre scendiamo ne approfitto per fare un bel primo piano al Piz Boè ed alla Marmolada, poi raggiunta nuovamente l’AV1 riprendiamo a camminare verso nord girando intorno al Col de la Puina fino alla forcella omonima (3.3 km, 2034m, 2h 40′). Il sentiero prosegue pressoché in piano attraversando uno sparuto bosco di larici verso forcella Roan (3.8 km, 1999m, 2h 50′) situata alla bellissima quota di 1999 metri, odissea nella neve. Da Forcella Roan si aggira una collinetta e si raggiunge forcella di col Roan (4.3 km, 2075m, 3h 10′) ‘na fantasia, gli spazi si aprono e permettono visuali incredibili verso il Pelmo ed il Civetta a sud e la Rocheta a nord. In lontananza ormai è visibile malga Prendera il nostro obiettivo.
Malga Prendera (5,2 km, 2148 mt, 3h 30′).
Arrivo con Luca a ridosso della malga, prendiamo una tavola da utilizzare come panca e ci sediamo per consumare il pranzo al cospetto dell’Antelao, in quel momento ci rendiamo conto che l’altra coppia si è fermata a tubare un pò più sotto, dietro ad un masso, e non ne vuol sapere di farci compagnia. Quindi consumiamo un pò intristiti il pranzo e poi li raggiungiamo, di soppiatto e quando arriviamo stanno ancora limonando. Ovviamente non se ne parla di proseguire verso forcella col Duro e poi forcella Ambrizzola a 1500 metri di distanza e 150 metri di dislivello da malga Prendera, torniamo sui nostri passi, sempre immersi in questo meraviglioso sentiero, ma ora con il Pelmo a farci da riferimento. Il progetto mattutino prevede di non tornare passando per il rifugio. Appena superata forcella di col Roan a quota 2060 circa sulla destra, guardando il Pelmo, si stacca una traccia (sentiero Colformos e Viza de Bagn 6.1 km, 2014 m, 4h 20′) che scende bella ripida ed immacolata lungo ls cresta del Col Formos, poi volge a sinistra scendendo ancora nella conca di Viza de Bagn. Il panorama volge ora verso il Civetta, il sentiero scende fino a quota 1800 circa dove superato il torrente Fiorentina (7.7 km, 1815m, 4h 50′) si innesta in un’altra traccia proveniente da non so dove, ma frequentata in quanto vi sono evidenti tracce oltre che persone in transito, e che in breve conduce fino a malga Fiorentina (8.5 km, 1861 m, 5h 10′). Il sentiero Colformos si ricongiunge alla strada bianca che sale verso il rifugio città di Fiume che ora percorriamo in discesa fino al parcheggio dell’auto.
Parcheggio auto (10,2 km, 1675 mt, 5h 30m).
Arriviamo piuttosto presto, sono le 14 e 30 circa ed effettivamente il parcheggio è full, difficile trovare un posto a quest’ora, ma proprio ora arriva un bel po’ di gente ed in una mezzora si svuota.
Bravi tutti come sempre.
Ci vediamo all’amacata.