18/07/2020 Monte Cornetto (Pasubio)
Distanza totale: 10,2 km (4,7↑ – 4,9↓ – 0.7↔)
Altitudine massima: 1899 m
Altitudine minima: 1233 m
Dislivello assoluto: 666 m
Totale salita: 864 m circa
Totale discesa: 859 m circa
Tempo totale: 5h 30′ (soste comprese 30′ circa)
Presenti: Cippe, Pedro.
Ancora sul Pasubio?! Si, ancora. In realtà dovevamo andare sulle Tofane per una due giorni, ma il tempo ci ha dirottato nuovamente qui, location scelta da Pedro perché io preso dallo sconforto mi ero “smonato” ma poi ho accettato di buon grado un giro da queste parti. La scelta ricade sul gruppo del Baffelan e dintorni, che avevamo visto da lontano nella precedente uscita sulle creste del sentiero Falcipieri e lungo la strada delle 52 Gallerie. L’idea di Pedro era di partire da malga Boffetal, ma arrivati sul posto, oltre a trovare il bar a Pian delle Fugazze chiuso, quindi niente caffè, troviamo chiusa anche la strada verso la malga così come lo è quella verso Campogrosso, allora molliamo il cavallo di ferro in un parcheggio a pagamento, solo 3€ questa volta, ma sempre di monetine che siamo costretti a barattare con una gentile coppia che si offre di cederci tutte le monete in suo possesso in cambio di una frusciante banconota da 5 euro. Parcheggiamo lungo la strada asfaltata che porta verso il museo della 1° Armata, dopo Malga Cornetto, nei pressi del sentiero che sale verso il Vajo Stretto, chiuso pure quello.
Strada del Re, pian delle Fugazze. Quota 1233 mt.
Scendiamo dall’auto che sono le 9 circa dopo un noioso girovagare in cerca di un buco dove lasciarla. Davanti a noi il rifugio Papa spicca con il suo colore giallo. Perdiamo un po’ di tempo per il problema delle monetine del parcheggio, alle 9 e 10 circa imbocchiamo la Strada del Re che si tacca sulla destra proprio dove c’è la macchinetta per il parcheggio. La Strada del Re fu inaugurata da Vittorio Emanuele III nel 1918, un importante collegamento per l’arroccamento sul Pasubio e sul Sengio Alto, essa si sviluppa tra l’Ossario del Pasubio (eretto nel 1926 per contenere le spoglie di oltre 13000 italiani ed austriaci caduti nell’area del Monte Pasubio) e Campogrosso ed è dal 2016 nuovamente praticabile in quanto il passaggio sulla grande frana è stato superato con un ponte tibetano di cavi d’acciaio lungo 105 metri con un’altezza di 35 metri e che noi percorreremo al ritorno. La strada si può definire bianca anche se ancora asfaltata, la vegetazione nel suo primo tratto ci protegge dal sole, ma ci lascia intravedere la cima più alta di questo gruppo, il Baffelan, la punta rocciosa sulla sinistra. Dopo circa un chilometro e mezzo sulla destra inizia il sentiero 175, tabelle segnaletiche (1.43 km, 1340 m, 20′) lasciamo volentieri l’asfalto ed inziamo a salire per uno stretto ma evidente tracciato. Raggiungiamo un primo bivio segnalato da tabelle, località Loffa (2.16 km, 1480 m, 40′) al quale bisogna procedere verso destra, mentre poco più avanti ad un successivo bivi oprocediamo a sinistra (2.27 km, 1508 m, 45′). Il sentiero ora si fa più ripido, ma sempre immerso in un verde lussureggiante e con la vegetazione d’alto fusto che si dirada e lascia intravedere il panorama. Raggiungiamo la selletta dell’Emmele (3.15 km, 1675 m, 1h 15′), al bivio ci dirigiamo a sinistra verso la forcella del Cornetto. Il sentiero si fa più interessante sia dal punto di vista panoramico con ampi scorci sul Palon e la strada delle 52 Gallerie (invisibile), sia dal punto di vista del tracciato, con presenza di piccole cengie leggermente esposte che potrebbero mettere in difficoltà chi soffre di vertigini. Poco prima della forcella il tratto più suggestivo, con un paio di tornanti che aggirano dei pinnacoli rocciosi. Alla forcella del Cornetto (3.9 km, 1825 m, 1h 45′) procediamo a destra affrontando il famoso tratto di roccia dove è stata posizionata una catena per agevolare la salita (3.95 km, 1830 m, 1h 51′) ma qualcuno si arrampica sulle facili roccette, superata la catena si raggiunge un’ampia cengia ed il sentiero prosegue tranquillo, un ultimo tratto difficoltoso può essere rappresentato dal superamento di un ripido restringimento dove sono presenti diversi massi che si superano agevolmente grazie ai numerosi appoggi. Si accede così all’osservatorio Reale (4.07 km, 1860 m, 1h 57′) dove proseguiamo a sinistra, stranamente non vi sono indicazioni per la cima, che si raggiunge in breve dopo il superamento di un ultimo tratto dove occorre prestare attenzione e perché la traccia è poco visibile.
Monte Cornetto (4,18 km, 1899 mt, 2h’).
Il panorama vale qualche foto anche se c’è molta gente. Sotto di noi il Baffelan ed i Tre Apostoli nascondono il rifugio Campogrosso. Dopo una breve sosta per rifocillarci ripecorriamo lo stesso sentiero fino alla forcella del Cornetto, raggiunta la quale proseguiamo questa volta sul 149 verso destra (4.47 km, 1825 m, 2h 30′) sembra di entrare in un altro mondo, tipo Jurassic Park, nuvole grigie e fredde ci aspettano silenziose nei pressi di una galleria (4.56 km, 1820 m, 2h 33′) le guardiamo titubanti, poi ci avviamo. Poco più avanti il sentiero si fa ancora più spettrale, rimanendo però molto aereo ed interessante. Raggiunto il passo degli Onari (4.94 km, 1760 m, 2h 43′) tutto cambia, ritorna il sole, dietro di noi il Cornetto, si intravedono le persone sulla cima, e davanti il Baffelan ed i Tre Apostoli con il sentiero che li solca. Le poche gallerie che superiamo sono piuttosto diverse da quelle della strada delle 52 Gallerie, più piccole e più basse, meno curate. Poco prima di raggiungere i Tre Apostoli presso il passo delle Giare Bianche ampi scorci verso i prati di malga Boffetal, mentre dietro è chiarissima la netta divisione tra il versante nord e sud del Cornetto con le caratteristiche nubi che di norma avvolgono queste cime sin dal primo pomeriggio. Anche sopra di noi la cappa grigia incute timore e non lascia intravedere la pianura. I Tre Apostoli li superiamo senza rendercene conto, sono poco tangibili da vicino, mentre da lontano le tre sagome si distinguono perfettamente, sono situati tra il passo della giare Bianche (5.45 km, 1675 m, 2h 56′) ed il passo del Baffelan, in sequenza prima il III (1745 m) poi il II (1743 m) ed infine I (1738 m). Ormai il Baffelan si erge maestoso davanti a noi, fa un po’ impressione la selletta alla sua destra, forcella del Baffelan, ma intanto mentre ci pensiamo raggiungiamo il passo Baffelan (6.18 km, 1661 m, 3h 14′). Qui ci perdiamo un attimo. Vi è una evidente traccia che scende a sinistra verso la strada de Re, un’altra traccia poco visibile si nasconde tra i rami dei mughi che si vedono nella foto, facciamo un tentativo ed effettivamente è quella giusta, poi poco più avanti altro tentennamento, ci sono varie tracce che conducono a resti della grande guerra, postazioni di osservazione o di pezzi d’artiglieria, ma la ricerca della strada giusta ce la dobbiamo sudare, alcuni ometti poco visibili ci aiutano a trovare la retta via ed in pochi minuti raggiungiamo la vicina forcella.
Forcella del Baffelan (6.34 km, 1738 mt, 3h 30′).
Ci fermiamo alcuni minuti per osservare un paio di ragazzi che stanno scendendo dal Baffelan, lo hanno scalato dalla parte opposta. Effettivamente non vi è un sentiero neppure da qua, il cartello dice 10′ e percorso alpinistico per esperti, mi tenta, e mi chiedo: “ma io sono esperto o non esperto!” E penso al mitico Checco sorridendo nostalgicamente, alla fine comunque desisto. Facciamo due chiacchiere con i ragazzi, ci spiegano da dove sono saliti e come proseguire, li vediamo partire ed alla fine decidiamo di seguire il loro stesso percorso, ma subito all’inizio il sentiero mi lascia perplesso, alcuni rami lo nascondono completamente, che strano, ma dopotutto era successo anche prima al passo, proseguiamo ignari. Prima di avviarci immortalo la salita al Baffelan e mi riprometto di tornarci per salirla. Superate un paio di gallerie e percorso un buon tratto di evidente sentiero la strada davanti a noi inizia a farsi un po’ più critica. In lontananza vediamo i due ragazzi procedere con cautela, davanti a noi il sentiero è ormai molto labile, friabile, occorre procedere con attenzione anche perché è piuttosto ripido. Pian piano ci avvicianiamo ai due scalatori che in buona sostanza si sono fermati presso un punto critico e ci stanno aspettando. Bisogna superare un piccolo salto di due tre metri (6.68 km, 1535 m, 4h) e non sanno neppure loro come proseguire, alla fine un chiodo fisso sul quale fanno passare una corda ci permette di scendere in sicurezza il breve tratto. Scendiamo ancora qualche decina di metri lungo una pietraia che poi diventa ghiaione e qui ci divertiamo un po’ galleggiando sui sassi come si fa di solito in questi casi, divertente. Superato il ghiaione la traccia di sentiero corre lungo la parete di roccia sulla sinistra e poi verso la fine si nasconde tra le rade piante fino a sbucare sulla strada (6.9 km, 1495 m, 4h 28′) con qualche piccola scarica di sassi. A questo punto dopo una discesa carica di tensione possiamo rilassarci, salutiamo i nostri due compagni di avventura e ci dirigiamo in discesa verso l’auto. La strada è piacevole da percorrere, sopra le nostre teste sulla sinistra domina il Baffelan e poi in sequenza i Tre Apostoli ed in fondo il cornetto, ma la parte più interessante è sicuramente il ponte AVIS, conosciuto come ponte sospeso o tibetano (8.33 km, 1345 m, 4h 55′) costruito per aggirare la frana che nel 2008 distrusse circa 500 metri della strada del Re e chiamato ponte AVIS in memoria del tragico incidente del 1956, quando una corriera che transitava nella zona uscì di strada causando alcuni morti, la grande domanda di sangue che ne seguì per salvare i numerosi passeggeri feriti diede infatti il via alla nascita della sezione dell’Avis di Schio, ecco perché ponte AVIS, in realtà per la gente comune è a tutti gli effetti un ponte tibetano.
Parcheggio auto (10.2 km, 1233 mt, 5h 25′ soste comprese).
Ciao a tutti alla prossima.