18/10/2020 Val Rosna – Via Schener (Primiero)
Distanza totale: 18 Km (5,5↑ 8,9↓ 3,6↔)
Altitudine massima: 1.152 m
Altitudine minima: 523 m
Dislivello assoluto: 959 m
Totale dislivello: 1.030 m
Totale discesa: 1.104 m
Tempo totale: 8h 40′ (soste incluse)
Presenti: Bruno, Carlo, Cippe, Luca.
Pensavo di farmi un giretto sul mitico fuoristrada di Carlo invece … Ad ogni modo ci portiamo in zona Primiero con l’auto di Bruno e poco prima di Imer usciamo dalla Valsugana per parcheggiare la stessa a pochi metri dalla strada, cavolo quante volte siamo passati di qua, mai avrei pensato di partire da codesto luogo per fare un’escursione. Come scendiamo dal mezzo Carlo inizia subito a sciolinare le sue conoscenze raccontandoci un aneddoto sulla proprietaria dell’edificio in vendita, cose vecchie ma attuali allo stesso tempo visto che la diatriba verteva sulla possibilità negata di produrre energia elettrica in modo ecosostenibile, ma a scapito delle entrare erariali, non ve la racconto tutta così imparate a non venire via con noi, ha! ha!
Partenza. Quota 470 mt.
Attraversiamo la strada dopo circa 100 metri, si proprio così, scavalchiamo il paracarro ed azzardiamo un ardito attraversamento della statale Valsugana perché dall’altra parte c’è un sito archeologico (0.1 km, 475 m, 5′) come si evince dal cartello, dove è stato ritrovato un corpo risalente a circa 12.000 anni fa. E’ estremamente interessante leggere la storia del ritrovamento nonché il suo contenuto, in estrema sintesi lo scheletro ritrovato appartiene ad un individuo di sesso maschile dell’altezza di 160 cm, di razza ora estinta detta di Cro-Magnon, morto, come definiscono le analisi al radiocarbonio, circa 12.000 anni fa all’età di 26 anni, per cause sconosciute (il primo caso di Covid?!). A questo link potete approfondire l’argomento. Dopo questa breve, ma interessante disgressione, torniamo sui nostri passi e prendiamo la vecchia statale aperta nel 1882 in direzione Pontet fino a raggiungere un capitello (0.5 km, 470 m, 10′) nei pressi del quale è evidente il cartello che indica la via dello Schener che, se non ho capito male dai racconti di Carlo, era la strada di origini pre-romane percorsa dagli uomini di allora per scambiare le merci. Il sentiero sale passando sopra la statale Valsugana immerso in un bel bosco di faggi dal profumo autunnale, ben lontano dai nauseanti odori dei gas di scarico della statale. Numerosi cartelli illustrano l’importanza della strada, perché nel suo tratto inziale è effettivamente una strada bianca, ideata appunto nel 1882 da tal Luigi Negrelli, nome legato al canale di Suez. Anche qui Vaia ha lasciato il segno, leggero ma visibile, ma nulla ha potuto contro i caldi, pieni, sgargianti ed intensi colori autunnali che nonostante la giornata grigia riempiono il bosco. Ancora un capitello (1 km, 585 m, 20′) che spiega il lavoro del Cromer (venditore ambulante) e che questa strada, nel 1917, fu utilizzata dagli austriaci per invadere il feltrino. Più avanti ancora un altro capitello con spiegazioni relative ai lavori dell’epoca ed una cartina che illustra il viaz del Tavernaz, al bivio (2.3 km, 695 m, 45′) proseguiamo a destra verso Zorzoi. Il percorso prosegue pressochè in piano fino al castello di Schener (3 km, 720 m, 1h) di cui Carlo ci anticipa qualcosa, sono ansioso di vedere i ruderi. Appena fuori del sentiero, una tabella indica il sito, ma anche se non fate la deviazione è lo stesso, non vi è nulla, zero assoluto, date sfogo alla vostra immaginazione, le alte mura, i possenti merli, le porte invalicabili, ma visto lo spazio esiguo di che castello si può parlare? Sempre dritti, si arriva in località Tuu (3.8 km, 710 m, 1h 18′) evidenziata da un altro capitello, questo mi è scappato, forse distratto dalla panoramica verso valle, e così arriviamo a Bettola (4.3 km, 695 m, 1h 28′) quattro case sperdute dove un abitante del luogo ci accoglie con un gran sventolio di braccia esclamando “benvenuti a tutti gli italiani e gli austriaci”, non sto scherzando, la frase mi catapulta indietro di centanni, o più in là ancora e mi fa sorridere. Interessante a Bettola questo vecchio porticato. Usciamo dal borghetto, salutiamo un cavallo che viene verso di noi in cerca di compagnia poi, prima di dirigerci verso san Zenone, uno sguardo al bosco autunnale e in fondo nella vallata una bella cima innevata che non riesco ad identificare. Davanti a noi ormai ecco il primo obiettivo di giornata.
Chiesa di San Zenone (5.1 km, 720 mt, 1h 48′).
Il sentiero sbuca proprio sotto la rampa che sale verso la chiesa, una volta giunti di sopra si può ammirare il panorama sottostante dove si scorge anche Zorzoi. Facciamo una breve pausa ristoratrice, poi riprendiamo lo stesso sentiero reso un po’ più vivace nei colori da qualche timido raggio di sole che ogni tanto si fa largo tra le nubi. Ripercorriamo la via di Schener a ritroso fino ad un bivio (5.95 km, 695 m, 2h 11′) poco meno di 1 km da san Zenone ed appena superato il “centro” di Bettola, dove prendiamo a destra in quello che viene identificato come Viaz del Tavernaz che porta appunto a malga Tavernaz. La traccia, sempre ben visibile, sale nel primo tratto dai 700 metri di Bettola verso quota 800, poi scorre pressoché in piano lungo i fianchi meridionali del monte Vallazza, cambiata direzione proprio sopra al castello di Schener si apre la visuale nella stretta val Rosna che risale i pendii del Vallazza. Il sentiero si immerge in un fitto bosco di faggi e poi si fa più ardito presentando alcuni tratti un po’ più impervi, nulla di impegantivo, ma che potrebbe dar fastidio a chi soffre di vertigini. Gli scorci panoramici si susseguono numerosi così come le variazioni cromatiche offerte dal bosco in questa stagione, si sale rapidamente fino ai 1000 metri poco prima che il versante ci riporti verso sinistra (8.9 km, 1060 m, 3h 25′) in direzione di malga Tavernazzo, il nostro secondo obiettivo di giornata.
Malga Tavernazzo (9,6 km, 1110 mt, 3h 40′).
Troviamo un gruppo di persone che stanno pranzando sul tavolino di fronte alla malga, decidiamo di fare la stessa cosa adagiando le nostre chiappe sul morbido prato di fianco alla malga. Il sito è chiuso, a parte una zona sulla sinistra adibita a bivacco di fortuna dove sono presenti una stufa economica un bel tavolo, delle panche e qualche attrezzo, insomma se qualcuno volesse pernottare si può fare anche se, vista la location, secondo me non ne vale la pena. Consumato il fugace pranzetto riprendiamo il cammino sul sentiero che si dirama proprio di fronte alla malga, poco visibile perché entra subito nel bosco che tra l’altro porta ancora i segni di Vaia, ma il nostro Carlo conosce a menadito il percorso e non ha dubbi. La traccia ora è in discesa a tratti molto decisa, in alcuni punti si nasconde sotto gli abeti abbattuti, è necessario fare attenzione per non perdere la traccia, poi l’abbraccio degli alberi si affievolisce, il sentiero torna a scorrere lungo la roccia nuda, troviamo persino un tratto attrezzato, e forse proprio distratti dal ferro io e Luca proseguiamo dritti su una evidente traccia senza accorgerci che quella corretta svolta di netto a sinistra (10.25 km, 960 m, 5h 17′) giù verso il fitto del bosco, è Bruno a richiamare la nostra attenzione ed a riportarci sulla retta via (nella traccia gps è evidente tale inutile prolungamento, sono 250 metri). La vegetazione non è molto fitta, la luce del sole trapela e vivacizza i colori autunnali, il sentiero a tratti si fa un po’ esposto, tanto che conclude la sua corsa tornando sulla val Rosna proprio con un ripido salto superabile grazie ad un pezzo di corda rossa ben visibile lasciato da qualche buonanima. Arriviamo a riagganciare la via Schener percorsa al mattino (11.4 km, 695m, 5h 47′) ripercorriamo quindi il sentiero fino all’incrocio con la strada bianca risalita questa mattina.
Roe Alte (12.6 km, 585 mt, 6h 8′).
Siamo indecisi sul da farsi, se rientrare all’auto o prolungare fino a Pontet, decidiamo per quest’ultima opzione, Carlo ci aveva promesso di portarci in Austria ed insiste su questa cosa. Il sentiero corre lungo la statale Valsugana nascosta dalle gallerie o dalla boscaglia, proprio per questo motivo lungo il tragitto si incrociano delle imponenti strutture metalliche costituite da reti sostenute da pali di ferro adibite a fermare evenutali scariche di sassi verso la strada. In alcuni punti ci si cammina proprio sopra. In questa foto un esempio immortalato proprio alla fine del sentiero quando lo stesso sbuca sulla ciclabile. Non è sicuramente un sentiero molto battuto, in alcuni punti la traccia non è facile da identificare, inoltre qua e là gli alberi si mettono di traverso ed occorre destreggiarsi un pochino. Una volta sbucati sulla ciclabile (14.4 km, 605 m, 6h 54′) se ne percorre un breve tratto fino alla diga e alla centrale Val Schener (14. 87 km, 600 m, 7h 3′). Si cammina ora di fianco alla strada asfaltata accompagnati a sinistra dal lago di Schener che ci regala qualche macchia di colore autunnale, infine raggiungiamo Pontet e l’agognato bar all’ingresso del paese dove ci aspetta un meritato caffé.
Pontet (15 km, 580 mt, 7h 8′).
Prima della locanda, sulla piazzetta antistante, ci soffermiamo ad ammirare il lago e a leggere alcuni cartelli illustrativi. Interessante scoprire la storia di Pontet che ha vissuto tre differenti stagioni storiche, quella delle strade che corrono verso Primiero (fino al 1861), quella di dogana essendo al confine tra italiani ed austriaci (arriva fino al 1918) e quella della diga,l’ultima ed ancora attuale. Bellissimo anche l’altro cartello con foto dell’epoca. Dopo una bella pausa di un’ora secca riprendiamo il cammino tornando verso il lago con la sua diga e la pista ciclabile che questa volta percorriamo per un tratto più lungo fino all’imbocco della galleria in statale Valsugana dentro la quale ci dobbiamo infilare fianco a fianco con le auto che sfrecciano, poche in realtà. Usciamo al primo pertugio sulla destra nella vecchia statale che percorriamo tranquillamente fino a raggiungere l’auto.
Arrivo (18 km, 470 mt, 8h 40′).
Bravi tutti e tre, un grazie a Carlo per la sua enciclopedica chiacchierata, alla prossima.