30/10/2021 Ferrata Guzzella (monte Grappa)

Distanza totale: 7,4 Km (3↑ 3,6↓ 0,8↔)
Altitudine massima: 1.750 m
Altitudine minima: 900 m
Dislivello assoluto: 830 m
Totale salita: 1076 m
Totale discesa: 825 m
Tempo totale: 5h 30′ (soste incluse)
Presenti: Antonio, Cippe, Enrico, Francesca, Silvano.

Quest’anno il Grappa va per la maggiore, anche Silvano ci propone un giretto sul famoso monte per affrontare un percorso che comprende la ferrata Guzzella, bellissima via ferrata che presenta però alcuni tratti impegantivi, non per neofiti insomma, è necessario avere un po’ di esperienza, sapersi muovere in verticale e non ultimo essere in forma atleticamente parlando, poi ognuno faccia come gli pare. Prima di partire non conoscendo il percorso ho dato un’occhiata sul sito di vieferrate.it dove eloquenti immagini fanno capire fin da subito l’impegno richiesto soprattutto nel secondo tratto.

Partenza. Quota 1480 mt.
In teoria si doveva partire da località pian de la Bala, ma la strada è interrotta, lasciamo quindi l’auto all’incrocio dei sentieri 105 e 109 con la statale 141 a quota 1480 circa e scendiamo spensieratamente lungo la strada asfaltata in totale relax e passando proprio sotto la galleria (0.85 km, 1445 m, 15′) sopra la quale scorre la ferrata Guzzella, la strada in buona sostanza divide la Guzzella in due tronconi, il primo più semplice il secondo più impegnativo in quanto più verticale anche se più breve. La nostra passeggiata continua fino al pian de la Bala in corrispondenza di una tabella (1375 mt, 1.8 km, 25′) con indicazioni per il sentiero 151 che scende in maniera marcata fiancheggiano la valle del Lastego incisa sotto i Sass Brusai. Pur scendeno rapidamente il sentiero è ben marcato e scorrevole oltre che tortuoso, è un continuo girare a destra e sinistra nei numerosi tornanti che lo formano facendolo assomigliare ad un lunghissimo serpente, proprio in uno di questi mi fermo per togliere qualche indumento, abbasandoci di quota comincio a sentire troppo caldo, ma proprio quando sto per ripartire volgo lo sguardo in alto alla mia destra, mi sento come osservato, ed in effetti a qualche metro di distanza un camoscio mi osserva, ci guardiamo, lasciati guardare e lasciami passare penso, ma stai attento che più sopra ci sono i cacciatori. Che gusto ci trovano a cacciare in questi luoghi non lo capirò mai, ma non capirò mai l’attività del cacciare, la giustifico solo per sopravvivenza e non credo faccia parte dei nostri giorni e di questi luoghi, troppo facile qui andate altrove cacciatori. Scendiamo fino a sfiorare i 900 metri dove incrociamo il sentiero 102 (900 mt, 4.2 km, 1h 15′) che si stacca sulla nostra destra e prosegue pressoché in piano. Appena preso il 102 ne approfittiamo per fare una sosta tecnica e metterci gli imbraghi, poi proseguiamo sul 102 in leggera salita fino a quota 970 circa (4.6 km, 1h 38′) dove una tabella indica la direzione per la ferrata, sembra quasi che il cartello sia messo male, ma è proprio la direzione giusta, una ripida salita sotto un bosco di faggi. A quota 1040 circa uno squarcio ci lascia intravedere le rocce, ma si deve salire ancora un bel po’ poi finalmente ecco il cavo di acciaio ed un quadrato di pietra ad indicare l’inizio della ferrata (5 km, 1230 m, 2h 10′). Questa prima parte è abbastanza facile, si sale su roccia sempre in appoggio, numerose sono le possibilità di mettere mani e piedi, il cavo serve solo da scorrimano o all’occorrenza come aiuto. Superato il primo ostacolo senza problemi, una piccola cengia erbosa ci porta al secondo salto superato il quale possiamo permetterci un po’ di rilassamento e goderci il panorama. Il nostro satellite ci fa compagnia mentre un breve sentiero ci porta ad alcuni passaggi non attrezzati che non presentano particolari difficoltà e poi ad una  cresta erbosa dove decidiamo di farci una foto. Per chi soffre di vertigini potrebbe essere un problema anche se la cresta è ben percorribile, ma a sinistra incombe un precipizio roccioso a destra invece ci si espone su un fianco erboso, noi continuiamo tranquillamente mentre decine di parapendii volano nel cielo, alcuni ci passano così vicino che possiamo sentire la voce di chi li guida mentre dialoga con la radiolina immagino con qualche compagno di volo. Arriviamo quindi ad un altro salto roccioso che parte con una staffa, molto utile, il tratto è verticale ma breve e comunque ricco di appoggi che facilitano la salita senza troppo forzare le braccia. Superato il salto procediamo su breve ma ripido sentiero erboso e pieno di arbusti a tratti attrezzato fino a raggiungere un piccolo pianoro all’altezza della strada statale 141. Sulla destra una traccia ben visibile porta appunto alla strada e permette di uscire.

Secondo tratto Guzzella (5,5 km, 1410 mt, 3h 15′).
Dal pianoro si può uscire a destra sulla strada oppure salire seguendo la freccia disegnata sulla roccia con indicazione per cima Grappa (ore 13:00). Subito inziano le difficoltà, montati su alcune pietre si aggancia il moschettone e si parte verso sinistra per superare questo spigolo al quale si accede tramite un traverso a sinistra che richiede buona e costante trazione con le braccia. E’ indispensabile cercare i pochi e lisci appoggi per i piedi. Una volta raggiunto lo spigolo il gioco è fatto. Si continua a questo punto su un ripido sentiero sul quale è anche possibile riposarsi prima del successivo e più impegnativo salto, ne approfitto per una bella panoramica verso la pianura. Si sale comunque sempre assicurati fino a raggiungere la base del secondo salto che si può identificare con la piccola grotta con statuina situata sulla destra per chi sale. Appena ci si affaccia sullo sperone è subito evidente la verticalità del percorso dove sono presenti anche diverse staffe per agevolarne la salita. Antonio, davanti a me, affronta il primo tratto dove una staffa è di grande aiuto, notare i moschettoni appena agganciati oltre il chiodo successivo, sarà fondamentale. Chiudo la fila ed attendo il mio turno per salire che sembra arrivato, abbasso lo sguardo per afferrare i moschettoni ed in quel momento sento un urlo, alzo gli occhi e mi ritrovo i piedi di chi mi precede a pochi centimetri dal naso, sono sorpreso, non riesco a dire nulla, ma la situazione sembra sotto controllo, chi mi sta sopra penzola trattenuto dall’imbrago e dai moschettoni che fortunatamente hanno percorso pochi centimetri sul cavo di ferro prima di bloccarsi sul chiodo. Don’t panic ! Mi sono mancate le braccia dice il mio compagno d’escursione così ci prendiamo una pausa per riposare e controllare che sia tutto a posto, intanto davanti a noi tutto sembra procedere regolarmente, superato lo sperone la salita dovrebbe addolcirsi e tornare più in appoggio, ma non ho potuto verificare di persona. Torniamo a noi, Antonio prova per una seconda volta, ma il risultato non cambia, ad un certo punto le braccia cedono e cade nuovamente, questa volta escono un paio di punti dal dissipatore è il momento di rinunciare, lo accompagno all’inizio del secondo tratto utilizzando anche una corda non si sa mai dovessero mancargli le braccia nuovamente almeno lo posso bloccare, invece va tutto liscio, arriviamo giù, ma abbiamo perso più di un’ora, gli altri non li vedo più da un pezzo, non ho idea di dove siano, decido di rientrare insieme ad Antonio che mi sembra un po’ provato. Torniamo quindi sulla strada (ore 14:10) percorsa al mattino e torniamo all’auto, da qui prendiamo il sentiero 109 che sale fino a cima Grappa (1480 mt, 6.3 km, 4h 50′), la salita è costante e costeggia il versante est del Col Vecchio, fin da subito sono visibili verso l’alto il rifugio Bassano, il Sacrario ed il monumento al partigiano. Dietro di me un Antonio un po’ sconsolato procede a testa bassa mentre una nebbiolina scura lascia appena intravedere la pianura. Ormai ci siamo, alla mia sinistra il Sacrario, ancora pochi metri per raggiungere la terrazza situata sotto al rifugio, dalla quale il panorama è sublime. Davanti il col dell’Orso (1677 mt) ed il monte Solarolo (1666 mt) hanno steso sui loro versanti meridionali fitti boschi tendenti al rosso come panni ad asciugare al soledietro di loro è un pullulare di cime, a sinistra le Pale di San Martino con il Cimon della Pala (3184 mt) la cima della Vezzana (3192 mt) la Pala di San Martino (2982) cima Canali (2900 mt) la Fradusta (2939 mt) e cima Lastei (2846 mt) poi le bellunesi con la Croda Granda (2849 mt) l’Agner (2872 mt) ed il Sass di Mura (2547 mt) le zoldane con il Civetta (3211 mt) la Moiazza sud (2878 mt) ed il Pelmo (3172 mt) le ampezzane con punta Sorapiss (3205 mt) di nuovo le bellunesi con l’Antelao (3264 mt), che emerge in modo distinto, il tenebroso Talvena (2542 mt) e la Schiara (2565 mt) ed in mezzo più indietro il sasso di Bosconero (2469 mt) direi che può bastare.

Rifugio Basssano (7,4 km, 1750 mt, 5h 30′ soste incluse).

I magnifici tre nel frattempo hanno completato il secondo tratto superato il quale sono tornati all’auto pensando di trovarci li, invece noi siamo saliti al rifugio, ci raggiungono quindi con il mezzo, facciamo pausa pranzo insieme sulla terrazza e rientriamo a Padova.

Un grande applauso a Francesca che ha superato una ferrata impegantiva alla sua prima esperienza (non la consiglio ai neofiti comuqnue) ed un plauso anche ad Antonio per il sangue freddo, la caparbietà ed il coraggio di fermarsi e rinunciare al momento giusto, bravi tutti ed alla prossima.

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