22-23/01/2022 Prati di Croda Rossa (Comelico)

22/01/2022: Passo – Malga Nemes e Coltrondo – Passo – Rifugio Prati di Croda rossa

Distanza totale: 17,5 Km (8,7↑ 5,3↓ 3,5↔)
Altitudine massima: 1924 m
Altitudine minima: 1636 m
Dislivello assoluto: 288 m
Totale salita: 786 m
Totale discesa: 533 m
Tempo totale: 8h 10′ (soste incluse)
Presenti: Tutti questi

Dopo un anno di pausa causa Covid ecco di nuovo la classica due giorni sulla neve organizzata da Silvano, un po’ sofferta sempre a causa del Covid ed a rischio fino agli ultimi giorni quando i vari tamponi hanno dato il via libera, si può fare, numero minimo richiesto quindici, siamo in diciassette, è fatta, anche se all’inizio eravamo più di venti. Partiamo anche prestino perché Silvano vuole godersi la giornata dopo tanto stress così alle sette siamo già in macchina con punto di ritrovo a Domegge per una pausa colazione in una nota pasticceria locale suggerita da Antonio dalla quale in quarantacinque minuti si arriva a destinazione. Lasciamo l’auto sul parcheggio dell’hotel al passo, ma ce ne sono altri due lungo la strada sulla destra in direzione di Moso.

Passo Monte Croce di Comelico. Quota 1636 mt.
Mi sono organizzato con un piccolo zaino per la giornata e non sono l’unico, lascio il grosso in auto, solo l’essenziale in questa prima parte. L’idea è di raggiungere malga Nemes e poi fare il giro delle malghe. Ci mettiamo in marcia che sono ormai le 10 e 45, attraversiamo la strada e prendiamo il sentiero 131 proprio di fronte all’albergo, più che un sentiero direi che si tratta di una strada bianca. I cartelli dicono 1h e 10′, ma dopo 20′ minuti siamo ancora qui in attesa di ricompattarci, cosa che avviene intorno alle 11 e 15. Prima di incamminarmi scatto due foto al panorama verso ovest in direzione dell’albergo sovrastato dalla Croda Sora i Colesei (2369m) e dalla Pala di Popera (2579m), quella specie di ditone sopra la pista al centro della foto, mentre a destra sullo sfondo Cima Undici (3090m), in quest’altra foto invece la Croda Rossa di Sesto (2965m). Proseguiamo passando vicino alla cappella di San Michele, poi arrivare alla malga è facilissimo, impossibile sbagliare le indicazioni sono numerose ed evidenti, le prime tabelle per esempio indicano semplicemente dove siamo diretti, giù al passo o su alla malga, un lusso. Il percorso è ampio e la salita dolce, può essere percorsa da chiunque. Il primo vero bivio (1.3 km, 1760 m, 30′) è quello con il sentiero 130 che porta al Lago Nero di cui ignoravo l’esistenza, non lo vedo sulla mappa, ma cercando nel web dicono che si trova a 5′ da qua, è piccolissimo e visibile solo in estate, una pozza insomma, e dalla foto effettivamente è nero. A destra altri cartelli indicano per malga Coltrondo, sentiero 149 da cui arriveremo al ritorno. Poco più avanti altro bivio (2.6 km, 1810 m, 1h’ ) con le indicazione per malga Klammbachalm sentiero 133 verso sinistra, questa traccia passa per il monte Covolo (1908 m) mentra la malga è situata a ben 1944 metri e può essere raggiunta anche dalla Nemes. Superati questi cartelli si aprono ampi spazi davanti a noi con visuale sulle cime che segnano la linea di confine con l’Austria, in estate deve essere uno spettacolo verdeggiante mentre dietro di noi la Croda continua a guardarci. Superiamo questa piccola croce che si trova in prossimità di una torbiera (3 km, 1835 m, 1h 15′), ne approfitto per una foto di gruppo, una parte del gruppo in realtà. Proseguendo sul sentiero è ora visibile la malga, ma poco prima della stessa ci aspetta un bel ponticello di legno (3.5 km, 1870 m, 1h 30′) sotto il quale scorre il rio di Pulla per lo più gelato, ma un po’ di acqua si intravede sotto il ghiaccio mentre la cima sullo sfondo della foto dovrebbe essere Punta Tre Scarperi (3151 m) ma non sono sicuro. Pochi metri sopra di noi ecco malga Nemes.

Malga Nemes (3,7 km, 1877 mt, 1h 35′).
Arrivato alla malga prendo i miei tre dispositivi per mettere in pausa la traccia e realizzo di aver perso il cellulare con Eurofly, la mia app preferita. Già, quando mi sono seduto per mettere i ramponcini è uscito dalla tasca, parto a razzo ma fortunatamente sotto la malga al ponticello incrocio chi lo ha trovato, che culo, è del nostro gruppo altrimenti chissà … Sono felicissimo ed incredulo, ma che culo! Girovagando per cercare un posto in cui pranzare mi lascia perplesso la quota indicata sulla parete della malga, 1950 metri che però si riferisce all’alpe di Nemes, molto equivocabile, siamo quasi un centinaio di metri più sotto. Soddisfatti i brontolii addominali mi dedico a qualche foto giusto per ricavare lo splendido panorama che si gode dalla malga.

Panorama dalla malga Nemes verso ovest

A parte la bellezza, i nomi delle cime e di questi luoghi mi catapultano per un momento sulle prime pagine del romanzo di Stefano Ardito (che non sono io) “Il sangue sotto la neve” che sto proprio leggendo in qesti giorni, uno spaccato della vita degli alpini durante la grande guerra in alcuni dei luoghi più famosi, il primo brano è proprio dedicato a questa zona. Mentre io sono assorto nei miei pensieri qualcuno intanto ha pensato bene di entrare a consumare qualcosa, il mitico strudel di cui si raccontano storie inenarrabili, uvette succulente, mele dolcissime, pasta croccantissima, e tempo infinito. Un’ora e poco più che peserà nel computo finale e non mi passa lontanamente per la testa che siamo in tremendo ritardo. Riprendiamo il cammino che sono quasi le 14 tranquilli e beati. La partenza è tra l’altro molto agevole, dietro la malga parte il sentiero 156 che punta in falsopiano verso il Col Quaternà (2503m) inequivocabile piramide rocciosa che, sembra inverosimile, è il camino di un vulcano spento da milioni di anni le cui rocce esterne sono state erose dagli agenti atmosferici mettendo a nudo la piramide di dura roccia magmatica visibile appunto al giorno d’oggi. Il sentiero piega verso destra ed attraversa il torrente Padola tramite un ponticello proprio in corrispondenza del confine regionale tra Trentino Alto Adige e Veneto (4.5 km, 1872m, 3h). Ora il sentiero si fa più serio, nel senso che non c’è più la strada bianca, è proprio un sentiero che si immerge a tratti nel bosco di abeti ed attraversa ampi spazi prativi. Raggiungiamo il bivio con il 159 che porta al passo Silvella sotto la parete nord del Quaternà, noi proseguiamo dritti anche perché ormai malga Coltrondo è in vista sotto di noi (5.5 km, 1878 m, 3h 30′) sembra chiusa ma all’esterno ci sono alcuni esemplari di mucche scozzesi o highland, sono immobili, secondo me stanno dormendo perché hanno gli occhi chiusi. Ci divertiamo un po’ ad accarezzare i simpatici bestioni che sembrano molto mansueti e nel frattempo guardo la mappa, vedo che la malga rifugio Rinfreddo è ad un tiro di schioppo e propongo di farci una capatina, ancora una volta inconscio dell’ora. Un gruppetto di temerari si dirige quindi sul sentiero 149 che in 15′ porta alla casera Rinfreddo (6.3 km, 1887 m, 3h 45′). Piccola sosta contemplativa poi torniamo sui nostri passi vero malga Coltrondo che immortalo in questa foto una volta superata con il col Quaternà sullo sfondo. Dalla malga/rifugio/agriturismo Coltrondo prendiamo il sentiero 149 che scende verso il passo. Dopo qualche centinaio di metri proseguiamo dritti al bivio per Padola che scende sulla sinistra. Qui il sentiero si fa più ostico, vi sono tratti ripidi e stretti perché si tratta di un sentiero vero e proprio, poco agevole utilizzare le ciaspole troppo ingombranti, molto più utili i ramponcini, ma non tutti li hanno e qualcuno trova difficoltà con ulteriore rallentamento assolutamente non previsto. Raggiungiamo la località Lago dei Rospi (8.5 km, 1735 m, 4h 50′). Da qui il sentiero torna più agevole ed ampio, raggiungiamo un altro bivio con indicazioni per i prati di Monte Croce (9 km, 1706 m, 5h) al quale proseguiamo sempre dritti sul 149. Il panorama si apre verso il confine di stato lasciando ampie visuali sul Col Quaternà la cui sommità è ancora illuminata dal sole, ma ancora per poco, il gruppo del Popera allunga le ombre sul nostro percorso aiutato da qualche nuvola di passaggio. Ritroviamo finalmente il sentiero 131 (10.5 km, 1760 m, 5h 30′) percorso questa mattina per raggiungere la Nemes. Raggiungiamo la macchina quando sono ormai le 17.

Passo Monte Croce di Comelico (12 km, 1636 mt, 6h).
Siamo anche bravini, in un quarto d’ora recuperiamo il materiale necessario, nel mio caso cambio zaino e prendo le ciaspole, e ci rimettiamo in marcia, in lontananza vediamo alcuni del nostro gruppo che sono già sul sentiero in salita, mentre dietro di noi un gatto delle nevi inzia la sua opera di sistemazione delle piste, il sole ormai è un ricordo ma c’è ancora un po’ di luce. Dobbiamo prendere il sentiero 18 che sale al rifugio lungo una pista da sci panoramica, di quelle per intederci che servono da collegamento tra impianti diversi ed infatti arrivano un paio di sciatori che si riveleranno gli ultimi della giornata. Tergiversiamo un attimo in attesa del gruppetto con Silvano per salire insieme, ma poi ce lo vediamo sbucare dalla strada con un bob che utilizzerà per tirare su gli zaini, ci dice di proseguire perché aspetta gli altri quindi ci mettiamo in moto con un passo così sostenuto che ipotizzo il raggiungimento dell’obiettivo in poco più di un’ora anche se il cartello dice 1h e 20′. Nel frattempo è calato il buio. A proposito il cartello con le indicazioni del sentiero 18 si trova a due passi dalla statale 52 molto vicino al parcheggio situato sulla destra dopo il passo in direzione di Moso. Insomma tra una cosa e l’altra partiamo che sono le 17 e 30 dal punto dove si trova la tabella. Non ci sono foto, è buio, ma il percorso segue la strada che sale al rifugio, tengo la torcia spenta perché si può camminare con la poca luce presente solo in qualche momento la accendo in prossimità di punti bui od in presenza di qualcosa tipo cartelli o strutture. Alla nostra destra vediamo le luci immobili del campeggio di Sesto, in lontananza quelle mobili dei gatti in perenne movimento sulle piste da sci. A parte brevi tratti il percorso prosegue abbastanza tranquillo sotto il versante nord della Croda Rossa di Sesto solo verso la parte finale, sotto il monte Castelliere, la pendenza si fa sentire ed il passo rallenta, in ogni caso seguendo la strada si arriva all’apice della salita in corrispondenza di un tunnel sulla destra che superiamo. Siamo leggermente spiazzati, non ci troviamo, il rifugio non si vede anche se sulla nostra destra si vedono delle luci, alcune fisse, altre mobili (sono i gatti). Io ed Antonio ci consultiamo sul da farsi, intanto guardo la mappa, il rifugio è sotto di noi quindi siamo più in alto del previsto, Antonio vorrebbe aspettare gli altri io invece voglio proseguire per trovare la meta al momento non visibile. Resisto cinque minuti poi inizio a scendere lungo la pista da sci e poco più avanti ecco le luci della nostra meta, effettivamente sono sotto di noi, a questo punto non mi ferma più nessuno, come attirato da una calamita scendo velocemente sul bordo della pista, passo di fianco ad una delle luci fisse che si vedevano in lontananza sopra la quale un enorme orologio digitale rosso indica 19:10, fra me penso che hanno ancora l’ora legale, ma poi realizzo che sono veramente le 19 e 10, è tardissimo, altro che passo sostenuto, ci abbiamo messo 1 ora e 40 minuti.

Rifugio Prati di Croda Rossa (17,5 km, 1924 mt, 8h 10′).
Entriamo, i gestori ci accolgono ma si percepisce un po’ di tensione per loro è tardi dovremmo essere già seduti a tavola, comunque lei molto carinamente ci consegna le chiavi della stanza e ci fa ordinare la cena, lui rimane distante. Personalmente mi cambio ma non faccio la doccia, disponibile volendo bella calda e qualcuno non se la fa sfuggire, ma sono un po’ in tensione pure io, mancano tre persone all’appello, dove sono ? E Silvano dove si trova ? Inizio nervosamente a guardare fuori, esco tre quattro volte senza coprirmi (cosa che pagherò cara nei giorni seguenti) poi finalmente ecco le luci delle torce, sono sicuamente loro, ne vedo almeno cinque, qualcuno sarà senza spero. Quando arrivano ci sono tutti, che sollievo, ma sono le 8 passate, insomma ci mettiamo a tavola che sono quasi le 9. La cena è ottima, personalmente ho scelto i canederli in brodo, ed il gulasch, il dolce è fisso, due tipi, tutto di mio gradimento peccato per l’ora tarda, sicuramente mangiando un paio di ore prima sarebbe stato ancora tutto più gradito. Non rimane tempo per gozzovigli è tardi, pian piano dopo qualche chiacchiera tutti vanno a posare la testa sul cuscino. Ci sono diverse camere, da due, da tre, da sei, ci siamo suddivisi, io sono in una da tre, solita notte in dormiveglia, ma qualcosina ho dormito.

23/01/2022: Rifugio Prati di Croda Rossa – Passo Monte Croce di Comelico

Distanza totale: 7,7 Km (2,9↑ 3,5↓ 1,3↔)
Altitudine massima: 1924 m
Altitudine minima: 1636 m
Dislivello assoluto: -288 m
Totale salita: 242 m
Totale discesa: 510 m
Tempo totale: 3h (soste incluse)

Rifugio Prati di Croda Rossa. Quota 1924 mt.
Mi alzao tardino, con calma, mi vesto ed esco dalla stanza in fondo al corridoio trovo Francesca intenta a leggere un libro, io esco fuori alla ricerca di panorami interessanti. Il sole ancora non è spuntato ma la luce è già sufficiente per una bella panoramica verso ovest dove al centro spicca punta Tre Scarperi (3151 m) , verso sud invece si impone la Croda Rossa di Sesto (2965 m), dietro al rifugio intanto il cielo inizia a tingersi di un rosa-violetto, è il preludio all’arrivo del sole, il tempo di guardarmi intorno e tornare sui miei passi ed ecco le cime fotografate poco fa illuminate dal sole che riscalda anche la Cima Grande di Lavaredo mentre al suo fianco il Paterno è ancora in ombra. La luna è ancora presente e sembra non voler lasciare campo libero alla nostra stella, ma ormai la luce si diffonde pennellando di giallo il cielo azzurro, gli uomini arrivano per inziare una nuova ed intensa giornata lavorativa riscaldati dai primi raggi del mattino, anche i larici si colorano di giallo e non sono le loro foglioline aghiformi così caratteristiche e spettacolari nel periodo autunnale, ma è la corteccia riscaldata ed illuminata dal sole ad accenderli, sembra quasi siano addobbati dalle luminarie, e la luna è ancora al suo posto non cede mentre punta Sassovecchio (2939 m) inizia a riscaldarsi accesa dal sole, c’è poco da fare ma l’alba tra le montagne è uno spettacolo unico da gustarsi in silenzio, con calma ed in pace. Però adesso inizio ad aver fame mi dirigo quindi verso il rifugio per fare colazione, c’è un po’ di tutto, anche il salato però un po’ si speck non sarebbe guastato. Insomma sono le 9 e 40 quando ci mettiamo le ciaspole ai piedi, siamo divisi in gruppetti, chi vuole scendere con lo slittino, chi a piedi, chi tergiversa, riusciamo comunque a scattare questa foto di gruppo poi ognuno si organizza a modo suo. Noi siamo in quattro e scenderemo con le ciaspole verso la statale 52 per poi dirigerci al passo. Superiamo la montagnola che porta all’arrivo dell’impianto di risalita che sale da Moso dove c’è una bellissima scultura di neve con un piccolo podio ai suoi piedi. Superato l’impianto sulla sinistra una zona recintata dovrebbe essere il parco delle renne di cui però non vi è traccia, probabilmente sono al calduccio nella loro casetta. Proseguiamo dritti in discesa sul lato sinistro della pista fino a ragguingere un po’ più sotto un enorme crocevia di piste. Attrversiamo a destra verso la pista di snowboard delimitata dalle reti rosse che hanno un punto aperto per il passaggio che sfruttiamo per attraversare prima la pista e poi lo skilift. Ci immergiamo finalmente nel bosco lasciando questi luoghi altamente antropizzati ed inziamo a scendere fino a raggiungerne il punto di partenza dell’impianto di risalita (1.4 km, 1780 m, 30′). Qui è presente un cartello con l’indicazione per una pista ciclabile che come ci aveva spiegato il gestore è stata battuta da un quad, non ci resta che incamminarci su codesta traccia allontanandoci una volta per tutte dal chiassoso ambiente. Il percorso è veramente piacevole, mai impegnativo, è immerso nel più totale silenzio, solo verso la fine il rumore della statale si fa sentire. Lasciamo pure delle frecce di direzione costruite con dei legni nei punti a nostro parere dubbi, poi in prossimità della strada ecco il primo cartello. Attraversiamo prendendo il breve sentiero 152 che ci dovrebbe portare sul 13A il quale sale al passo. Proprio in prossimità di questa unione si attraverso il rio Bianco grazie ad un ponticello di legno che permette di superare l’insidioso ruscello ghiacciato, ma tutt’intorno l’aria sprizza di magia. Ci fermiamo tutti a scattare foto, il bosco, l’acqua, la neve, tutto sembra incantato, come noi, tutti estasiati ad ammirare questo luogo (3.7 km, 1454 m, 1h 30′). Da qui in poi proseguiamo sul sentiero 13A che corrisponde con la pista da sci panoramica che dal passo scende fino agli impianti di Moso, in estate immagino che il percorso sia lo stesso, in inverno invece è stato creato un tracciato alternativo che si snoda in mezzo al bosco per non intralciare gli sciatori anche se in alcuni tratti la traccia è in comune. E’ necessario quindi seguire degli appositi cartelli tipo questo o questo. Il cammino si svolge in un bel bosco di abeti abbastanza lontano dalla statale da non sentirne il rumore, e quindi nel più assoluto silenzio a parte lo scrocchiare dei passi sulla neve, questo almeno fino al ricongiungimento con il resto della truppa che rende la passeggiata più chiassosa ed allegra. Si passa ad un certo punto di fianco al campeggio di Sesto (5.2 km, 1516 m, 2h 10′), devo dire abbastanza vissuto anche d’inverno. Un chilometro circa dopo il campeggio, di fianco al quale il percorso è in comune con la pista, ci si stacca nuovamente sulla destra (6.4 km, 1570 m, 2h 40′) per affrontare l’ultimo tratto di sentiero che pian piano si riavvicina alla statale sbucando proprio all’altezza di uno dei parcheggi, attraversiamo la strada e raggiungiamo l’auto parcheggiata.

Passo monte Croce di Comelico (7,7 km, 1636 mt, 3h).
Ci cambiamo, facciamo una fugace merenda, breve giretto per curiosare all’interno del lussuoso hotel, salutiamo chi si è fermato per il pranzo e ripartiamo verso casa. Un caro saluto a tutti per la piacevole compagnia.

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