16/10/2022 Cime di Zità (Zoldano)
Distanza totale: 20,7 Km (9,1↑ 9,5↓ 2,2↔)
Altitudine massima: 2450 m
Altitudine minima: 1000 m
Dislivello assoluto: 1450 m
Totale salita: 1420 m
Totale discesa: 1435 m
Tempo totale: 7h 15′ (soste incluse)
Presenti: Cippe, Cippols, Fede, Paolo, Stefy.
Cippols propone un’uscita per ammirare il foliage nella zona del zoldano, il percorso si presta a varie interprezioni e dà modo ai vari escursionisti di adattare le proprie forze alla lunghezza dello stesso. Zona poco frequentata in questo periodo e nella parte alta molto selvaggia anche se non mancano i punti di appoggio seppur chiusi in questa stagione. Pausa colazione nel bar in centro a Forno di Zoldo poi si raggiunge in auto il Pian De La Fopa, da scandire con precisione verbalmente per non creare malintesi, lungo una stradina a tratti sterrata. Lasciamo l’auto proprio all’inizio della val Pramper dove il torrente inizia a scorrere parallelo alla strada, subito dopo l’inizio del sentiero 125 che sale verso il Belvedere di Mezzodì.
Pian de la Fopa. Quota 1000 mt.
La partenza avviene in realtà un po’ prima delle zone di parcheggio per le auto chiaramente delimitate dai tronchi ci sorbiamo quindi un tratto di strada asfaltata con conseguente via vai di auto. Superiamo l’invaso sulla destra, per chi sale (1 km, 1100 mt, 15′) mentre il Pelmo (3172 mt) ci guarda silenzioso ed accolti fin da subito dai caldi colori autunnali così belli e rasserenanti, guardare le infinite sfumature giallo, rosso, verde e marrone è terapeutico, ma difficilmente riesco a riprodurre con la macchina fotografica ciò che l’occhio cattura, la foto riesce a trasmettere solo la bellezza non le sensazioni. Continuiamo a camminare spensieratamente e chiacchierando allegramente fino a raggiungere un primo bivio in corrispondenza del Pian De La Fopa (1,6 km, 1190 mt, 30′ ) prendiamo a sinistra lasciando la sterrata per immeregerci in un fitto bosco di faggi. Il sentiero prosegue in leggera salita fino a raggiungere il ricovero del piano degli Ontani (2.9 km, 1300 mt, 1h), la casetta dei sette nani può accogliere due persone, tre se qualcuno si adatta a dormire sul pavimento. Il sentiero termina in corrispondenza del ricovero e si riaggancia nella strada sterrata. Proseguiamo per un breve tratto, poco più avanti infatti ad un altro bivio (3,1 km, 1341 mt, 1h 10′) ci dividiamo, Fede e Paolo proseguono sulla strada sterrata, io Cippols e Stefy prendiamo il sentiero 523 che sale più diretto alla malga. Poco prima di raggiungere la malga si passa attraverso un pianoro erboso dove è presente una fonte d’acqua meravigliosamente buona e fresca e dove ci sono ancora evidenti i segni di Vaia. Nel parte di bosco limitrofa al pianoro tra gli alberi abbattuti dalla furia del vento è stato ricavato un percorso con varie stazioni in memoria del tragico evento. Mi ha colpito in particolare questo tronco, nato poco prima della grande guerra, sopravissuto alla seconda, nei suoi anelli sono stati evidenziati gli anni relativi alle tragedie del Vajont e dell’alluvione del ’66, per finire appunto con il 2018, l’anno di Vaia. I lettori saranno invece colpiti da quest’altra stazione per la presenza di un estraneo dall’espressione un po’ così per non dire altro, si sono io. Molto interessante comunque girovagare nel bosco alla ricerca di questi piccoli monumenti, al ritorno ho fotografato anche questo. Usciti dal bosco si accede ad una radura, Pian dei Palui, dove il sole sta scaldando i fili d’erba ormai imbruniti dall’autunno e bagnati dalla rugiada, un’esile nebbiolina sale timida e silenziosa verso il cielo e dopo pochi metri si dissolve. Sulla destra della foto il Castello di Moschesin, che non è un manufatto ma una cima e che come ricordava Cippols è una delle nostre prime uscite, esattamente 01/10/2006. Ancora non si facevano relazioni, ma se volete vedere le foto questo è il link, vi prego di tralasciare commenti sul mio abbigliamento ero alle prime armi. Sulla sinistra della foto relativa alla nebbiolina invece si può notare la presenza di un essere umano, l’ho osservato a lungo, è rimasto accovacciato in quel punto, un dubbio amletico mi ha pervaso la testa, sta o non sta espletando? Ma lasciamo stare questo dubbio poco interessante e proseguiamo nuovamente sulla strada sterrata accompagnati dai colori che ora alla luce del sole si sono letteralmente accesi, in pochi minuti siamo alla malga praticamente sopra al pianoro appena percorso.
Malga Pramper (4.9 km, 1540 mt, 1h 50′)
Qui ci ricompattiamo, dopo pochi minuti arrivano anche Paolo e Fede e facciamo una breve pausa ristoratrice, nel mentre discutiamo sul prosieguo dell’escursione. Dalla malga guardando verso nord si può godere di questo panorama, inequivocabile sulla destra l’Antelao (3264 mt), a sinistra il Sorapiss (3205 mt), ed al centro le vette delle Marmarole con cima Belprà (2917 mt) al centro della foto. Paolo e Fede decidono di restare alla malga per passare un pomeriggio di totale relax e prendersi un po’ di sole visto la bella giornata, il resto prosegue sul sentiero 523 in direzione del rifugio Sommariva al Pramperet dato a poco meno di un’ora dalle tabelle. Dopo una mezzoretta di pausa salutiamo gli sfaticati e riprendiamo il cammino. Appena presa un po’ di quota è possibile ammirare l’alta val Balanzola sulla cui destra troneggiano il Castello di Moschesin (2499 mt) e lo spiz di Moschesin (2319 mt) mentre alle spalle rispunta il Pelmo. Il rifugio Sommariva al Pramperet è preceduto dal Pra de la Vedova, un bel pianoro impreziosito dall’erba dorata che brilla alla luce del sole, alla nostra sinistra si erge maestoso ed in pieno sole il Pramper (2409 mt) mentre alle nostre spalle la luna staziona sopra il Castello di Moschesin (2499 mt) proprio mentre sta arrivando Stefania. Non proseguiamo fino al rifugio, tanto è chiuso, ma l’edificio è imponente, deve essere bello grande, ci fermiamo in prossimità di un bivio segnalato da tabelle dove prendiamo a destra (6.8 km, 1870 mt, 3h). Ci innestiamo praticamente nell’alta via numero 1 nonché sentiero 543. Poco più avanti altro bivio dove ci dividiamo ulteriormente (7 km, 1895 mt, 3h 5′) come in un processo di mitosi senza moltiplicazione, Stefania decide di rientrare alla malga tramite il sentiero 543 proseguendo dritta e che prenderemo anche noi al ritorno, mentre io e Cippols proseguiamo a sinistra lasciando il 543 e prendendo il sentiero 514. Da qui inizia una lunga ed inesorabile salita verso le Cime de Zità e cambia notevolmente l’ambiente circostante che diventa più selvaggio. Il primo tratto si sviluppa tra i mughi lungo il versante est delle Cime de le Balanzole fino a raggiungere la Portèla del Piazedel poco prima della quale si può ammirare il Pramper e di sotto la dorata distesa del Pra de la Vedova alla cui estrema destra si può notare il rifugio Sommariva al Pramperet. Raggiunta la Portèla del Piazedèl (11.5 km, 2097 mt, 3h 30′) il panorma si propone in due versanti verso nord-ovest spicca l’Agner (2872 mt) ed alla sua destra le punte imbiancate del Cimon della Pala (3184 mt) e di cima Vezzana (3192 mt) verso nord-est oltre al Pramper subito alla sua destra il Sasso di Bosconero (2469 mt). Superata la Portèla si attraversa un breve pianoro da cui è possibile avere una bella visuale verso nord dove spicca il Pelmo e dietro a sinistra le Tofane, a destra Cristallo, Sorapiss, Antelao, insomma la crema delle dolomiti. Davanti a noi si ergono ora le cime di Zità la cui salita è preceduta dal passaggio presso l’omonima forcella sud (9.3 km, 2351 mt, 4h 5′). Passiamo sotto la cima di Mezzo che dalla carta risulta la più alta con i suoi 2451 metri, raggiunta la forcella sviluppo questo bel panorama verso est
Proseguiamo, ormai la cima è vicina, un po’ più in là quella che doveva essere la meta più ambita il Talvena. Siamo ormai sul crinale che sale alla vetta dove finalmente possiamo posare le chiappe.
Cima de Zità sud (9.8 km, 2450 mt, 4h 25′)
Mentre sono seduto faccio solo un paio di foto in direzione di qualche punto più interessante del panorama, verso nord è sempre il Pelmo ad attirare l’attenzione, ma alla sua sinistra la Civetta non è da meno. Finalmente pranziamo, ma non finisco neppure il panino, mi alzo ed effettuo un giro a 360 gradi
Adesso sono veramente soddisfatto. Sono le 13 e 30 passate Cippols espone la fatidica domanda, cosa facciamo? La meta è lì a pochi passi, ma è tardi, e a dir la verità sento di aver finito la benzina, decidiamo quindi di rientrare anche perché giù ci aspettano. Dopo una pausa di venti minuti ci rimettiamo in moto. Ripercorriamo in discesa lo stesso percorso ed appena ripartiti inquadro questa splendida vallata che dovrebbe essere la val dei Ross, si vede bene la traccia che risale la valle e che arriva dai 700 metri delle casere Grisol fino a raggiungere le cime di Zità, ripassiamo alla Portèla del Piazedèl e tramite il sentiero 514 raggiungiamo il bivio segnalato da tabelle dove avevamo lasciato Stefania tornando quindi sul 543 (12.6 km, 1893 mt, 5h 30′). Al bivio procediamo a sinistra verso forcella Moschesin, questo tratto di sentiero è spettacolare, scorre pressoché in piano con leggeri saliscendi e verso la parte finale si inoltra in uno splendido bosco che il sole in tramonto accende evidenziandone i caldi colori autunnali. Il sentiero 543 non arriva esattamente a forcella Moschesin ma poco sotto (14 km, 1850 mt, 5h 50′) si innesta nel sentiero 540 in un punto un po’ labile ma per tornare a malga Pramper è chiaro che si deve procedere verso destra. Il 540 scende senza impegnare troppo le ginocchia ma costantemente, alla nostra destra il Pramper è ancora in pieno sole ed i larici che hanno occupato tutti i posti liberi in val Balanzola sembrano tante mani tese verso l’alto ad applaudire lo spettacolo. Davanti a noi invece l’ombra comincia a prendere il sopravvento e gli esili fili delle graminacee si allungano verso l’alto alla ricerca del tepore solare. Uno squarcio tra la vegetazione ci avvisa che siamo in arrivo, ma prima di tornare alla malga la val Balanzola merita un ultimo scatto. Rieccoci alla malga (16.1 km, 1530 mt, 6h 15′) che in realtà non tocchiamo perché non c’è nessuno, Stefania mi ha già avvisato che è tornata in paese, Paolo e Fede ci aspettano all’auto. Ci fermiamo sulla strada bianca al margine dei prati baciati dal sole al mattino ed abbracciati da un’ombra tenebrosa la sera, ma in ogni caso sempre bellissimi. Riprendiamo subito la marcia sul sentiero 523 che scende verso Forno di Zoldo, al Pian dei Palui subito sotto la malga bevo un sorso d’acqua alla fonte presente lungo la strada, dal sapore sublime e fresco, è un toccasana, usciti dal sentiero ci agganciamo nuovamente alla strada sterrata ed in breve raggiungiamo l’auto.
Auto: Distanza 20.7 km, quota 1000 metri, tempo 7h 15′.
Giro stupendo, percorso che si presta a varie interpretazioni adattandosi alle diverse capacità dei camminatori a propria discrezione, ma la parte alta è la più bella e selvaggia. Bravi tutti e alla prossima.