25-26/02/2023 Altissimo di Nago (Baldo)

25/02/2023 San Giacomo – Altissimo di Nago

Distanza totale: 7,4 Km (6,2↑ 0,6↓ 0,6↔)
Altitudine massima: 2059 m
Altitudine minima: 1175 m
Dislivello assoluto: 884 m
Totale salita: 900 m
Totale discesa: 25 m
Tempo totale: 3h (soste incluse)
Presenti: Il gruppo in foto

Finalmente la due giorni sulle ciaspole, che come da tradizione di solito facciamo in gennaio e che quest’anno è slittata a febbraio causa pericolo valanghe a livello tre, così con pazienza e caparbietà il buon Silvano ha perseverato nella sua organizzazione ed informazione a tutti i partecipanti fino a raggiungere l’obiettivo nel fine settimana post carnevalesco, siamo in 13 in tutto, pochi ma buoni ed anche unici avventori del rifugio Damiano Chiesa che ci ospiterà la notte di sabato, un affettuoso grazie alla dolcissima Eleonora, così paziente e disponibile.

San Giacomo. Quota 1195 mt.
Parcheggiamo le auto di fronte all’hotel San Giacomo in pieno centro paese e di fronte al quale vi è una piccola pista da fondo, perfetta per chi vuole sgranchirsi ed allenarsi un un po’. Guardiamo verso l’alto, la neve è poca, lasciamo quindi le ciaspole in auto, i ramponcini sono sufficienti per superare eventualmente qualche tratto ghiacciato. L’escursione inizia sull’asfalto della sp3 o provinciale del monte Baldo, usciamo dal paese in discesa verso sud o San Valentino fino a raggiungere un tornante dove è presente un piccolo parcheggio sterrato in prossimità del torrente Sorna. Qui è evidente la tabella del sentiero 633 per il rifugio Damiano Chiesa (0,6 km, 1176 mt, 10′). Prima di iniziare la salita e l’inevitabile fatica ci concediamo una foto di gruppo tutti belli freschi e sorridenti. Questo primo tratto si sviluppa su una strada bianca che porta in breve fino ad un edificio, Ca’ Clesio (1.0 km, 1240 mt, 20′). Superata Ca’ Clesio dopo qualche decina di metri il sentiero gira a sinistra, alcune tabelle indicano per per il rifugio Altissimo (1.1 km, 1265 mt, 25′). Superato un ultimo caseggiato ci si inoltra nel bellissimo bosco di faggi di Cavalpea, Antonio ci indica burlescamente la direzione. E’ proprio un bel sentiero, ampio, non troppo ripido ed in estate deve essere molto ombreggiato e fresco, nel suo tratto più ripido ci ricompattiamo. Non sembra certo una giornata invernale, di neve non vi è traccia, la temperatura è sopra la media tanto che qualcuno ne approfitta per svestirsi, ma sappiamo che domani non sarà così, ed il sole splende. Riprendiamo il cammino ed usciti dal bosco si aprono ampie radure, sono i prati di Pesna (2.5 km, 1528 mt, 55′) in corrispondenza dei quali il nostro sentiero si innesta su quello proveniente da malga Bes e San Valentino, il 650, una vera autostrada lungo la quale compaiono le prime chiazze di neve. In primavera ed estate deve essere un pullulare di fiori, ci sono numerose tabelle lungo il cammino che ne illustrano le principali varietà che fioriscono in questi luoghi. Dopo aver superato i prati di Pesna raggiungiamo Bocca del Creer sopra la quale si trova il rifugio Graziani (3.75 km, 1618 mt, 1h 30′). Numerose tabelle indicano i vari percorsi tra cui il nostro 633 che sale al rifugio in un tempo stimato di circa 1h e 20′. Non possiamo non notare dei ciclisti che stanno percorrendo l’MTB red tour, come vedesi sulle tabelle, incuranti della neve e del ghiaccio, infatti alcuni tratti li fanno a piedi. Anche il panorama si fa ammirare, da qui è possibile volgere lo sguardo verso la pianura veneta, sappiamo che a destra c’è il Garda, ma ancora non si vede. Non ci resta che salire al rifugio Graziani che è ovviamente chiuso, ma si presta molto bene per una breve pausa ristoratrice baciati dal sole e schiaffeggiati dal vento che ora inzia a farsi sentire. La pausa non dura molto perché il vento è molto fastidioso riprendiamo il cammino verso l’alto perché a stare fermi si soffre. Sulla destra del rifugio alcune tabelle indicano il sentiero 633 verso la cima. Subito dietro al rifugio il sentiero presenta una biforcazione (3.92 km, 1640 mt, 1h 33′) a sinistra il 633 o sentiero della Pace che sale ripido verso la cima, a destra il 650 o strada Girardelli che scorre dolcemente verso il monte Campo e relativa malga, noi proseguiamo a sinistra. La salita è bella ripida ed il sentiero infatti inzia a serpeggiare lungo il versante sud della montagna, al quinto tornantino (3 km, 1783 mt, 2h) c’è addirittura la possibilità di aumentare ancora la pendenza scegliendo in alternativa al percorso di risalita da noi scelto una traccia direttissima che risale il crinale tagliando di netto la zona identificata sulle carte come La Sella e che rientra nella strada bianca un tornante prima di Busa Brodeghera. Proseguiamo tranquilli lungo la strada bianca fino a raggiungere appunto Busa Brodeghera (6.9 km, 1990 mt, 2h 50′) dove tagliamo leggermente il percorso e saliamo veloci a destra verso il rifugio ormai vicino. Più tardi parlando con la doclissima Eleonora apprendo che a questo bivio andando dritti si può raggiungere comunque il rifugio percorrendo però un sentiero molto panoramico con vista sul Garda che percorre il versante ovest dell’Altissimo di Nago lugo la linea di cresta fino al monte Varagna. Proprio in quest’ultimo tratto di sentiero scatto una foto panoramica dove in alto a sinistra becco un rapace che stava volteggiando sopra le nostre teste da un bel po’, dovrebbe essere una Poiana, anche se ovviamente ho pensato subito ad un’aquila, esagerato! A pochi passi dal rifugio un’ultima tabella conferma che siamo ormai arrivati.

Rifugio Damiano Chiesa (7.4 km, 2059 mt, 3h)
Entriamo, conosciamo Eleonora, la dolcissima, prendiamo possesso delle stanze poi torniamo fuori a girovagare sul piccolo pianoro costituito dall’apice del monte Altissimo. Verso nord sono presenti una chiesetta ed un osservatorio e relativa rosa dei monti, pochi devo dire, verso ovest il sentiero storico ed il lago di Garda dietro al quale spicca sulla linea dell’orizzonte il profilo appuntito del Corno di Cavento, verso sud alcune cime e la pianura. Sarebbe bello perlustrare ancora i dintorni ma il vento si è fatto insopportabile decidiamo di rientrare e goderci il calduccio del rifugio dove una bella stufa a legna va a pieno regime. Una buona birra qualche stuzzichino ed un mazzo di carte ci portano verso la cena, neppure mi ha sfioriato il pensiero di uscire fuori per il tramonto anche se ad un certo punto i suoi caldi colori hanno fatto capolino da una delle finestre della sala da pranzo. Il menù non è alla carta ma ci sono due tre scelte su primo secondo e contorno, acqua vino e birra a scelta e dolci, con tutto quello che ho mangiato potevo fare due giri. La salita alla zona notte è stata un po’ traumatica, sicuramente più fredda, ma un bel piumone ci ha fatto dimenticare immediatamente il freddo ed il vento, mi addormento mentre incombono amletici pensieri se alzarmi domani mattina per l’alba, ci dormo sopra.

26/02/2023 Altissimo di Nago – San Giacomo

Distanza totale: 5 Km (0,1↑ 4,6↓ 0,3↔)
Altitudine massima: 2059 m
Altitudine minima: 1195 m
Dislivello assoluto: -864 m
Totale salita: 10 m
Totale discesa: 905 m
Tempo totale: 2h (soste incluse)
Presenti: Il gruppo in foto

Rifugio Damiano Chiesa. Quota 2059 mt.
Neppure lontanamente mi sfiora il pensiero di alzarmi presto, il vento fuori ulula più di un branco di lupi e le cordicelle della bandiera sbatocchiano senza pausa, guardo fuori dalla finestrella della stanza ed è tutto grigio, uniforme, non si vede nulla. Torno al calduccio del piumone ed apsetto il resto della truppa. Quando scendiamo per la colazione è già tutto pronto, ma già ieri sera aveano preparato i tavoli, come di consueto nei rifugi, rimane solo da stabilire le bavande tra acqua, latte, tè, caffè e succo. Colazione all’italiana, senza salato, pane, marmellata, cioccolata e burro. Pagato il conto ci dirigiamo nostro malgrado all’esterno, scende qualche piccola favilla di neve, il cielo è plumbeo, ma la cosa insopportabile è il vento, rimpiango moltissimo l’aver dimenticato lo scaldacollo e sopporto con pazienza protetto dal cappuccio della giacca. Non parliamo delle mani, fare foto sarà complicato. L’idea era di tornare a San Giacomo tramite il sentiero 601 che scorre sul crinale nord dell’Altissimo e scende verso Brentonico, ma Eleonora ci sconsiglia di percorrerlo visto il forte vento, quindi scendiamo più diretti verso il paese tramite il sentiero 622. Appena dietro il rifugio ritroviamo le ultime tabelle incotrate ieri durante la salita, oggi sono le prime, ma senza il sole. Appena finito il piccolo pianoro dell’Altissimo il sentiero si tuffa letteralmente verso il basso, molto utili in questo caso i ramponcini che permettono di non scivolare nei tratti ghiacciati o nel terreno duro e ghiacciato. Lungo la discesa ha quasi dell’incredibile incrociare persone che stanno salendo anche se tutto sommato con il vento alle spalle soffrono meno di noi. Raggiungiamo un piccolo pianoro che precede il sentiero dei Cirmoli. In questo pianoro, nella foto visibile dall’alto, vi sono un paio di deviazioni (1,05 km, 1859 mt, 20′) che portano tutte e due alla Bocca di Poltrame. Proseguiamo dritti fino a raggiungere il sentiero dei Cirmoli che inzia proprio alla fine del pianoro e che si incunea in un piccolo bosco di Cirmoli appunto e che è quanto di più piacevole ed atteso perché finalmente ci permette di respirare, di parlare, di togliere il cappuccio, insomma ci protegge dal vento. Il cirmolo, come spiega una targa poco più avanti, è una pianta d’alta quota, simile al mugo, messa a dimora in questi luoghi dal buon Augusto Girardelli proprio per difendere la montagna ed i suoi frequentatori da intemperie, frane e slavine, mitico Augusto. Possiamo identificare la fine del sentiero dei Cirmoli con un’altra intersezione (1,56 km, 1753 mt, 33′) che porta anch’essa alla bocca di Poltrame. Si torna purtroppo in spazi aperti e quindi alla mercé del vento, ma ormai il primo obiettivo di giornata è in vista.

Malga Campo (2,3 km, 1637 mt, 45′)
La malga è ovviamente chiusa, ma i suoi muri offrono sufficiente riparo dal vento, ed anche qualche panca dove posare le chiappe e fare un veloce spuntino. Molto lodevole l’impianto fotovoltaico da 3 kw ed anche il termico credo, bravi così mi piace. Ne approfittiamo per aspettare gli altri e ricompattarci, fare due parole, mangiare un boccone, poi riprendiamo la discesa. A duecento metri dalla malga una tabella indica l’incrocio (2,5 km, 1635 mt, 51′) tra i sentieri 622, il nostro, ed il 650 che porta fino a malga Campei e Festa ed anche, a poca distanza circa 500 metri in falsopiano, ad un sito mesolitico nonché stazione del bronzo e del ferro. Al bivio svoltiamo a sinistra di 90 gradi per proseguire sul 622 che guarda ora proprio verso San Giacomo e passa poco più sotto attraverso una specie di porta naturale formata da alcuni speroni rocciosi. Questo tratto di sentiero mi è piacuto particolarmente, sia per il il fianco della montagna che protegge dal vento, che per le ampie panoramiche e anche per la docile pendenza che non fa soffrire le ginocchia. Scendiamo fin sotto i 1500 metri fino a raggiungere una decisa svolta a sinistra (3.53 km, 1455 mt, 1h 10′) dalla quale si può vedere San Valentino e la corna Piana che la sovrasta sull’estrema destra. Dopo la svolta a sinistra percorsi pochi metri si entra in un bel bosco di faggi che cambia completamente l’ambiente circostante, si cammina ora sopra un morbido tappeto di foglie accompagnati dal tipico scricchiolio del fogliame secco. Tralasciamo sulla sinistra (4 km, 1340 mt, 1h 20′) una labile traccia non ben segnalata che porta verso Festa, sopra Bentonico. Scendiamo seguendo un’evidente traccia, ma in reltà uscendo dal percorso ufficiale che è più dritto, attraversiamo di fatto una proprietà sbucando presso un B&B (3.9 km, 1261 mt, 1h 25′) dove però la tabella indica il percorso da noi seguito. Ritroviamo la strada, il paese di San Giacomo, ed in pochi minuti siamo alle auto.

San Giacomo (5 km, 1195 mt, 2h soste incluse)
Nel parcheggio è presente una piccola area pic-nic con tavoli e panche, è mezzogiorno, l’ora giusta per un pasto frugale ed un arrivederci alla prossima escursione. Bravi tutti.

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