16-17/07/2023 Dolomiti di Brenta

16/07/2023 Grosté – Sentiero Benini – Sosat – Rifugio ai Brentei

Distanza totale: 11 Km (5↑ 4,3↓ 1,7↔)
Altitudine massima: 2900 m
Altitudine minima: 2180 m
Dislivello assoluto: 720 m
Totale salita: 750 m
Totale discesa: 1020 m
Tempo totale: 8h 50′ (soste incluse)
Presenti: Cippe, Paolo, Pedro.

Torniamo sulle dolomiti di Brenta per completare quanto avevamo pianificato nel 2019, quando a causa del maltempo il primo giorno non avevamo fatto le bocchette alte. Doveva essere una tre giorni poi diventata una due giorni per mancanza di posto nei rifugi. Partiamo quindi sabato mattina da Padova ed arriviamo a Madonna di Campiglio verso le ore 9 e 30. Lasciamo l’auto nel comodo parcheggio Spinale, sotterraneo, nel prezzo è compreso il rientro con la navetta da Vallesinella, 13 € in tutto, due giorni di auto e tre persone, direi un ottimo prezzo.

Rifugio Stoppani. Quota 2434 mt.
Dal parcheggio attraversiamo la strada per prendere un caffé al bar chalet Laghetto poi ci dirigiamo a piedi verso campo Carlo Magno per salire in funivia al passo Grosté (2444 mt) 13€ a persona fino al passo, con sconto CAI di 6€. L’impianto porta fino al rifugio Stoppani, c’è parecchia gente ovviamente, appena scesi alcune tabelle indicano le varie possibilità ma noi ci dirigiamo senza indugio verso cima Grostè sul sentiero Benini, il 305. Foto ricordo ai miei due compari e via. Il passo Grostè è a pochi metri ma non ci passiamo prendiamo a destra verso la baracca (0.4 km, 2487 mt, 10′) limitrofa all’arrivo degli impianti di risalita dietro la quale, una volta superata, spunta la Pietra Grande (2935 mt) davanti a noi invece ci fa da guida cima Grostè (2901 mt). Raggiungiamo l’incrocio con il 331 segnalato da tabelle (1.14 km, 2550 mt, 29′) che scende al rifugio Grostè, diverse indicazioni si trovano anche per terra sui massi per cui non si può sbagliare e poco più avanti (1.27 km, 2550 mt, 33′) tralasciamo sulla destra la traccia che sale verso cima Grostè. Attraversiamo una lunga pietraia fino a portarci proprio sotto cima Grostè, dove un occhio attento può vedere la targa del sentiero, molto in alto, può sfuggire, mentre più avanti ancora un’altra targa indica la presenza del primo tratto di ferrata ed ancora più in là un simpatico avvertimento, attenti al cranio, ma noi abbiamo il caschetto. Continuiamo a salire, il 305 lambisce i 2900 metri e si sviluppa intorno a cima Grostè nel suo primo tratto, senza particolari difficoltà, sale docilmente, ed appena aggirato il Grosté inzia a mostrare tutta la sua bellezza. Superiamo la bocchetta dei Camosci (2.7 km, 2771 mt, 1h 42′), prima della quale passiamo di fianco al bivacco del Martino, un riparo naturale sotto una roccia e delimitato da alcune pietre, spettacolare la vista dalla bocchetta, peccato per le nubi che non ci permettono di vedere in lontananza la Presanella verso nord, mentre dietro di noi quella triangolare dovrebbe essere cima Roma (2837 mt), impressionante invece quello che ci aspetta davanti a noi, verso l’infinito e oltre, il primo pensiero che mi passa per la testa è “ma dobbiamo andare fino là in fondo?” SI. La bocchetta stabilisce il passaggio ai versanti sotto il campanile dei Camosci (2920 mt) e successivamente di cima Falkner (2999 mt) divise dalla bocchetta Alta dei Camosci che è impercettibile e subito dopo la precedente. Il superamento della Falkner inzia con una bella cengia in salita, ed alcuni spettacolari tratti attrezzati dove risalta il tipico colore della dolomia. Superata la Falkner ci dirigiamo sotto il Campanile alto di Vallesinella (2946 mt) e cima Sella (2946 mt). Il primo obiettivo sembra lì davanti a noi, ma improvvisamente si scende di brutto, inaspettatamente, siamo stanchi, decidiamo di fermarci per riposare e pranzare sotto il campanile di Vallesinella. Ripreso il cammino raggiungiamo la bocca alta di Vallesinella (4.25 km, 2870 mt, 3h 50′) dove cambiamo versante ed iniziamo a girare intorno a cima Sella, superata la quale troviamo alcune tabelle con le indicazioni per il 315 o sentiero attrezzato dalla Giacoma (4.87 km, 2710 mt, 4h 20′) che porta fino al rifugio Tuckett che in realtà noi non raggiungeremo perché devieremo prima a sinistra sul Sosat o 305 bis. Lasciamo quindi il Benini per prendere il 315 ed in questo frangente ci fa da perno il Castelletto Superiore, che aggiriamo a destra per poi scendere parecchio anche tramite diversi tratti attrezzati. Superato il Castelletto nel panorama alla nostra sinistra troneggia cima Brenta con i suoi 3150 mt e la sua omonima vedretta. Ad un certo punto eccolo finalmente il Tuckett e dall’alto si vede la traccia del Sosat che va a sinistra. Non raggiungo il bivio ufficiale con le tabelle in quanto svolto un pochino prima (6.1 km, 2370 mt, 5h 12′) alla ricerca di acqua in quanto Pedro si ricordava di una fonte in questa zona, ma purtroppo non ne trovo traccia. Inquadro ancora il Tuckett, in lontananza il gruppo Adamello e Presanella e sulla destra si intravedono pure le tabelle del bivio.

Sosat (5 km, 2300 mt, 5h)
Dopo alcuni tentennamenti sul proseguio del tragitto a causa della carenza d’acqua iniziamo a percorrere il Sosat che in questa prima parte è piuttosto noioso sviluppandosi su un’immensa pietraia, ci sono però diversi rigagnoli d’acqua che arrivano dai ghiacciai in scioglimento e ne approfittiamo per riempire le borracce. Anche il Sosat inzia a mostrare le sue meraviglie, sopra di noi la bocca di Tuckett, sotto di noi in lontannaza il Tuckett, e nel mentre infinite sequenze di scalette e ferro che non danno mai tregua ed impediscono di annoiarsi, in questa prima parte che si sviluppa sotto punta Massari (2846 mt) mi ha colpito in particolare un passaggio attraverso le rocce, una specie di piccolo tunnel naturale condito da ferro, staffe e scale. Più avanti invece sotto le punte di Campiglio (2969 mt) affrontiamo forse la parte più bella del Sosat, una rientranza dove il gps impazzisce, un cuneo che inzia con questa serie di scalette, prosegue lungo strette cengiette, s’infila nella montagna, ed esce fuori non tramite la scaletta che si vede da lontano, ma una serie di staffe limitrofe ad essa che un cartello avvisa essere fuori uso. In questa foto i miei due compari nel punto limite del cuneo. Per la cronaca in questo tratto incrociamo anche una coppia che percorre la via in senso inverso senza alcun equipaggiamento. Usciti dal cuneo si aggirano completamente le Punte di Campiglio e ci si affaccia sul vallone che ospita il Brentei, la nosta meta, e di cui scorgo il tetto, la nuova struttura e la caratteristica chiesetta. Il percorso è ancora lungo ma ora è più facile, prima di andare avanti mi fermo per una pausa all’ombra di un bel spigolo sotto il quale mi accorgo dopo un po’ della presenza di un’infinità di stelle alpine. Il sentiero prosegue ora pressoché in quota intorno ai 2400 metri, ma le sorprese non mancano come questa improvvisa ed inaspettata discesa su scalette. La lunga cengia raggiunge un bivio segnalato da tabelle, cosa che consiglio caldamente, ma la vista del rifugio mi fa perdere la ragione, mi avventuro su una traccia (10.5 km, 2380 mt, 8h 32′) che taglia di netto e scende ripidamente 150 metri di dislivello, nulla di complicato, ma non ha senso, non permette di godere delle meraviglie che stanno intorno e costringe ad impegnarsi e concentrari sul dove mettere i piedi per non cadere. Mi riaggancio sul sentiero ufficiale 323, che scende dall’Alimonta, e raggiungo prima il bivacco De Tassis, irriconoscibile rispetto all’ultima volta che l’avevo visto e subito dopo il rifugio Brentei.

Rifugio Brentei (11 km, 2182 mt, 8h 50′)
Sono esausto lo ammetto, speravo di fare una doccia per lavare via la stanchezza, ma mi dicono che non è possibile per mancanza d’acqua, accedo alla stanza, una meraviglia, ci sono due posti purtroppo già occupati proprio sotto l’enorme finestrone che si affaccia sul panorama sottostante, uno spettacolo. Ci sono sei letti, è tutto nuovo ovviamente e quindi in ottime condizioni. Una bella sciacquata nei bagni ed un bel brindisi con una buona e fresca birra siamo pronti per la cena. Ecco il ristorante è stupendo con quella infinita vetrata, ma l’ho trovato poco accogliente, troppo commerciale, non sembra di essere in un rifugio questo è quello che ho percepito, ho comunque mangiato avidamente, tutto di mio gradimento, anche il dolce.

17/07/2023 Rifugio ai Brentei – Rifugio Casinei – Rifugio Vallesinella

Distanza totale: 8 Km (1,4↑ 4,8↓ 1,8↔)
Altitudine massima: 2182 m
Altitudine minima: 1513 m
Dislivello assoluto: -669 m
Totale salita: 170 m
Totale discesa: 810 m
Tempo totale: 5h 15′ (soste incluse)
Presenti: Cippe, Paolo, Pedro.

Rifugio Brentei (2182 mt)
Dopo una colazione rigenerante affrontiamo la via del ritorno abbandonando l’idea di partenza, che prevedeva il giro di Cima Tosa (3173 mt) troppo impegnativo, per scendere invece al Vallesinella tramite il sentiero 323 la cui traccia parte praticamente appena fuori dal rifugio ed è segnalata da tabelle. Dopo pochi metri si affonda letteralmente nella val Brenta, dietro di noi il rifugio è già lontano, sono chiaramente visibili le vetrate dello stesso ed anche del bivacco Detassis, davanti a noi l’immensa e profonda val Brenta. Nel primo tratto il sentiero è molto docile, poi inizia a scendere ripidamente serpeggiando frequentemente fino a raggiungere il bivio con il sentiero attrezzato Violi segnalato da tabelle (0,8 km, 2000 mt, 30′). Siamo indecisi sul proseguio, ma alla fine restiamo sul 323, il Violi o 391 corre più in alto, resta più in quota mentre il 323 scende un po’ e poi bisogna risalire. Il percorso è molto semplice e scorrevole ma ogni tanto presenta le sue peculiarità come queste staffe che aiutano a superare alcuni sbalzi rocciosi o tratti ripidi che serpeggiano nell’erba. Scendiamo a quota 1700 fino a raggiungere alcune tabelle (2 km, 1700 mt, 1h 25′) con le indicazioni per il rifugio Casinei tramite il 391A che risale fino ad innestarsi sul sentiero Violi o 391. E’ in questo tratto del percorso che mi innamoro di questo sentiero, a parte la pace, la tranquillità visto che non c’è nessuno, la natura è selvaggia, è viva, basta un vecchio faggio a stupirmi, una farfalla a meravigliarmi, ci son pure un sacco di zanzare cosa inusuale in montagna, ma riesco a sopportarle, altrettanto inusuale. Il percorso in leggera salita si riaggancia al 391 o Violi (3 km, 1750 mt, 1h 48′) ed inzia a salire costantemente con qualche strappo più accentuato ed anche qualche tratto attrezzato, un ampio spazio prativo emerge dal bosco e segnala l’ormai imminente arrivo al rifugio Casinei dove una volta arrivato capisco da questo cartello che ci troviamo nella riserva integrale e speciale a conservazione passiva del parco Adamello Brenta.

Rifugio Casinei (4.75 km, 1826 mt, 3h 10′)
Facciamo una pausa ristoratrice, il rifugio è molto carino, faccio un giretto anche dentro mentre Paolo beve una birra e Pedro si ristora un pochino. Fuori ci sono delle sculture di legno, particolare la parte sinistra del rifugio, fatta in legno, peccato non aver potuto fare una foto, troppa gente. Riprendimo il cammino con l’obiettivo di raggiungere le cascate di Vallesinella alta tramite il sentiero 317B che parte proprio dietro al rifugio, come indicato dalle tabelle che si trovano davanti al Casinei. Il percorso è molto facile, leggermente in discesa, in mezzo al fresco bosco prevalentemente di abeti che ogni tanto lascia qualche spiraglio e permette di vedere in lontananza le cascata alte di Vallesinella. Troviamo un unico bivio (6.2 km, 1680 mt, 3h 45′) al quale proseguiamo a destra ed in breve raggiungiamo la località Vallesinella di Sopra (6.3 km, 1671 mt, 3h 50′) dove si trova l’omonima malga. Ormai sentiamo il fragore delle cascate, nei prati limitrofi alla malga vi sono proprio le sorgenti, l’acqua sgorga tra l’erba e ci sono delle passarelle in alcuni punti per non rimanere inzuppati. Il sentiero scende ed inizia ad essere ben delimitato da solide staccionate, ponticelli, gradoni, fino ad arrivare proprio ad un passo dall’acqua (6.8 km, 1600 mt, 4h 5′). Il luogo è veramente suggestivo, oltre che fresco, come descritto nei cartelli in questa zona nasce il Sarca di Vallesinella dalle sorgenti carsiche qui presenti ed effettivamente in alcuni punti si vede proprio l’acqua sgorgare dalla roccia, molto bello, merita proprio una visita, ovviamente c’è tantissima gente, motivo per cui decidiamo di portarci fuori dalla zona più frequentata. Poco più avanti troviamo un agevole accesso al torrente (7.2 km, 1540 mt, 4h 20′) che nel frattempo si è calmato un pochino, ne approfittiamo per rinfrescarci e mettere a mollo i piedi nell’acqua gelida. Lasciamo questo luogo meraviglioso, un ultimo sguardo alle dolomiti di Brenta ormai dietro di noi, il sentiero si innesta sulla strada bianca (7.7 km, 1540 mt, 5h 2′) che conduce al rifugio Vallesinella dove abbiamo appuntamento con la navetta che ci riporterà a Madonna di Campiglio.

Rifugio Vallesinella (8 km, 1513 mt, 5h 15′)
Ci stendiamo all’ombra di un albero in attesa della navetta, ripenso a quanto percorso in questi due giorni, alle fatiche del primo, alla semplicità del secondo, ai meravigliosi panorami gustati, sono soddisfatto, posso tornare a casa contento e pieno di energie positive, un’ultima foto ad immortalare una splendida casetta e sulla sinistra proprio cima Grostè, siamo arrivati da lì sopra, sembra impossibile. Un grazie a Pedro e Paolo per la compagnia, bravi tutti e alla prossima.

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