05/08/2023 Col di Lana
Distanza totale: 9 Km (3,2↑ 4,7↓ 1,1↔)
Altitudine massima: 2452 m
Altitudine minima: 1700 m
Dislivello assoluto: 752 m
Totale salita: 715 m
Totale discesa: 683 m
Tempo totale: 6h 30′ (soste incluse)
Presenti: Cippe, Antonio, Francesca
Due giorni in zona Falzarego, il meteo ci fa impazzire, spostiamo più volte la prenotazione presso l’albergo Al Sass di Stria in località Pian di Falzarego lungo la statale che sale al passo, alla fine si decide per sabato e domenica, primo giorno sul Col di Lana secondo al Settsass. Partiamo da Padova sotto il diluvio ed arriviamo ad Andraz che ha quasi smesso. Per l’auto ci sono diverse possibilità, proprio all’inizio della strada sterrata che scende ad Andraz c’è un piccolo parcheggio, quattro cinque posti al massimo, oppure più sotto a malga Castello attualmente in ristrutturazione e quindi inutilizzabile, ed ancora più avanti proprio nei pressi del Castello di Andraz, la giornata è bruttina c’è poca gente e questo ci facilita l’operazione.
Castello di Andraz. Quota 1700 mt.
Il tempo di prepararci e partiamo, il castello è sempre lui, affascinante, misterioso e possente, costruito su solida roccia, se si ha un po’ di tempo consiglio una visitina anche non guidata è molto interessante e ben tenuto (approfondimento). Ci dirigiamo lungo la strada bianca in direzione di Castello o Ciastel e dopo poche centinaia di metri lasciamo la sterrata per prendere il sentiero 21B in direzione Agai, Livinallongo, Col di Lana come segnalato dalle numerose tabelle (0.5 km, 1750 mt, 10′). Percorsi pochi metri mi volto ad inquadrare la frazione di Castello in direzione del passo ed in fondo spunta la Tofanadi Rozes imbiancata da neve fresca mentre davanti a noi ci aspetta un fitto bosco di abeti che quasi incute timore sembra l’ingresso di un altro mondo, ma in realtà è solo la giornata uggiosa che intristisce il panorama il quale appena può fa vedere di cosa è capace. Tralasciamo alla nostra sinistra il bivio (1.4 km, 1900 mt, 35′) che porta alla frazione di Agai e proseguiamo a destra raggiungendo una serie di ruderi in località Ciampluo passati i quali si esce dal bosco. Proprio in questo tratto di sentiero io e Antonio intravediamo nel fitto della vegetazione niente popò di meno che due cervi, un attimo, neppure il tempo di prendere la macchina fotografica, bloccato dall’emozione nel vedere quei due immensi palchi. Percorriamo qualche decina di metri sul prato ancora umido poi saliamo a destra (1.94 km, 2040 mt, 1h) lungo una traccia molto esile che in effetti si rivelerà non corretta, quella giusta parte pochi metri più avanti ma in ogni caso ci riagganciamo ad essa poco più in alto. La salita continua ripida e serpeggiante fino a raggiungere la dorsale, siamo in località Cenglèi (2.4 km, 2170 mt, 1h 25′) dalla quale si ha un’ottima panoramica sia verso valle, dove in lontananza spicca il Civetta, sia in direzione cima Col di Lana e Sief. Percorriamo la linea di cresta pressoché in quota, superiamo la ridotta La Marmora segnalata da una lapide, tralasciamo il bivio per il sentiero Terriol Ladin (3.1 km, 2200 mt, 2h) che va verso destra ed avvolge il Col di Lana, infine passiamo per la postazione “il fortino”, a quota 2250, poi il 21B riprende a salire ripido. Sono notevoli le panoramiche in tutte le direzioni, la Marmolada in particolare è ormai ben visibile. Da lontano un nutrito branco di camosci ci sta controllando, sono almeno una trentina di esemplari. Il più ormai è fatto, una bella panoramica sulla dorsale appena risalita e sul tratto più ripido a serpentina, davanti a noi l’ultima fatica ci permette di raggiungere prima il bivacco, poi la chiesetta, nel primo entriamo per ripararci dal vento e fare uno spuntino con vista panoramica sulla Marmolada.
Col di Lana (4 km, 2452 mt, 3h 45′)
La vetta vera e propria è un po’ più avanti, ma prima è interessante visitare la chiesetta ed anche il bivacco, nella prima mi ha colpito la foto con la nuvola a forma di croce, dal libro “il soldato che correva”(approfondimento), triste ed oscuro presagio osservato dagli abitanti del luogo prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, del secondo mi ha colpito la semplicità, non il classico bivacco a botte, ma proprio in legno con quattro brande ed una saletta pranzo con tavolo e panche ed una meravigliosa finestra con vista sulla Marmolada, ci siamo riposati e rifocillati comodamente seduti al tavolo ed al riparo dal vento. Devo dire inoltre che ho trovato alcune incongruenze sulle quote indicate in loco e sulle carte, per esempio la cima sulla carta è a quota 2452, in loco è indicata a 2465, chi avrà ragione? Una volta usciti dal bivacco gironzoliamo un pochino intorno alla cima per gustarci il panorama ed osservare da vicino la lapide nella zona della mina ed alcune tavole illustrative relative alla prima guerra, poi ci avviamo in discesa verso il Sief con due splendide panoramiche a farci da guida il Piz Boé ed il Settsass su cui andremo domani. La linea di cresta vista da lontano fa un po’ impressione ma poi avvicinandosi ci si rende conto che è tutto facilmente percorribile coadiuvati tra l’altro da corda e gradoni nei tratti più esposti o friabili. Sono ben visibili fin da subito i trinceramenti e le gallerie del fronte austriaco in parte ripristinati. Nella zona denominata dente del Sief (4.5 km, 2424 mt, 4h 10′) sono presenti altre tavole illustrative con descrizioni sugli eventi della prima guerra oltre a numerosi punti interessanti da visitare, superato il dente si accede a cima Sief tramite diversi tratti attrezzati con staffe e corda, spettacolare il suo versante nord che sulla mia carta un po’ vecchiotta viene indicato anche con Spiz delle Seleghe. Superato l’ingresso della galleria di mina austriaca fatta saltare sul dente del Sief e segnalata da una tabella illutrativa, lungo la linea di discesa con vista meravigliosa sul Settsass, è possibile camminare proprio dentro la trincea piuttosto che sopra di essa, qualche tratto suggestivo lo abbiamo percorso dentro. Raggiuingiamo il passo Sief (5.55 km, 2209 mt, 5h) dove è presente anche l’omonimo bivacco che però perlustreremo domani noi svoltiamo a destra poco oltre il passo ( 5.7 km, 2200 mt, 5h 5′ ) per scendere verso la val delle Federe. Attraversiamo un ampio spazio prativo regno delle marmotte, ce ne sono ovunque e tutte belle cicciottelle, lasciamo il percorso ufficiale (6 km, 2125 mt, 5h 20′) per dirigerci verso una bella casetta in legno che qui chiamano Tablè, è il Chi de Teresa, molto carina ed indicata anche sulla carta in mio possesso. Superata la casetta scendiamo lungo la val de le Federe (federe = pecore) e ci riagganciamo al sentiero ufficiale (6.7 km, 2050 mt, 5h 35′) lungo il quale ci sono diversi di questi Tablè, mi ha colpito in particolare questo con tanto di giardino recintato ed in cui il proprietario era impegnato in lavori di manutenzione. Raggiunto il fondo valle delle Federe è ben visibile il profilo del Col di Lana a sinistra e del Sief a destra, poi si entra nel bosco e ci si innesta nella strada bianca che porta in breve al Castello di Andraz e quindi all’auto.
Castello di Andraz (9 km, 1700 mt, 6h 30′)
Il tempo di cambiarci, dare un’ultima occhiata al castello e poi ci dirigiamo verso l’albergo per un bella e rilassante doccia ed una cena ristoratrice, domani ci aspetta il Settsass.