14/10/2023 Nassere (Valsugana Lagorai)

Distanza totale: 9.5 Km (4,1↑ 4,4↓ 1↔)
Altitudine massima: 2100 m
Altitudine minima: 1368 m
Dislivello assoluto: 732 m
Totale salita: 818 m
Totale discesa: 798 m
Tempo totale: 6h 40′ (soste incluse)
Presenti: Antonio, Carlo, Cippe, Francesca, Ivana, Paolo, Giuliana

Appuntamento autunnale per ammirare il foliage, ci dirigiamo al rifugio Carlettini dal quale parte la camminata e dove è possibile lasciare l’auto nell’ampio parcheggio limitrofo al rifugio Carlettini, ampio per questo periodo, immagino che in estate sia ben diverso.

Rifugio Carlettini. Quota 1368 mt.
Dal rifugio partono un dedalo di sentieri, noi dobbiamo prendere il sentiero L31, detto anche dei Nomadi perché è stato percorso dal cantante dei Nomadi Augusto Daolio, potevamo beccare quello giusto al primo colpo? Ci avviamo lungo una strada bianca, così invitante, ampia e poco scoscesa, poi mi sovviene che non era prevista alcuna strada bianca ad inizio escursione per cui metto mano al navigatore e mi accorgo che non ci siamo. Torniamo al punto di partenza e riproviamo, eccolo, eppure è bello grande il cartello. Il sentiero sale subito in un fitto bosco di abeti e dopo pochi passi vedo formarsi un capannello intorno a Carlo, cosa sarà successo? Il buon Carlo ha in mano un bel porcino, così come nulla fosse, e poco dopo ne troverà un altro e più avanti un altro ancora (visto io però), insomma un bel risottino viene fuori. Ma torniamo a noi, tralasciamo sulla destra il sentiero didattico dell’acqua (0.4 km, 1420 mt, 23′) e proseguiamo a sinistra sul sentiero L31 districandoci tra numerose radici ed affrontando l’aumentata pendenza che rimane costante fino al raggiungimento di ampi spazi aperti intorno a quota 1580. La luce del sole inizia a scaldarci e fa brillare le numerose spighe delle graminacee presenti nei prati. Tralasciamo sulla sinistra il sentiero che conduce a malga Casarina (1.3 km, 1640 mt, 1h 5′) e proseguiamo in salita fino ad attraversare un cancelletto che da accesso alla zona prativa intorno a malga Nassere, attraversiamo la strada forestale Aia del Buso – Nassare (1.8 km, 1730 mt, 1h 20′) e nei prati sottostanti la malga altro ritrovamento fungino, questa volta un bel gruppo di Masse Tamburo, buone impanate. Proseguiamo in salita sul sentiero L31 verso la malga ormai in vista sopra di noi. Malga Nassere (1.9 km, 1763 mt, 1h 25′) è molto carina sia dentro che fuori, un bel posticino dove fare una pausa, è a disposizione anche una fonte d’acqua potabile e quindi si presta anche per il pernottamento. Sotto ci sono un bel camino, cucina economica, due bei tavoli e qualche accessorio. Sopra un tavolato dove poter dormire, direi ottimo rifugio in caso di maltempo o per una notte in transito oltretutto anche fuori c’è un tavolo con panche proprio vicino alla fonte. Prima di ripartire uno sguardo al panorama verso ovest, a destra la Pala del Becco (2423 mt) ed alla sua sinistra cima Todesca (2435 mt) il monte Valpiana (2368 mt), sopra al camino, ed infine il verdeggiante monte Setole (2208 mt). Riprendiamo il cammino sui prati circostanti la malga baciati e riscaldati dal sole, poi rientrati nel rado bosco riprendiamo a salire, ma soprattutto con grande gioia vedo che qui i larici brillano dorati alla luce del sole, fino a prima della malga invece erano tutti colpiti dal fungo Mycospherella Laricina che porta al diretto imbrunimento degli aghi senza passare per lo stadio giallo dorato, questa malattia si osserva normalmente verso fine estate inizio autunno, ma qui a 1800 metri il loro meraviglioso colore autunnale torna a splendere. Continuiamo a salire in spazi aperti che ci permettono di godere del panorama verso ovest con il gruppo dei Lagorai sulla sinistra e sempre la Pala del Becco a destra. Superiamo quota 2000 ed intorno ai 2050 dopo una netta curva a destra la pendenza si affievolisce ed il sentiero torna a procedere più in piano ed attraversa un bel tratto di bosco ricco di larici per poi sbucare nuovamente sui prati. Proprio al limitare del bosco vi è un bivio dove commetto il secondo errore, procedo dritto in salita distratto dai mille colori, è divertente perché la truppaglia mi segue come si evince in queste curiose foto fatte nello stesso punto in andata e ritorno, eccolo qui invece il bivio (3.4 km, 2080 mt, 2h 30′) non segnalato ma evidente dove è necessario proseguire a destra se si vuole procedere verso il lago, a sinistra si sale fino al Croz e monte Conseria intorno ai 2250, ma a noi interessa raggiungere il lago, lontano dalla vetta e senza mai arrivare in cima, quale autore preferite? Il bivio rappresenta anche il punto più elevato del percorso, il sentiero scende leggermente ed attraversa uno dei punti più belli dell’escursione, credo che tutti i presenti si siano fermati a fare una foto in questo tratto veramente ricco di colori, pochi passi più avanti ecco il lago.

Lago Nassere (3.6 km, 2060 mt, 2h 50′)
Davanti al laghetto qualche secondo di silenzio, respiri lenti ed occhi spalancati per cecare di assorbire ogni meraviglia del suo perimetro, poi superato il momento di estasi ricomincia il chiacchericcio ed il doveroso giro di perlustrazione perché ogni angolo riserva qualche sorpresa da scoprire. Un tronco posizionato come panchina permette di assaporare in tranquillità ogni attimo, le piante acquatiche che disegnano criniere al vento, gli alberi che si guardano allo specchio, cespugli che virano al rosso quasi a voler imitare quel di Tovel, i mie amici di avventura che si sdoppiano, piante di mirtillo che sembrano braci sulla griglia, e quanti ne ho raccolti e mangiati, altra sorpresa in questa stagione. Ovviamente pausa pranzo in questo luogo fiabesco, ci fermiamo quasi un’ora poi a malincuore torniamo sui nostri passi, con nostalgia, cerchiamo di portare con noi questo bel ricordo immortalandolo in alcune foto dall’alto e proprio sopra il lago un altro tratto di sentiero strepitoso dove tutti i colori dell’autunno fanno a gara per farsi notare. Un ultimo sguardo verso ovest sul lago e all’orizzonte dove a destra della Pala del Becco (2423 mt) compare ora anche cima delle Buse (2574 mt) poi poco prima di sfiorare i 2100 ecco il bivio (4 km, 2090 mt, 3h 50′) con il sentiero 360 dove teniamo la destra in direzione del rifugio Caldenave. Si scende ora abbastanza ripidamente fino a quota 2000 dove raggiungiamo il baito Lastei (4.3 km, 2010 mt, 4h 5′) guardando dall’alto la testata della val D’Inferno chiusa da cima delle Buse Todesche (2413 mt) a sinistra e cima Orsera (2471 mt) a destra. Entriamo anche qui a vedere l’interno, molto piccolo, un tavolo ed una stufa per riscaldare, perfetto come rifugio di emergenza. Dal baito scendiamo ancora poco sotto i 2000 metri fino a raggiungere i laghi della val D’Inferno (4.6 km, 1970 mt, 4h 20′) ci allontaniamo dal sentiero per avvicinarci ai laghi, ma devo dire che mi è piaciuto di più il Nassere. Breve sosta anche qui per godere di quanto c’è intorno a noi ed anche sopra, si perché un’aquila sta volteggiando sopra le nostre teste. In sostanza il rio Laghetti, sono due in realtà i rii, danno origine a questa sequenza di laghi, entrano ed escono, uniscono i laghi in una specie di gioco di vasi comunicanti ed il sentiero scorre limitrofo ad essi, ed anche qui devo dire che i colori sono veramente notevoli. Superati i laghi il sentiero rientra nel bosco ricco di larici e quindi colorato, passiamo il bivio per il baito Aia della Pesa (5.7 km, 1920 mt, 5h), l’ho segnato ma solo perché lo trovo nella mappa, in realtà non ricordo di averlo visto, passato questo bivio il sentiero riprende a scendere piuttosto decisamente fino alle tabelle con le indicazioni per il rifugio Caldenave (6.3 km, 1760 mt, 5h 15′) che non visitiamo, è poco distante in realtà lo vediamo poco lontano e nei pressi del rifugio dovrebbe esserci anche l’omonimo bivacco. Siamo attirati dal pianoro sottostante al rifugio, veramente bello, dove facciamo anche una breve pausa per ricompattarci. Il rio Caserine disegna ampie e dolci curve sull’erba soffice e verde in una specie di slalom naturale e scorre trnquillo e silenzioso come non ci si aspetta da un torrente in alta montagna. Percorriamo il pianoro fino a raggiungere il ponte Caldenave segnalato da tabelle (6.6 km, 1752 mt, 5h 40′) e che permette di attraversare il rio Caserine. Subito dopo il ponte altre tabelle con le indicazione per il rifugio Carlettini tramite il sentiero 332 e pochi metri più avanti un bivio con altre tabelle (6.7 km, 1740 mt, 5h 41′) dove prendiamo la destra appunto sul 332. Il sentiero scende deciso ma non eccessivamente, senza affaticare troppo le ginocchia, in compagnia del rio Caserine che scorre alla sua destra, adesso si come un vero torrente di montagna tumultuoso e rumoroso. Raggiungiamo località Ponte Campivelo (7.8 km, 1499 mt, 6h 10′) dove il rio passa alla nostra sinistra e scompare nel bosco, mentre noi usciamo in spazi aperti e luminosi e ci innestiamo sulla strada forestale Campivelo che percorriamo per un breve tratto lasciandola poco più avanti per tornare sul 332 (8.3 km, 1470 mt, 6h 15′). Torna a farsi vedere il rio di Caserine che ora scorre alla nostra sinistra ed infine anche la forestale Campivelo sulla quale ci innestiamo nuovamente (8.7 km, 1380 mt, 6h 25′). Attraversiamo località Tedon fino ad innestarci sulla strada Val Campelle (9.1 km, 1350 mt, 6h 30′) e tenendo la destra raggiungiamo il rifugio Carlettini.

Rifugio Carlettini (9.5 km, 1368 mt, 6h 40′)
Un bel giro ricco di soggetti belli ed interessanti e visto che il rifugio è aperto ne approfittiamo per sorseggiare un birra fresca e fare due chiacchiere prima di rimetterci in auto e tornare verso Padova. Bravi tutti alla prossima.

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