03/02/2024 Monte Lisser (Marcesina)
Distanza totale: 17,3 Km (5.4↑ 5.1↓ 6.8↔)
Altitudine massima: 1387 m
Altitudine minima: 1339 m
Dislivello assoluto: 48 m
Totale salita: 613 m
Totale discesa: 589 m
Tempo totale: 7h 30′ (soste e cena incluse)
Presenti: Cippe, Pedro
Volevo sperimentare un’uscita pomeridiana con cena in rifugio per assaporare i colori del tramonto. Serviva una meta abbastanza vicina e non troppo complessa da raggiungere, ecco perché il monte Lisser, inoltre alcuni amici sono presso il rifugio Barricata quindi colgo l’occasione per fare un giretto, che in realtà si rivelerà piuttosto lunghetto vista la distanza totale. Partiamo quindi da Padova subito dopo pranzo verso le 13 ed arriviamo in loco poco dopo le 15.
Parcheggio presso rifugio Valmaron. Quota 1347 mt.
Parcheggiamo sulla strada sotto al rifugio Valmaron dove c’è spazio in abbondanza. C’ neve, non moltissima, ma già vedere tutto bianco intorno a noi rende gradevole e coerente al periodo stagionale il panorama. Ci prepariamo velocemente, decidiamo di lasciare le ciaspole in auto e partiamo allo sbaraglio puntando verso il Lisser. Come primo tratto risaliamo il crinale alle nostre spalle dove vi è un’evidente traccia battuta che segue i paletti di confine. Subito la salita seppur non impegnativa riscalda i muscoli e dopo pochi minuti dobbiamo togliere qualche strato per evitare di surriscaldarci. Intanto siamo salita di qualche metro e già possiamo ammirare la piccola pozza ghiacciata ideale per il divertimento dei bambini, il rifugio Valmaron ed un bel panorama verso nord dove al centro in quel gruppo innevato a sinistra si vede cima Caldenave. Completata la salita il panorama si apre anche verso le Pale di San Martino e le dolomiti Bellunesi, a centro foto bello bianco spicca il Pavione. Puntiamo verso il limitare del bosco che seguiamo pedissequamente anche se forse era meglio attraversarlo, ma camminare sulla neve ha un suo perché anche se in alcuni punti si sprofonda e si fa un po’ di fatica. Tramite qualche saliscendi raggiungiamo la fascia prativa della pista da sci, ovviamente coperta di neve, che attraversiamo abbastanza agevolmente e dopo la quale decidiamo di entrare nel bosco in quanto al suo interno c’è poca neve e si procede molto più facilmente. Risaliamo il pendio camminando sulle foglie secche fino al termine del bosco dove la pista da sci si biforca, superiamo un primo attraversamento (1.7 km, 1479 mt, 54 ‘) che rappresenta il ramo destro della pista e che questa volta ci impegna un po’ di più in quanto presenta accumuli notevoli di neve dentro i quali sprofondiamo fino al ginocchio, fortunatamente è breve. Procediamo nuovamente in un nel bosco di faggi, spettacolare e colorato dalle ultime luci del giorno, mi ricorda un pochino quello del Cansiglio, meno regolare ma comunque bello. Superiamo un secondo attraversamento (2.1 km, 1552 mt, 1h 10′) oltre il quale procediamo all’aperto sulla grande pista che scende dalla cima del Lisser. Sul limitare del bosco trovo una traccia non molto battuta, ma meglio della neve fresca, la quale si innesta più in alto proprio sulla stradina che conduce al forte di cui si vedono ormai i manufatti, in realtà la traccia punta dritta verso la cabina degli impianti di risalita ed una volta raggiunta il panorama verso nord-est è molto appagante, con le dolomiti Bellunesi a sinistra ed il col Nudo a centro foto. Mi dedico quindi al forte, facendo il giro in senso orario raggiungo il lato sud dove si trova l’ingresso (2.87 km, 1618 mt, 1h 27′). Il forte è praticamente un museo, lo si capisce subito perché è ben tenuto e molto documentato oltre che ben chiuso. Trovo comunque un pertugio ed inzio a perlustrare l’esterno della fortezza. Una scaletta di ferro permette di salire sopra la struttura, praticamente sulle cupole degli obici, e come le vedette di allora avvisto l’amico che sta sopraggiungendo, ma ormai sono inebriato dalla luce e dalla visuale ed inizio a girovagare in attesa del panorama migliore. Una volta sopra le cupole lo sguardo volge automaticamente verso nord attirato dalle Pale di San Martino che seppure ingrigite dall’ombra offrono tutta la loro bellezza, sulla destra ancora il Pavione vestito di bianco mentre a sinistra come se giocasse a nascondino spunta la Marmolada, non si nota ad una prima occhiata perché sembra un tutt’uno con le cime davanti ad essa e molto più vicine noi, ma effettivamente guardando bene la foto si vede che la zona centrale è parte di un altro complesso montuoso appunto la Marmolada e più precisamente punta Penia e punta Rocca, tutto ciò merita un autoscatto. Pian piano inizio a girare intorno a me, nel mentre torna anche il sole quindi altro giro, mi soffermo sulle Vette Feltrine dove spicca il Pavione, e poi su Pedro che nel frattempo è arrivato, perfettamente in orario per assistere allo spettacolo, ci meritiamo una foto ricordo.
Forte Lisser (3.02 km, 1626 mt, 1h 40′)
Non vi annoio con la solita sequela di cime ma un paio di foto meritano proprio di essere viste, la prima spiega perché il sole viene spesso rappresentato con i raggi, la seconda perché le Pale illuminate dal luce del tramponto rasserenano l’anima. Dopo una buona mezzora di goduria visiva ci apprestiamo a tornare giù, questa volta sfruttiamo il pertugio utilizzato da Pedro (3.03 km, 1620 mt, 1h 51′), molto più comodo e facile, lato ovest, poi ci dirigiamo verso l’impianto di risalito e decidiamo di scendere proprio lungo i tralicci dello stesso, in un percorso dritto, pulito e senza ostacoli, a parte questo bel tronco caduto proprio sui cavi dell’impianto. Prima di buttarci nella discesa un ultimo sguardo verso sud ad immortalare semplicemente il cielo che si sta impegnando a rappresentare tutte le calde tonalità del giallo e dell’arancione, mentre verso nord la Pala di San Martino vuole essere al centro dell’attenzione, poi giù di brutto. Mentre scendiamo alla nostra destra il cielo assume una tonalità talmente rosa da essere surreale, non realistica nella foto, ma tale da far esclamare di stupore una coppia che sta risalendo il pendio con le pelli di foca, alla nostra sinistra invece le nuvole riflettono la luce del sole ormai nascosto dietro le cime. Ci immergiamo nella strettoia di risalita dell’impianto dove cala il buio ed alla nostra sinistra mi colpisce questo scorcio che mi ricorda un quadro di non so chi, spettacolare, quando arriviamo sotto, la luce riprende vigore. Ci dirigiamo con molta calma verso la partenza degli impianti (4.25 km, 1370 mt, 2h 16′), si perché alla nostra sinistra è un tripudio di colori. Superate le casette degli impianti passiamo attraverso delle cataste di tronchi dove ci facciamo letteralmente un aerosol in quanto l’aria è pregna di resina, un profumo meraviglioso. Pochi passi e ci innestiamo sulla strada (4.58 km, 1364 mt, 2h 21′) dove prendiamo a sinistra verso il rifugio Valmaron. Ci passiamo sotto (5.1 km, 1367 mt, 2h 27′) ormai è buio, e le luminarie abbelliscono il rifugio. Il centro fondo Gallio è a pochi passi (5.35. km, 1343 mt, 2h 30′) all’ingresso notiamo il cartello che indica 6€ per l’ingresso pedonale, ma a quest’ora non c’è nessuno quindi per noi è gratis, superimao il curvone verso sinistra subito dopo l’ingresso e prendiamo a destra lasciando la strada che prosegue verso malga Campetti (5.46 km, 1341 mt, 2h 30′). Ormai è buio, proviamo le torce per sicurezza ma solo per qualche metro, continuiamo a camminare alla luce delle tenebre, la luna sta ancora riposando ma il bianco ed il riverbero dei cristalli di neve sono sufficienti ad indicarci la strada. La strada prosegue ora in salita verso malga Valmaron che raggiungiamo subito dopo aver superato una esse, l’edificio è alla nostra sinistra (6 km, 1381 mt, 2h 40′). Proseguiamo dritti fino ad un successivo bivio molto importante dove non si può sbagliare ed al quale prendiamo a sinistra verso il passo della Forcellona (6.32 km, 1400 mt, 2h 46′). Se si prosegue dritti lungo la strada si arriva lo stesso al Barricata ma facendo un giro molto più ampio, almeno il doppio. Sempre in salita in questo tratto la parte più ripida, raggiungiamo il passo della Forcellona (6.8 km, 1435 mt, 2h 55′). Il passo segna il confine tra Veneto e Trentino che tocca il passo con il vertice di un angolo di circa novanta grandi con un lato verso nord ed uno verso est in quello che qualche secolo fa era il confine con l’Austria come testimonia la presenza del cippo regio 22-Y segnalato da una tabella. Il buio ci avvolge, non vediamo nulla se non la strada pochi metri davanti a noi e qualche luce in lontananza, ma aver superato il passo ci mette di buon umore, siamo nell’altro versante ed ora ci aspetta la discesa. Dopo qualche secondo di pausa riprendiamo di buona lena nel lunghissimo tratto che porta verso l’albergo Marcesina e che segna anche il confine dei comuni di Enego ed Asiago. Raggiungiamo finalmente l’albergo sbucando nella strada della Marcesina (8.8 km, 1375 mt, 3h 25′), ora proseguiamo a destra lungo la strada, superiamo a sinistra la cappella San Lorenzo (9.05 km, 1371 mt, 3h 30′) e a destra malga Marcesina di sopra, più avanti lasciamo sulla destra la strada che arriva da malga Val Coperta quella da cui saremmo arrivati proseguendo dritti al bivio importante descritto più sopra, sempre dritti, passiamo anche malga Monte Cucco (10.1 km, 1375 mt, 3h 41′) che lasciamo alla nostra destra, in realtà vi è un sentiero che passa anche alle spalle della malga, ma molto meglio percorrere la strada dove la neve è più battuta. Superiamo la strada forestale Laghetti che lasciamo alla nostra sinistra poi dopo una curva a destra lasciamo la strada della Marcesina che gira intorno al monte Cucco ed arriva fino al parcheggio del rifugio Barricata, noi però prendiamo a sinistra (10.58 km, 1360 mt, 3h 47′) la traccia che arriva sempre al rifugio ma per vie più brevi. Si arriva a ridosso del rifugio dal lato sud, un piccolo pertugio permette di scendere subito nel piazzale dello stesso, ma se si prosegue dritti ci si arriva lo stesso in maniera più dolce.
Rifugio Barricata (11 km, 1351 mt, 3h 52′)
Il piazzale è ben illuminato da un potente faro e ci permette di ammirare le slitte da trasporto utilizzate dai gestori per trasportare gli avventori da e verso la Valmaron, mi soffermo prima per una foto e poi ad ascoltare le spiegazioni di un uomo dello staff uscito per fumarsi una cicca ed il quale mi illustra l’utilizzo del mezzo. Non ci resta che entrare, troviamo subito i nostri compari che ci aspettano per la cena prevista per le 19 e 30, siamo in perfetto orario ed ho una fame da lupi. La sala da pranzo è veramente ampia, fuori dagli standard normali dei rifugi che sono di solito piuttosto raccolti. Non ricordo bene il menu, ma la scelta è ampia, ho mangiato bene. Ci saremmo prolungati volentieri con le chiacchiere, ma dobbiamo rientrare a casa e soprattutto tornare all’auto, raccogliamo le nostre cose e ripartiamo quando sono ormai le nove di sera, se non altro siamo ben riposati e pieni di nuove energie. Appena ripartiti facciamo una prima tappa sul monte Cucco (1387 mt) limitrofo al rifugio e sul quale si trova l’aquila di Vaia (11.6 km, 1387 mt, 6h) che merita assolutamente una visita, direi il viaggio, è veramente imponente, faccio perfino fatica a fotografarla, mi devo allontanare per prenderla tutta ed il flash fatica ad illuminarla, in questa foto, fatta dai nostri amici di giorno, si evince chiaramente la dimensione dell’opera le cui caratteristiche sono descritte nel cartello ad inizio salita, ben 6 metri e mezzo di altezza, è veramente enorme. Riprendiamo il ritorno scendendo dal monte Cucco alla base del quale svoltiamo a sinistra per innestarci sulla strada forestale Marcesina e quindi procediamo a destra (11.85 km, 1360 mt, 6h 10′). Ripercorriamo la strada nel più assoluto silenzio, solo lo scrocchio dei nostri passi sulla neve dura ci tiene compagnia, poi proprio in prossimità dell’albergo si aggiunge un altro suono proveniente dalla nostra sinistra, sono le slitte del Barricata, probabilmente alcuni degli ospiti presenti a cena sono in fase di trasferimnento verso le loro auto. Raggiungiamo l’albergo Marcesina (13.6 km, 1375 mt, 6h 30′) e svoltiamo a sinistra in direzione del passo. Il primo tratto è facile poi inzia la salita, non ripida, che ci porta a toccare nuovamente il passo della Forcellona ed il cippo (15.75 km, 1435 mt, 7h 8′). Ora è tutto più facile, siamo in discesa e la cadenza del passo aumenta fino al bivio successivo (16.1 km, 1400 mt, 7h 13′) che ci rimette nella strada che porta a malga Valmaron. Superiamo la malga e percorriamo la esse ed una leggera curva a destra che ci riporta nella strada forestale Campetti (16.97 km, 1341 mt, 7h 23′) dove svoltiamo a sinistra. Non ci resta che uscire dal centro fondo Gallio e raggiungere l’auto nel parcheggio sottostante il rifugio Valmaron.
Rifugio Valmaron (17.3 km, 1347 mt, 7h 23′)
Partiamo che sono ormai le 23, arriveremo a casa dopo mezzanotte, ma l’esperienza mi è proprio piaciuta, nonostante i ben 17 chilometri percorsi non sono stanchissimo, vuoi per il facile percorso, vuoi per la lunga pausa fatta per la cena, insomma ritengo sia una formula da ripetere. Alla prossima.