02-03/03/2024 Amacata Lamon
Distanza totale: 14,1 Km (5.8↑ 5.9↓ 2.4↔)
Altitudine massima: 1300 m
Altitudine minima: 850 m
Dislivello assoluto: 450 m
Totale salita: 790 m
Totale discesa: 790 m
Tempo totale: 7h 20′ (tempo complessivo)
Presenti: Tutti quelli nella foto
La tradizione vuole che l’amacata si svolga nella notte a cavallo tra il 28 ed il 29 febbraio, ma quest’anno capita proprio in mezzo alla settimana, si apre quindi una disputa sulla data ed alla fine prevale la soluzione del primo fine settimana successivo, i puristi però hanno ottemperato alla tradizione facendo quindi una doppia amacata. La traccia è una risultante dell’unione cumulativa dei percorsi fatti nei due giorni.
Furianoi di Lamon. Quota 850 mt.
Partiamo con calma da Padova abbiamo tutta la giornata davanti, effettuiamo una sosta nella piazza centrale di Lamon che ci sorprende per la sua vivacità, un bel centro, ci sono almeno tre bar e sono tutti pieni di gente, nell’ultimo entriamo comunque per berci il caffé. Risaliamo in auto per affrontare un ultimo tratto di strada che ci porta fino a località Furianoi dove un piccolo slargo della strada permette di parcheggiare giusto le nostre auto. Solo Bruno e Silvano proseguono con il mezzo, l’unico ad avere il permesso di salire, dopo averlo opportunamente caricato con quanto è più possibile. Il resto della truppa prosegue a piedi lungo la stessa strada che si inerpica dolcemente per un paio di chilometri fino a raggiungere il grande spiazzo prativo dove troneggiano i due edifici (1.55 km, 1010 mt, 30′) che ci ospiteranno per il fine settimana. Si tratta di una piccola casetta, a sinistra, ed adiacente fienile a destra. Appena arrivati scarichiamo tutto l’armamentario, ma la curiosità prevale, tutti vogliono vedere, capire e perlustrare dove vivremo queste due giornate. La casetta ha un piano terra con camino e cucina economica oltre ad una credenza ed un divano che rendono la stanza non proprio ampia. Ci sono inoltre diverse stanzette che riducono lo spazio, una specie di cantina ed un piccolo ripostiglio per gli attrezzi. Di sopra le stanze da letto sono minimal ma sufficientemente ampie per un letto matrimoniale, vi si accede tramite una scala molto angusta. Il fuoco è la prima cosa che mettiamo in moto, per riscaldare un pochino ed inziare a preparare qualcosa per il pranzo. La perlustrazione prosegue nel grande fienile. Sotto la legnaia, attrezzi vari sparsi qua e là ed un cumulo di sabbia che ospita anche un topolino che viene per un attimo a sbirciare probabilmente incuriosito dal trambusto. Di sopra il piano che ospitava probabilmente il fieno, vi si accede tramite un’ampia scala oppure direttamente dall’esterno attraverso un portone a livello del terreno. In questa prima ora ognuno cerca di fare qualsiasi cosa di utile per la comunità, raccogliere l’acqua, pulire la cucina, accendere i fuochi, sistemare il tavolo per il pranzo, cucinare, pulire il fienile per la notte, preparare l’aperitivo, eccetera, è un fermento di attività interrotte solo dal primo brindisi a suon di spritz e stuzzichini vari, e dal suono della campanella che annuncia la pasta in tavola, all’amatriciana. C’è un certo appetito, ma il chilo di pasta utilizzato si rivela alla fine sufficiente nonostante il lungo dibattito sulla quantità da buttare in pentola. Bene, non ci sono piatti da lavare, quindi dopo pranzo cosa si fa? Si decide per un breve giretto fin che c’è luce ad un punto panoramico situato poco sopra. Lasciamo lo spazio prativo verso nord fino alla strada e ad un bivio (1.7 km, 1020 mt, 35′) dove ci fermiamo ad ammirare una bella casetta, ce ne sono molte da queste parti, poi proseguiamo sulla strada verso nord in salita fino a raggiungere un secondo bivio (2.3 km, 1080 mt, 40′) dove prendiamo il sentiero che sale verso destra che in realtà all’inizio è sempre una strada bianca ma poco dopo diventa proprio sentiero. Raggiungiamo un gruppo di case ( 3.35 km, 1260 mt, 1h 1h 10′) che precede il punto panoramico Sasso Falares anche se il panorama purtroppo oggi non si concede, è tutto coperto, non si vede nulla, verso nord sappiamo che oltre la nebbia ci dovrebbe essere la valle del Primiero ed in fondo le Pale di San Martino, ma nulla di tutto ciò si lascia intravedere. Vediamo invece chiaramente un po’ di neve sotto i nostri piedi, siamo a quota 1250 metri circa. Riprendiamo la salita fino a raggiungere il punto più estremo ed il crinale (3.6 km, 1300 mt, 1h 20′) che risaliamo per un breve tratto a sinistra verso quello che dovrebbe essere appunto Sasso Falares, ma non si vede assolutamente nulla quindi decidiamo di rientrare verso la casera. Troviamo una traccia (3.75 km, 1305 mt, 1h 30′) piuttosto ripida che scende dritta verso il gruppo di case prima menzionato dove, una volta raggiunte, ci facciamo un autoscatto, quindi ripercorriamo la stessa strada dell’andata. Prima di tornare sul pianoro effettuiamo una deviazione sulla destra (4.75 km, 1120 mt, 2h) a curiosare intorno ad una casetta un po’ particolare al cui ingresso un bel cartello segnaletico scolpito a mano ci incuriosisce. Quando arriviamo alla base è ancora chiaro, il camino fuma, buon segno, ne approfitto per dirigermi verso il bosco nella zona individuata per la notte. Paolo e Daniele si sono già sistemati ma al mio arrivo propongo di rivoluzionare tutto, che rompiballe, suggerisco di utilizzare tutto il materiale per approntare una mega copertura invece di tanti piccoli giacigli, e così facciamo, tra corde, cordini, cerate, nylon e vari accessori, tutto è pronto prima del buio, infilo dentro anche il materassino e cerco pure di gonfiarlo, dopo qualche minuto non ottenendo alcun risultato controllo da vicino e mi accorgo che manca la valvola di chiusura della pompa incorporata, è una maledizione, ho già messo in cantiere che stanotte non dormirò, ma non mi scoraggio e torno verso la casera per raggiungere i miei colleghi intenti a preparare la cena.
Casera 02/03/2024 (5.6 km, 1010 mt, 2h 20′)
Il fuoco va a pieno ritmo, anzi i fuochi, stufa economica e caminetto bruciano, il calore si è orami diffuso e non si sta niente male, iniziano le danze. Si parte con un aperitivo a base di patatine, taralli e alcol, poi ci sediamo a tavola per il primo piatto composto da polenta funghi e formaggio, a qualcuno potrebbe bastare, ma il pezzo forte arriva subito dopo, eccolo, il Paolo centrale è visibilmente emozionato, forse sta piangendo, forse è il fumo, questi stinchi meritano un primo piano, ed a giudicare dai piatti vuoti a fine cena, posso dire che erano pure buoni e qualcuno sta pure raschiando il fondo. Concludiamo la serata all’aperto nonostante quache goccia di pioggia, accompagnati da una selezione di canzoni che il festival ci fa un baffo e l’immancabile rito del sigaro. Ormai è mezzanotte è ora di provare a dormire, qualcuno si dirige verso il fienile, il resto in mezzo al bosco, il nostro gaciglio ci aspetta.
Casera 03/03/2024. Quota 1010 mt.
Le prime luci del giorno ci riportano verso la casera, sono tutti svegli e tanto per cambiare, se magna. Dentro te, caffé, biscotti, ciò che rimane del dolce e … stinco. Dopo la colazione torniamo nel bosco a smontare tutto l’armamentario, quindi andiamo a farci un giretto perché bisogna pur consumare un po’ di calorie e come meta ci siamo posti l’abitato di Le Ej. Partiamo quindi dalla casera e ci portiamo sulla forestale che passa sopra il pianoro proseguendo verso sinistra. Raggiungiamo la fine della strada (6 km, 1050 mt, 2h 31′) dove un uomo che sta lavorando fuori in giardino ci da due indicazioni su come proseguire in quanto non vi sono evidenti tracce. Risaliamo il ripido prato dietro la casa dell’individuo fino a raggiungere un altro gruppo di case poste in un bel pianoro e servite da una stradina che si innesta sulla forestale che proviene dalla casera dove proseguiamo a sinistra (6.3 km, 1090 mt, 3h). Il sentiero prosegue in dolce pendenza quasi in piano, qua e là casette ristrutturate attirano la nostra attenzione e stimolano i nostri commenti, poi il sentiero si innesta su una strada asfaltata (7.22 km, 1190 mt, 2h 56′) dove teniamo la destra, a sinistra si scende a Lamon (dopo svariati chilometri e 7 tornanti). Nonstante l’asfalto passano pochissime auto per fortuna perché procediamo in ordine sparso su tutta la carreggiata. Raggiungiamo il centro del paesello Le Ej (7.97 km ,1260 mt, 3h’ 10′) a sinistra troneggia una mega struttura alberghiera, a destra la baita Tabià che in alta stagione offrirà ristoro ai viandanti ma oggi è chiusa. Decidiamo di salira alla cima di Cee prendendo a sinistra una evidente traccia delimitata da un muretto a secco proprio di fronte alla baita Tabià anche se qualcuno è un po’ titubante per la presenza di neve che effettivamente si è fatta costante. Il percorso taglia due bei prati ed è delimitato da pietre e filari di faggi ed abeti e raggiunge ad un certo punto un capitello con quota indicata Col di Cee 1310 mt che credo sia riferita al capitello perché sulla carta la cima è data sui 1323 metri, cima che non raggiungiamo, ci limitiamo ad ammirare il bianco panorama verso di essa. Il percorso prosegue ora delimitato da una staccionata ed è abbellito da alcuni faggi che hanno ancora le foglie secche attaccate ai rami, pittoresco. Raggiungiamo un bivio (8.6 km, 1300 mt, 3h 32′) dove prendiamo la destra, a sinistra si prosegue sulla strada bianca che fa il giro completo del colle e poi scende a Lamon, proprio in prossimità del bivio lasciamo i prati del col di Cee e ci inoltriamo in un fitto bosco di abeti al termine del quale ci innestiamo sulla strada asfaltata (9 km, 1280 mt, 3h 41′) che torna a Le Ej, a destra, in pochi minuti siamo nuovamente al centro del paese dove abbiamo iniziato la salita al colle (9.33 km, 1260 mt, 3h 46′), solo ora, all’andata non l’avevo notato, vedo sul lato della strada un manufatto arcaico, lo osservo un po’ dubbioso poi ne ho la certezza è un vecchio spazzaneve probabilmente trainato da cavalli. Ripercorriamo la strada asfaltata fino al termine e riprendiamo la sterrata (10.2 km, 1190 mt, 3h 57′) lungo al via del ritorno mi attira questo capitello nel giardino di una casa lungo il percorso con un Cristo ricavato da vecchi chiodi per legno. Il rientro alla casera avviene stavolta per la strada sterrata.
Casera 03/03/2024 (12.5 km, 1010 mt, 4h 40′).
Indovinate cosa facciamo quando arriviamo …. ma certo si mangia, bisogna consumare tutto, quindi altro aperitivo all’aperto visto che il tempo ce lo concede. Non ci rimane che ricaricare tutto nell’unica auto a disposizione, quel che rimane dentro gli zaini, poca roba in realtà, una doverosa foto ricordo davanti alla casera che ci ha ospitato, e quindi giù di nuovo lungo la strada sterrata percorsa ieri mattina fino a riaggiungere Furianoi dove tutto ebbe inizio.
Furianoi ( 14.1 km, 850 mt, 7h 20′ tempo e chilometri totali dei due giorni)
Un’ultima foto all’altopiano di Lamon visto da Furianoi prima di ripartire. Bravi tutti al prossimo bisesto.