13-14-15/07/2024 Rifugio XII Apostoli (dolomiti di Brenta)
GIORNO 1
13/07/2024 – Doss del Sabion – Rifugio XII Apostoli
Distanza totale: 5,7 Km (2.6↑ 1.6↓ 1.5↔)
Altitudine massima: 2054 m
Altitudine minima: 1245 m
Dislivello assoluto: 618 m
Totale salita: 618 m
Totale discesa: -260 m
Tempo totale: 4h 5′ (soste incluse)
Presenti: Cippe, Paolo, Pedro
Terzo anno consecutivo sulle dolomiti di Brenta, forse l’ultimo, a chiudere il giro nella parte che ci mancava. La nostra base operativa sarà il rifugio XII Apostoli dove dormiremo per due notti. Partiamo venerdì mattina da Padova ed in circa tre ore siamo a Pinzolo dove prendiamo la funivia che sale prima a Prarodont e poi al Doss del Sabion il nostro punto di partenza.
Doss del Sabion. Quota 2100 mt.
Scegliamo di salire al Doss perché è un buon punto panoramico, ma purtroppo oggi non è giornata, dense nubi impediscono qualsiasi visuale in ogni direzione. Ci prepariamo sul piazzale antistante la struttura di arrivo della funivia dove alcune tabelle indicano i numerosi percorsi mtb presenti in zona, quindi procediamo sul sentiero 357 in direzione del passo Bandalors. Subito sulla destra vi è una deviazione per raggiungere un punto di osservazione panoramico che ovviamente decliniamo (0.1 km, 2095 mt, 5′), non si vede nulla. La discesa è a tratti ripida, ma ben strutturata con gradoni di legno nei punti più critici e comunque non è così ripida come avevo letto in alcuni post, tranquillamente fattibile da chiunque. Segnalo un primo bivio con tabelle (0.5 km, 2040 mt, 12′) dove proseguiamo a destra, procedenedo a sinistra si fa semplicemente un giro più ampio e meno ripido, i due percorsi si ritrovano in un secondo bivio (0.8 km, 1935 mt, 24′) nella foto si vedono le tabelle in basso, la nostra scelta accorcia parecchio il percoso, proseguiamo sempre a destra sul 357 in direzione passo Bandalors o Bregn de l’Ors. Finalmente la giornata sembra aprirsi e le nubi ci consentono le prime visuali sulle cime intorno a noi con il Crozzon di Brenta sulla sinistra (3118 mt) e sulla destra un po’ nascosta dalle nubi cima XII Apostoli (2700 mt), è l’anfiteatro in cui si trova il rifugio. Sotto di noi vediamo il passo Bandalors che raggiungiamo in breve, foto ricordo alla chiesetta (1.35 km, 1836 mt, 36′ ) mentre tra le tabelle presenti mi incuriosisce quella con l’ultima corsa della funivia che ovviamente non passa di qua. L’orso invece credo passi ogni tanto da queste parti, vi sono cartelli ovunque. Superata la chiesetta proseguiamo sul sentiero 307 che scende verso i piani di Nardis, tralasciamo sulla destra una traccia che porta a passo del Gotro (1.7 km, 1845 mt, 48′) e poco dopo si vede chiaramente alla nostra sinistra la spettacolare val d’Agola e l’omonimo lago che toccheremo al ritorno nel terzo giorno. Raggiungiamo i piani di Nardis che corrispondono al punto più basso dell’escursione odierna (3.11 km, 1822 mt, 1h 15′), siamo in una conca multicolore pullulante di fiori di ogni tipo, e circondati dalle cime che raggiungeremo più tardi, fa un certo che guardarle da qua sotto, ma non rimane che salire. Il sentiero costeggia un ghiaione, è molto bello, lo faremo al ritorno, noi ci fermiamo sulla destra nei pressi della casetta dove parte la teleferica che sale al rifugio XII Apostoli dove decidiamo di fermarci per il pranzo (3.48 km, 1860 mt, 1h 23′). Dopo una mezzoretta riprendiamo a camminare risalendo il ghiaione fino a rimetterci nuovamente nel sentiero 307 (3.89 km, 1920 mt, 1h 59′), mi volto indietro per una panoramica sui piani. Ora il sentiero cambia aspetto, il verde si dirada e la roccia pin piano prevale, in alcuni tratti vi è la presenza di gradoni di legno ma non è la scala santa che troveremo più avanti, ogni tanto si trova qualche tratto attrezzato, per sicurezza più che altro, non ricordo di punti particolarmente esposti. Risaliti un bel po’ davanti a noi una coloratissima parete di roccia con varie caverne ed una piccola cascatella è il segnale che siamo arrivati presso la scala santa il cui punto esatto è segnalato da una madonnina e da una tabella di legno con scritto appunto la scala santa (4.39 km, 2100 mt, 2h 26′). Superata la scala affrontiamo un ampio ghiaione, la traccia è molto evidente e stabile nel primo tratto, da qua è ancora possibile vedere dall’alto l’ormai minuscolo piano di Nardis. Davanti a noi invece il primo segno del rifugio è la chiesetta ricavata nella roccia, sulla destra nella foto, con la sua caratteristica croce di roccia, ma siamo ancora lontani. Raggiunta la sommità del ghiaione il cammino prosegue su roccia, i segni bianco rossi sono frequenti e comunque il percorso è evidente ed intuibile. Ad interrompere la ripida salita ci pensa una enorme panchina efficacemente rivolta verso il fondo valle, l’ideale per una breve pausa e per ammirare il panorama. Ormai in prossimità del rifugio troviamo un cartello che indica sulla sinistra mentre il sentiero ufficiale prosegue dritto, noi optiamo per l’ufficiale, probabilmente qualche settimana fa la presenza di molta neve ancora adesso abbondante costringeva il proseguio sulla sinistra, in effetti poche centinaia di metri dopo un bel nevaietto ostruisce quasi del tutto il passaggio in un punto dove è presente anche la fune di ferro. Nell’ultimo tratto ampi depositi nevosi ci accompagnano verso l’ormai vicino rifugio che si vede solo alla fine del percorso. Ancora dei cartelli e le indicazioni sulla roccia per il Tosa prima di affrontare l’ultimo tratto che si sviluppa sulla levigata, liscia e rotondeggiante roccia così pazientemente lavorata nei secoli dal ghiaccio che ormai non c’è più.
Rifugio XII Apostoli (5.7 km, 2489 mt, 4h 5′)
Arriviamo prestino, c’è tutto il tempo per sistemarci con comodo nella nostra stanzetta e fare due parole con il gestore il quale ci indirizza verso la chiesetta ricavata nella roccia. Si trova a pochi metri dal rifugio, una decina di minuti, l’abbondante neve scesa in giugno rende l’accesso un po’ disagevole ma il gestore ha predisposto qualche corda. Oggi la chiesetta è chiusa, ma domani dovrebbero arrivare quelli del CAI per aprire la porta d’ingresso. Facciamo lo stesso una capatina, il percorso è indicato da qualche segno, bisogna fare attenzione perché perdere la traccia è un attimo, proprio di fronte alla porta l’ultimo tiro di corda per superare l’ammasso di neve che si scioglierà nei prossimi giorni. Non ci resta che tornare al rifugio godendoci il panorama da questo punto sopra elevato. Giunti di sotto mi dedico ad una serie di foto ricordo alle cime che circondano il rifugio, non le posto tutte, solo un paio, cima XXI Apostoli (2625 mt), quella dove è stata ricavata la chiesetta chiaramente visibile, si vede anche il canale sul mucchio di neve per accedere alla chiesetta, ed una più panoramica con vista su forcella Due Denti e forcella dei Camosci con in mezzo cima D’Ambiez (3022 mt) che affronteremo domani, le forcelle ovviamente. Cena robusta iniziata prima delle 19, e serata di intrattenimento del gestore che ha raccontato una serie di aneddoti storici sui luoghi intorno a noi, molto interessanti, tanto che qualcuno ha chiesto il bis. Dopo cena non mi resta che divertirmi con la macchina fotografica, con la quale produco queste due panoramiche, alle spalle del rifugio la prima
e davanti al rifugio verso valle insomma con vista sul Dos del Sabion ed il gruppo dell’Adamello la seconda, al centro la punta più alta è quella della Presanella (3556 mt).
GIORNO 2
14/07/2024 – XII Apostoli – forcella Camosci – forcella Due Denti – XII Apostoli
Distanza totale: 7 Km (3.5↑ 3,2↓ 0.3↔)
Altitudine massima: 2852 m
Altitudine minima: 2489 m
Dislivello assoluto: 363 m
Totale salita: 832 m
Totale discesa: -814 m
Tempo totale: 7h (soste incluse)
Presenti: Cippe, Paolo, Pedro
Rifugio XXi Apostoli. Quota 2489 mt.
Colazione abbondante e sostanziosa per affrontare la lunga e faticosa giornata che promette bene, il panorama è limpido e terso, non ci resta che metterci in marcia, con noi si aggrega anche Matteo che abbiamo conosciuto ieri sera a cena, ha dormito nella nostra stanza e viene da Bologna. Ieri ha tentato il nostro giro in solitaria senza successo oggi ci riprova in compagnia. Ci avviamo sulla sinistra del rifugio come per tornare a Pinzolo ma raggiunte le tabelle (0.3 km, 2400 mt, 3′) d’indicazione prendiamo a destra per salire lungo il sentiero dell’Ideale o 304 e raggiungere la bocchetta dei Camosci. Alle nostra spalle il sole illumina ormai le cime, mentre davanti a noi tutto è ancora all’ombra come ad aspettare il nuovo giorno ed il caldo abbraccio del sole che ancora si nasconde dietro le cime. Seguiamo la traccia che in molti tratti è nascota dalla neve abbondante, ma in linea di massima rimaniamo sulla cresta di salita dove ogni tanto qualche segno bianco rosso conferma la nostra direzione. Alla nostra destra un ripido ghiaione si affaccia verso il rifugio, all nostra sinistra importanti depositi nevosi che tra poco ci sbarreranno la strada, poco più avanti infatti è netto il punto in cui è necessario indossare i ramponcini, la neve non è durissima, ma essendo il fondo omogeneo ne vale veramente la pena. I miei compagni poco più sotto indossano anche loro i ramponcini ed io intanto mi godo il panorama poi finalmente raggiungo la forcella o bocchetta.
Bocca dei Camosci (1.55 km, 2757 mt, 1h)
La forcella sembra sospesa tra le due vedrette, verso nord quella dei Camosci verso sud ed il rifugio quella della Val D’Agola, entrambe piene di neve. Mi fermo ad aspettare gli altri e non solo, sta arrivando un po’ di gente e tutti sostano qui ad osservare un gruppo di temerari che stanno affrontando il ghiacciaio, tutti vogliono capire dove si va a finire ma soprattutto se si può proseguire perché la neve è vermanete tanta. La meta è la bocchetta successiva che si vede sullo sfondo della foto, la bocca D’Ambiez, incastrata tra la cima Tosa (3136 mt) a sinistra e d’Ambiez (3102 mt) a destra. Pedro alla vista del percorso annuncia il ritiro, Paolo invece si è dimenticato il kit da ferrata in rifugio, chiedo a Matteo se vuole proseguire, ma non risponde, tutti i presenti sono comunque concordi nel non continuare, in lontananza riusciamo a vedere il gruppo che dopo aver girovagato nel ghiacciaio ha trovato un canale di salita che porta ad un tratto ferrato, li seguiamo fin sopra le ultime rocce ed i primi metri sulla neve che li separa dalla forcella che si dovrebbe raggiungere tramite una scaletta, chissà!? Dopo un’ora di sosta con rammarico torno sui miei passi e velocemente verso il rifugio con l’obiettivo di provare a salire dall’altra parte, cioé fare il giro inverso, intanto mi godo questo panorama, passiamo per il rifugio (3.1 km, 1489 mt, 2h 45′) dove Paolo dimentica per la seconda volta il kit da ferrata, quindi torniamo a salire lungo il sentiero 321 o Castiglioni. Ben presto dobbiamo indossare i ramponcini, il percorso è completamente innevato, proprio questo aspetto lo rende però più semplice da salire almeno nel primo tratto, l’ultimo pezzo è molto ripido e richiede un certo sforzo. Pedro si arrende, lo vedo in lontanza seduto come un pascià, ma io vado avanti e quando mi volto indietro per capire dov’è Paolo, la vista del panorama mi rinvigorisce, mi dà nuova energia, cima XXI Apostoli sotto di noi sembra fare da mirino verso i gruppi Adamello-Presanella, mentre davanti a me alcuni brevi tratti ferrati sono il preludio alla parte finale, arriva anche Paolo, mentre davanti a me vedo la forcella.
Bocca dei Due Denti (4.5 km, 2852 mt, 4h)
La bocchetta è incastonata tra cima d’Agola a sinistra (2959 mt) e cima Susat a destra (2890 mt) il panorama verso sud ed il rifugio è veramente spettacolare. Il buon Paolo, che attendo per non più di cinque minuti, mi dà la bella notizia, non ha il kit da ferrata e quindi è costretto a rientrare, io non rinuncio a questo punto di fare almeno la ferrata Castiglioni verso il rifugio Agostini e quindi parto in solitaria. Il percorso ferrato non è lunghissimo, ma è molto vario, scalette, cengie, roccette, tutto si sussegue in velocità e senza respiro, alcuni passaggi richiedono assenza di vertigini ed in generale, a parte brevi tratti, è una ferrata molto aerea. Quando raggiungo la base della ferrata e metto i piedi sulla neve il tempo è completamente cambiato, nubi grigie avvolgono tutto, non si vede più nulla. Ciò mi intimorisce un pochino, già sono in ansia perché da solo, non ci sono abituato, in più il possibile maltempo mi inquieta, ma il mio obiettivo è raggiungere il rifugio Agostini e tornare indietro, proseguo quindi sulla neve con i miei ramponcini ed in breve sono fuori dalla vedretta. Metto i pedi sul sentiero sgombro di neve con il rifugio a vista d’occhio e mi incammino sul sentiero 321. Pochi passi, ma proprio pochi, e la suola dello scarpone riprendere a battere, si sta staccando, il filo di ferro posizionato questa mattina per tenerla ferma non fa il suo dovere, provo a stringere con le mani, ma niente, regge tre passi e poi si molla. Provo a camminare lo stesso, mi sembra di essere una papera, percorro si e no 100 metri (4.93 km, 2625 mt, 5h 24′) poi decido che è meglio non osare. Mi era balenata l’idea di ragguingere il rifugio e farmi dare una mano con qualche attrezzo, ma non so se riesco a raggiungerlo. Torno quindi sui miei passi, rimetto i ramponcini che trattengono perfettamente la suola aderente allo scarpone e torno verso la ferrata. Rifare la ferrata Castiglioni in salita è molto più appagante, la si gode di più ed essendo breve non è per nulla faticosa nonstante il notevole dislivello per lo più superato tramite le caratteristiche scalette, molto diffuse nelle dolomiti di Brenta. Proprio in una di queste sulla mia destra un bellissima coppia di stelle alpine apre il mio sorriso, il tempo di mettere via la macchina fotografica e fare un gradino che alla mia sinistra un vero e prorpio cespuglio mi fa emozionare. La meraviglia è tale che avviso un paio di escursionisiti che incrocio più avanti e che stanno scendendo di non perdersi lo spettacolo. Scrivevo prima di ferrata molto aerea per affrontare la quale è necessario avere piede fermo e non soffrire di vertigini, eccon un paio di foto abbastaza esplicative, foto1, una cengia appena uscito dalla scaletta delle stelle, foto2 tratto di ferrata appena percorso con cengia in primo piano e serie di scalette sulla destra, tutto molto verticale e bellissimo. Raggiungo nuovamente la forcella Due Denti (5.43 km, 2852 mt, 6h 23′) ed il suo meraviglioso panorama. La vista del rifugio mi carica ed inzio a scendere piuttosto velocemente e con i ramponcini cosa che rende la mia camminata più sicura con la certezza che la suola è ben bloccata allo scarpone, almeno fino a quando c’è neve. Quando sono di sotto mi volgo indietro ad inquadrare quanto percorso, sulla sinistra la forcella dei Due Denti.
Rifugio XXI Apostoli (6.95 km, 2489 mt, 7h)
Ritrovo i mie due compagni spaparazzati al sole come in spiaggia e non sono soli. Decido di dedicarmi anch’io qualche minuto di relax, vado in stanza a cambiarmi, avviso il gestore di una perdita d’acqua nell’impianto posizionato sopra al rifugio, e mi rilasso al sole raccontando la mia meravigliosa avventura. Dopo un po’ decidiamo di andare alla chiesetta che il CAI ha aperto ufficialmente questa mattina. La si raggiunge in un quarto d’ora seguendo un percorso segnalato. Nell’ultima parte alcune corde posizionate dal gestore aiutano a superare i muri di neve ancora presenti. L’interno è molto suggestivo, innumerevoli le lapidi qui presenti relative a persone decedute in montagna e che sono commemorate in questo luogo, all’ingresso quelle dei tre giovani escursionisti Vittorio Conci, Giuseppe Fiorilla e Maria Rita Franceschini dalla cui disgrazia (fine luglio 1950) nacque l’idea della chiesetta, disgrazia raccontata dall’unica sopravissuta Mauretta Lumini. Se volete approfondire visitate questo link, qualche cenno anche sul sito del rifugio. Rientrati al XXI Apostoli prima di cena mi dedico ad una carrellata di foto alle cime qui intorno, e dopo cena ci godiamo il tramonto in compagnia degli altri avventori.
GIORNO 3
15/07/2024 – Rifugio xII Apostoli – Val d’Agola – Prarodont
Distanza totale: 10.63 Km (1.81↑ 6,36↓ 2.45↔)
Altitudine massima: 2489 m
Altitudine minima: 1565 m
Dislivello assoluto: -924 m
Totale salita: 252 m
Totale discesa: -1170 m
Tempo totale: 5h 26′ (soste incluse)
Presenti: Cippe, Paolo, Pedro
Rifugio XXI Apostoli. Quota 2489.
Poco prima delle sette mi alzo, ho deciso, vado a vedere l’alba prevista pochi minuti dopo le sette, in un battibaleno mi vesto e sono fuori proprio nel momento topico, nulla di spettacolare, ma comunque emozionante. Rientro per la colazione, abbondante, dolce e salato, latte, caffé, un po’ di tutto in abbondanza. Salutiamo il gestore che mi dà un’ultima stretta al filo di ferro sullo scarpone destro e ci avviamo in discesa sui pietroni fino al cartello con il primo bivio (0.3 km, 2400 mt, 3′) questa volta prendiamo la sinistra. Davanti a noi si prospetta un panorama favoloso con la Presanella (3558 mt) a centro foto, ciò che ci siamo persi il primo giorno causa nubi basse lo recuperiamo oggi con gli interessi visto la spettacolare giornata. Ben presto torniamo a vedere i piani di Nardis, ma prima ripassiamo la Scala Santa (1.53 km, 2100 mt, 1h 5′) poi dopo circa 400 metri di dislivello ci affacciamo nuovamente all’ingresso dei piani segnalato da tabelle (2.75 km, 1882 mt, 1h 40′). Percorriamo questa volta il bel sentiero e non il ghiaione come all’andata, superiamo i piani e proseguiamo fino a raggiungere il bivio per il lago di Valagola, segnalato da tabelle (3.8 km, 1640 mt, 2h). Prendiamo la destra ed in breve raggiungiamo lo spettacolare laghetto (4.35 km, 1600 mt, 2h 10′). Un sentiero gli gira intorno, lo seguiamo raggiungendo l’estremità opposta (4.67 km, 1590 mt, 2h 17′) dove esce l’acqua e proseguiamo quindi sulla destra fino a raggiungere una specie di spiaggetta (4.85 km, 1593 mt, 2h 21′) e dei tavoli con panche dove ci fermiamo per uno spuntino.
Il laghetto è veramente bello, alle nostra spalle un dosso ci separa da malga Valagola e proseguendo lungo la strada bianca si raggiunge il parcheggio che è il punto più avanzato dove si può arrivare con l’auto. Dopo una mezzoretta di pausa riprendiamo il cammino, completiamo il giro e ci riportiamo all’inizio del lago (5.34 km, 1600 mt, 3h) e poi proseguiamo fino al bivio (5.9 km, 1640 mt, 3h 15′) dove procediamo a destra in salita verso il passo Bregn de l’Ors o Bandalors, sul sentiero 307. Dobbiamo risalire quasi 200 metri di dislivello, la salita è impegnativa ma il sentiero è molto bello così come il panorama che ci permette ora di vedere il lago dall’alto. Il pianoro del passo si annuncia con un bagno di luce ed i consueti cartelli indicatori (6.9 km, 1836 mt, 3h 40′). Mi soffermo ad osservare le varie indicazioni poi mi concentro sul cartello i basso, area dell’orso, il quale mi incute un po’ di timore. Dal passo prendiamo il sentiero 307 in direzione della malga Bregn de L’ors, ancora una curiosità tra i cartelli presenti, a parte le mucche, l’indicazione ultima corsa 17:25, di cosa mi chiedo? Passa l’autobus? Poi rifletto e ci arrivo, si tratta della funivia evidentemente. Lasciamo il passo su una comoda strada asfaltata, alla nostra sinistra la val Rendena, dietro di noi lo spettacolare catino che accoglie il rifugio XXI Apostoli che abbiamo lasciato questa mattina. Arriviamo in località Stablac dove ad un bivio con cartelli (7.3 km, 1800 mt, 4h) procediamo a sinistra in direzione della malga Bandalors e di Prarodont, la nostra meta. In prossimità del primo tornante un gigantesco larice ed un tronco steso ci invitano a pranzo (7.8 km, 1715 mt, 4h 10′). Venti minuti di pausa, ristorati, dissetati e riposati riprendiamo a scendere lungo la strada fino a raggiungere la malga Bandalors (8.34 km, 4h 43′). Superata la malga restiamo sul sentiero alto che gira intorno al laghetto, sentiero 307B sulla carta. Da qui è tutta discesa più o meno, più avanti segnalo solo questo bivio dove teniamo la destra (10.1 km, 1615 mt, 5h 15′), non ho capito dove porta la sinistra, forse sempre a Prarodont, ma meglio non rischiare. Il bosco che attraversiamo è molto bello, a tratti prevalentemente di abeti, poi soprattutto nella parte finale di faggi, in autunno deve essere spettacolare. Arriviamo a Prarodont proprio all’inizio della pausa pranzo della funivia per cui ci adeguiamo, in attesa della riapertura.
Prarodont (10.63 km, 1565 mt, 5h 26′)
Sorseggiamo una birra, in compagnia della poca gente presente oggi, ed immagino cosa deve essere qui d’inverno, un formicaio di gente. Bravi tutti, alla prossima.